L’ultima partita di Galliani

4 Maggio 2017 di Stefano Olivari

Adriano Galliani ce l’ha con Silvio Berlusconi? Una storia che potremmo leggere, se qualcuno avesse voglia di scriverla o (ancora più improbabile) se Galliani avesse voglia di raccontarla. Ah no, cancelliamo tutto: abbiamo appena sentito di grandissima sintonia, da alcuni giornalisti della casa, quindi ci fidiamo e facciamo nostra questa versione. Sarà il fascino del settore immobiliare…

L’attualità più stretta è però quella che riguarda la gestione dei diritti televisivi venduti dalla Lega: in pratica dopo lo stop del Gip, la procura di Milano aspetta per il 23 maggio la decisione del tribunale del riesame per poter procedere contro i vertici di Infront e MP & Silva (rispettivamente advisor della Lega e venditore dei diritti esteri), anche se mediaticamente fanno più notizia le intercettazioni a Galliani, che hanno soltanto sottolineato una realtà politica evidente a tutti da anni: le aste dei diritti televisivi sono sempre state in qualche modo pilotate in modo da accontentare tutti e, nell’ultimo triennio, soprattutto Mediaset. Torneremo in dettaglio sulla vicenda della Lega, per il momento più modestamente ci limitiamo al Milan anche se le due vicende in qualche punto si incrociano e quella della Lega potrebbe avere sviluppi devastanti, anche al di là dell’aspetto giudiziario.

L’antefatto è noto: il 99,93 % del Milan dopo oltre un anno di trattative è stato il 13 aprile venduto dalla Fininvest ad una società lussemburghese chiamata Rossoneri Sport Investment Lux, rappresentata da Han Li e controllata (…) da Yonghong Li, dietro versamento, fra caparre e ultimo saldo, di 610 milioni di euro (520 per il capitale, 90 per l’ultimo anno di gestione). Una trattativa con molti misteri, ma anche alcune certezze: 1) il compratore, chiunque sia, è stato fortemente voluto e ‘aspettato’ da Berlusconi, anche contro la logica e la sua stessa convenienza ufficiale; 2) come nel caso dell’indimenticato Mister Bee, la dirigenza del Milan ma anche alcuni familiari di Berlusconi hanno appreso della trattativa quando questa era già definita nelle sue parti fondamentali.

Per dirla in italiano: Galliani si è sentito scavalcato, anche perché effettivamente è stato scavalcato. Non è un caso che il suo nome sia stato collegato a cordate che hanno provato ad entrare in gioco quando i cinesi non riuscivano trovare i soldi per chiudere l’operazione dopo avere versato le caparre. Cordate con nomi di primo piano della finanza, di cui ha parlato qualche settimana fa Libero, ma anche imprenditori della comunicazione, del calcio (Jorge Mendes?) e di altri settori che saprebbero, a parole, come rendere il Milan una macchina da soldi.

Nell’ultima stagione il Milan come società ha navigato a vista, con un amministratore delegato in uscita e uno in pectore come Fassone (sorvolando su Barbara Berlusconi, di fatto scomparsa dai radar dopo il clamoroso voltafaccia del padre sullo stadio al Portello), con una squadra da centroclassifica che Montella ha fatto rendere al massimo delle sue potenzialità meritandosi il titolo di prima scelta della Juventus quando l’era Allegri finirà (ma perché mai dovrebbe?). Fin qui il passato, adesso il presente.

Che è quello di un Galliani un po’ depresso per essere rimasto senza un ruolo nel calcio e molto deluso da Berlusconi. È cosa nota che dall’altroieri sia parcheggiato, ben pagato, alla Fininvest come manager di due società immobiliari del gruppo: ma se vogliamo dire la verità, Galliani di case ne capisce come noi e a 73 anni non è che impazzisca dalla gioia all’idea di andare a litigare con l’assessore Piripicchio per avere quella tal licenza edilizia o a decantare all’arabo di turno la bellezza della vista delle varie case berlusconiane.

Fonti attendibili ci riferiscono che lui sia convinto che in qualche modo Berlusconi (che va per gli 81 anni, ndr) rientrerà sulla scena milanista. È anche per questo e non solo per la bufera giudiziaria in arrivo che ha tergiversato circa la presidenza della Lega, che messa in questo modo lui vede come un ripiego rispetto al suo ruolo nel Milan e a tutto ciò che comportava in termini di potere e guadagno, senza contare l’indotto (ingaggio di collaboratori di sua fiducia, libertà totale nella gestione del mercato all’interno del budget che Berlusconi gli assegnava). Per questo la Lega è ‘parcheggiata’ nelle mani commissariali dell’amico Tavecchio (che gli deve molto, ma sta passando dalla parte di Agnelli), in attesa di chiarimenti: tuttora riteniamo che questo sia lo sbocco più logico per Galliani, quando si sarà stancato di fare l’amministratore di condominio e se uscirà pulito dalle inchieste, ma il punto è che anche lui fra un rogito e una planimetria starebbe meditando sul modo di ritornare sulla sella rossonera. Con o senza Berlusconi.

Conosce perfettamente i conti del Milan, se una rosa mediocre ha generato un rosso di 90 milioni significa che le prospettive non sono buone, in assenza di un azionista forte che non si riduca a cercare capitali qua e là, ma soprattutto con un progetto concreto. Insomma, è iniziata una partita a scacchi dai tempi molto chiari: i 18 mesi in cui i cinesi devono ripagare Elliott del prestito. Se saranno capaci di trovare uno o più soci forti allora Galliani sarà fuori per sempre, affrettandosi anzi ad occupare la poltrona in Lega prima che l’Abodi della situazione gliela sfili. Se invece ogni scadenza finanziaria diventerà un’agonia allora Galliani si potrebbe ripresentare con alle spalle uomini forti e italiani, soprattutto se il 2017-18 dovesse prendere una cattiva piega. A questo punto i cinesi, sempre che non agiscano per conto terzi (nel qual caso bisognerebbe capire chi siano i terzi), potrebbero liberarsi in tutto o in parte di un problema più grande di loro.

Non vendiamo solide realtà, come il Roberto Carlino neo-collega di Galliani, vale per tutti gli articoli scritti ‘prima’. L’unica vera domanda che dovrebbe interessare i milanisti è quindi questa, al di là di Aubameyang, Fabregas e altri nomi per il popolo ritenuto ingiustamente bue: riusciranno i cinesi a trovare un socio forte entro qualche mese? C’è chi spera di no.

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