Gli italiani di Reggio Emilia

29 Maggio 2017 di Oscar Eleni

Oscar Eleni dalla Villa Reale di Monza per vedere passare il Giro, magari Dallera, capo dello sport al Corrierone dove ancora difendono l’idea che l’agonismo meriti di essere raccontato e non soltanto criticato, oppure il Pedrazzi che a Lesmo ci passava i giorni di prova Ferrari, che nel basket vede lungo, anche se non sempre siamo d’accordo, per fortuna, accampati nella sala delle battaglie per far capire cosa vuol dire vivere nel malessere se hai brutte sensazioni. Su cosa? Su troppe cose, anche non soltanto del basket se Trump suona i suoi tromboni che in Italia hanno qualche sostenitore fra vecchie spie. Lasciamo che le palle, in ogni senso, si fermino. Intanto il basket va avanti, per fortuna, come ci fanno sapere con una sigla emozionante quelli del free basket che non hanno incontrato, come succede spesso a noi, incauti lettori di panegirici senza verità, un granchio che cavalcava, un granchio che procedeva lento all’indietro, con passi incerti, grotteschi, sgraziati, come il rematore di una chiatta che spinge il remo in direzione opposta alla sua faccia. Lasciar perdere chi cancella cosa, chi finge di non aver mai incontrato chi ha fatto la sua fortuna. Succede in ogni campo. Figurarsi nello sport dove si sentono tutti piccoli Napoleoni che palleggiano col mondo delle loro illusioni come faceva Chaplin.

Le sensazioni sono quelle che ti guidano e ti fanno capire se le cose non vanno in una società, in una squadra, se uno pensa che chi lavora con lui sia una spia, se uno chiede agli avvocati di intervenire perché certe critiche lasciano il dubbio. Non vi parleremo neppure dei clandestini visti ballare su certi risultati. Anche nel basket dovrebbero fare attenzione. Questa smania di allargarsi andrebbe bene se ci assicurassero che nelle 20 squadre da proporre nell’orologio di serie A ci saranno al massimo tre stranieri. Punto e basta. Certo che sarebbe meraviglioso recuperare piazze storiche come Treviso, Verona, Roma, che anche quest’anno sono fuori dalla lotta promozione, l’unica medaglia offerta da questa A2 che ha stracciato quelli di sopra, i signorotti della A1 un altro sport. Chi non tornerebbe volentieri a Bologna per sentire il profumo di quel basket che non c’è più anche se esagerano un po’ ?Pensate che si parla di derby promozione prima ancora di sapere se la Virtus eliminerà Ravenna e la Fortitudo riuscirà ad espugnare Trieste. Una meraviglia sapere che Seragnoli è tornato a sedersi nel parterre del Madison come ai tempi della sua splendida gestione per una Fortitudo vero amore. Lo ha fatto, come era logico, senza la solita corte al seguito. Quelli sono tutti scappati appena hanno capito che essere “amici” non fruttava. Bellissimo scoprire che Cazzola, stuzzicato dalla vecchia rivalità con Giorgio Esse, ha deciso pure lui di sedersi nel parterre a vedere la Virtus che ha fatto vivere nello splendore per tanti anni. Magari tornassero a litigare dopo essere tornati in società. Insomma, c’è vita su Marte a spicchi.

Sperando che i reclutatori siano più degli affabulatori controlliamo la pressione dopo l’ultima domenica dove fra Giro e addio al Francesco Totti che ha sorpreso tanto da calciatore, ma, siamo sicuri, sorprenderà anche tanto da uomo, come dice lui, chiedendo aiuto perché scendere le scale per entrare in un’altra dimensione gli ha dato la sensazione della paura. Insegneranno nelle scuole dove la ginnastica si fa fra i banchi che il gioco educa davvero alla vita? Le amicizie del campo non le dimentichi mai come racconta Terruzzi, uno della tribù fantastica di Beppe Viola, nel libro I semplici. Storie di rugby. Di esistenza. Di fratellanza nell’inferno. Un libro da leggere e rileggere. Chi avrebbe mai immaginato che l’artista del pallone avrebbe potuto diventare quello che abbiamo visto mentre camminava per l’ultima volta da giocatore sul prato dell’Olimpico? Magari la gente imparasse guardando senza fanatismo. Certo che abbiamo pianto . Non era bello lasciarsi così?

Dovrebbero farlo tutte le società questo viaggio nella memoria. Invece chi pensa di avere inventato acqua calda guarda con astio chi c’era prima, ascolta i ser biss del momento, quelli che per una moneta giurano di aver visto l’aureola intorno alla testa del padroncino che li tiene al guinzaglio. Sappiamo di feste e di omaggi dove certi nomi venivano cancellati dall’elenco scritto dallo stesso festeggiato. Vendette da quattro soldi. Scimmie ammaestrate che si mangiano le unghie, fingono di essere qualcuno per vedere scodinzolare chi non ha un’arte né una parte.

Meglio correre felici verso San Lazzaro e la festa con gli amici di Willy, chiedendo una poltrona per godersi il free basket. Promesse da non mantenere, muoversi da vecchi è un tormento. Per le ossa, per la mente. Per la nostalgia. Se a Bologna hanno belle idee bisogna dire che anche il Mattioli né ha di buone per le finali giovanili in Lombardia. Come ci ha fatto sapere il solerte Davide Losi, dal 31 maggio al 4 giugno, mese allegro di verdi foglie abbigliato, peccato che lo sappiano anche le zanzare, sarà festa del basket lombardo come lo ricordavamo, come lo sogniamo ancora, sì a noi piaceva tantissimo quel Lombardia vera cartina di tornasole del campionato da cominciare. Il teatro inventato dalla banda Mattioli è un campo all’aperto sotto il palazzo della Regione. Ci sarà la Nazionale femminile in partenza per gli Europei. Ci saranno lezioni tenute da moltissimi allenatori, nella speranza che ai giovani insegnino che la passione li farà cavalcare oltre i loro sogni.

Ascoltare e applaudire, chiedendo che i campetti siano sempre protetti e non capitino tragedie come l’ultima in Dezza dove purtroppo non c’era un dottor Papetti a salvare il Veronesi che aveva appena finito l’allenamento degli over con Totino Zorzi mentre Natucci pregava che la natura fosse benigna con quegli azzurri d’annata. Una federazione che ha voglia di andare verso la base troverebbe fondi, sponsor, per mandare su ogni campo un istruttore, che insegni gratis a ragazzi capitati sul campo anche per caso. Un veleno vedere che sul campetto da basket fanno altri sport.

Tornare sull’aratro per vedere saltare l’ultima zolla. Ci è capitato di finire con la faccia fra ortiche fastidiose dopo la vicenda Frosini-Associazione giocatori. L’ex nazionale e direttore sportivo di Reggio Emilia ha detto quello che molti pensavano: i giocatori italiani della squadra non hanno fatto i progressi previsti. Colpa di tutti. Frosini dice che pensavano alle statistiche. L’associazione lo ha minacciato, vuole querelarlo, ha chiesto e ottenuto, questa è bella davvero, l’apertura di un’inchiesta federale. Processo alle opinioni, caccia alle streghe?

Allora, cari amici dell’associazione giocatori, vi diremo che Frosini ha soltanto sbagliato nel generalizzare. Avesse chiesto aiuto gli avremmo suggerito che in effetti Della Valle ha fatto passi indietro, che Polonara è andato davvero molto male, che Stefano Gentile non era a proprio agio se poi ha accettato di andare in A2, che Cervi ha retto bene l’inizio e poi è sparito, che De Nicolao crede di essere davvero il giocatore che non è ancora diventato e che, forse, non diventerà mai. Chi resta di italiani? Aradori. Lui ha segnato tanto, servito anche qualche buon pallone. Peccato che ora non senta più tanto affetto per la società che lo ha fatto capitano. Dicono che piaccia a Sassari, che vorrebbe pure Polonara. Vedremo che strada prenderà Reggio Emilia. Nel gruppo che considera sbagliata l’uscita di Frosini c’è anche chi vede una mossa per scaricare le colpe societarie, anche tecniche: fanno fatica ad ammetterlo e giustificano un ridimensionamento della squadra in attesa di sapere dal Comune se ci saranno lavori per arrivare davvero a 5000 posti, con aria condizionata, hanno dimenticato di suggerire quelli che fanno finire i campionati nella bella estate.

Dicevamo dei ricordi e l’addio a Renato Padovan, campione per 3 volte col Borletti, tricolore con l’Ignis di Garbosi, veneziano come lui, primo titolo di Varese, meritava qualcosa di più. Chi ha giocato lo ricorda perché era tenacia, amore per quello che faceva. Ce ne parlava Sandro Gamba che il 3 giugno compirà 85 anni. Lui teme che qualcuno non se lo ricordi. Caro Spartacus stiamo già brindando e ricordando, anche se tu bevi Coca Cola facendo arrabbiare Pistorello, vecchio mediano del Milan quando eravamo mascotte di una squadra che aveva la sua anima anche senza essere straricca.

Siamo rimasti folgorati dalla lettere di Daniel Hackett per Gigi Datome, il suo capitano in Nazionale che non lo aveva assolto, come tanti farisei, medici pietosi, per la fuga di Trieste dal raduno della Nazionale di Pianigiani. Lui, Daniel, speriamo in via rapida di guarigione, adesso sembra davvero più maturo, più bello di sempre. Quello che dicevamo di Totti, sul piano umano. Lo sport ti fa crescere se sai capirne la lezione e rispettarne la legge. Il campo decide, non la ricchezza o la raccomandazione.

Messina sentirà vibrare qualcosa di speciale vedendo come il gruppo ha salutato Datome campione Uleb, nella finale vista in tanti paesi. Il nostro basket notturno, l’avranno capito in lega, per adesso, regala invece delle brevi su quasi tutti i giornali.

Tanjevic sarà felice di vedere che Andrea Meneghin e Sandro De Pol, allievi che sul campo erano meraviglia anche se si sono derubati di qualcosa da soli, hanno fatto bei progressi come voci tecniche, come anima fantasia delle telecronache.

Quando abbiamo letto che il budget di Capo d’Orlando è di due milioni ci è venuta voglia di urlare perché sentissero anche le sirene del mare: bravi, non avete bisogno di pagare gente di servizio per sentirvi dire che lavorate bene. Peccato che nei due milioni ci debbano stare anche tante multe.

Siamo contenti di veder tornare in serie A Luca Banchi, nella speranza che a Torino si ricordino di aver mandato via un eccellente allenatore come Vitucci, nella illusione, visti certi precedenti, che ognuno sappia fare il proprio mestiere, perché non è detto che tutti abbiano la fortuna di avere in famiglia uno di qualità come i Sindoni.

Complimenti alle Lega, non per la richiesta tossica che fa diventare verde Petrucci quando sente parlare di campionati senza retrocessioni, ma per aver ricordato a RAI e SKY (ma saranno stati loro ?) che il 3 giugno, quando Gamba compirà 85 anni, sul campo di Cardiff si giocherà la finale di Coppa Campioni fra Juventus e Real Madrid. Anticipare alle 18.30, soprattutto di sabato o domenica, non è così sconvolgente. I tifosi di Venezia ed Avellino ringraziano.

Bella mossa di Varese che ha inserito nello staff tecnico Bulleri. Così devono lavorare le grandi società. Cercando di non perdere patrimoni di conoscenza, esperienza. Buona fortuna al Bullo per la nuova carriera. Buona fortuna a Brindisi con il nuovo sindaco, anche se fa venire il nervoso sapere che il vecchio era stato finalmente convinto a cambiare la faccia del Pala Pentassuglia. Peccato che se ne sia andato il giorno dopo.

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