Le 5000 flessioni di Igor il Russo

20 Aprile 2017 di Stefano Olivari

La cosa peggiore nella vicenda di Igor Vaclavic, alias Igor il Russo, alias Ezechiele il serbo, alias Norbert Feher e chissà cos’altro (insomma, il presunto killer di Budrio e forse anche di altri posti), è sicuramente il fatto che mille uomini non siano stati ancora in grado di catturarlo dopo venti giorni di caccia in una zona certo non vastissima. Siccome le notizie vengono dall’accusa e dagli inquirenti, quasi mai dagli indagati e dai giornalisti, difficilmente però leggeremo di  poliziotti o carabinieri incapaci, con comandanti da rimuovere. Ma Indiscreto è un sito di sport, un sito che il marketing manager della porta accanto definirebbe ‘verticale’ e quindi la cosa che più ci ha colpito è la testimonianza di un ex compagno di cella di Igor o come si chiama, che ha raccontato di una specie di macchina da guerra capace di fare 5.000 flessioni al giorno. Sinceramente dall’alto del nostro crollo quotidiano, con principio di infarto, dopo la trentesima pensavamo fosse una stupidaggine anche questa, ma controllando meglio abbiamo raccolto articoli e testimonianze (magari di millantatori) che indicano il contrario. Per flessione comunemente si intende ciò che dagli istruttori di fitness viene chiamato piegamento sulle braccia o push-up e nella sua esecuzione corretta ha record impressionanti: altro che 5.000, nel 1980 tale Minoru Yoshida ne ha eseguiti 10.507. E nemmeno lungo l’arco della giornata, come somma di varie serie, ma consecutivi. Solo l’Uomo Indiscreto potrebbe fare meglio, se soltanto non avesse tutti questi impegni… Senza arrivare a questi numeri però abbiamo visto con i nostri occhi gente in grande forma e con un ottimo rapporto peso-potenza, tipo freeclimber, farne con un ritmo da macchine fermandosi soltanto per noia. Più interessante di questi record è comunque la narrazione della fuga di Igor: per giustificare l’incapacità di chi lo sta inseguendo ogni giorno che passa vengono aggiunti particolari alla Rambo, dal furto della zattera alla ferita che si sarebbe suturato da solo passando per la passione per l’arco e i coltelli.

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