Alla caccia di Igor (Fassone non è da Inter)

16 Aprile 2017 di Stefano Olivari

Il giorno dopo Inter-Milan è una domenica come tante altre, per lo meno al Champions Pub, anche se ufficialmente sarebbe Pasqua. Nell’ultima settimana tante notiziole da telegiornale di provincia, di quelli con in coda una marchetta su cosa si mangia nelle famiglie del Nord, del Centro e del Sud, famiglie scelte in modo che venga voglia di scappare con un travestito ben prima che si arrivi alla colomba. Ma tutto ovviamente scompare di fronte al 2-2 del derby, che ha lasciato senza una direzione il sabato pomeriggio e forse anche le vite del Gianni, del Walter, del Franco e di Budrieri, che hanno seguito la partita al loro solito secondo anello rosso, a poca distanza dalla tribuna stampa dove un Max poco concentrato sulle sostituzioni di Pioli continuava a chiedere alla Fede cosa avrebbe fatto a Pasqua. Lei gli ha risposto che quasi certamente sarebbe andata a Gstaad, per festeggiare la fine della stagione sciistica con uno degli avvocati che ha messo a punto il contratto fra Fininvest e Rossoneri Sport Investment Lux, con studio anche in Park Avenue, conosciuto venerdì su Tinder. In realtà un trentaduenne stagista presso un outlet di moda per taglie forti sulla Vigevanese, che a Pasqua oltretutto starà aperto: il ragazzo pensa di cavarsela portando l’inviata di punta di Nerazzurrecontaccododici.net al Calafuria per un surimi veloce, ma ieri lei ancora non sapeva del cambio di programma. Va detto che la Fede non aveva la minima idea nemmeno che il Milan fosse stato venduto, quindi non è rimasta impressionata dal presunto avvocato mentre le raccontava gustosi aneddoti su Yonghong Li (“Un cazzaro, simpaticissimo. È andato avanti un’ora a parlare alla Porcaro. Sa a memoria ogni battuta di ‘Si ringrazia la regione Puglia per averci fornito i milanesi’. Un tipo davvero alla mano, un grande. Se me la dai te lo presento”). Così anche oggi, mentre il mondo brucia e la civiltà occidentale scompare a colpi di festeggiamenti per la scomparsa del roaming, con i suoi membri più illuminati indecisi sulla destinazione della gita di Pasquetta (di solito un agriturismo che decide di onorare il territorio proponendo risotti pronti della Knorr serviti con un atteggiamento di merda), nella periferia ovest di Milano il parlare di calcio è l’unica cosa che tenga attaccati alla vita insieme agli sconti 30% del Simply, al videopoker, al centro massaggi Tuina, al Nails Paradise, a miserabili eredità, al closing del Milan e soprattutto a Gabigol.

Sono le due di pomeriggio e Paolo-Wang sta servendo un caffè ai pochi avventori sfuggiti alla famiglia o totalmente senza famiglia, mentre pensa con gioia al mercato dei derivati che ha toccato un valore potenziale di 544 trilioni di dollari. Come omaggio anche piccoli ovetti di cioccolato scaduti ai tempi della presidenza Bush (George H.W., non W.) che Ping ha rinvenuto in una cantina sgomberata di recente, insieme ad alcuni topi morti finiti direttamente al ristorante fusion di suo fratello. Peggio degli ovetti di Ping ci sono presumibilmente i pranzi di Pasqua degli impiegati della Tuboplast, che come auguri hanno ricevuto una mail di Tosoni, con allegata una sua foto con le mani fra le cosce di Mariella (la ribellione è rientrata, anche lei si è alla fine piegata alle logiche del neoliberismo) e il seguente testo: “Entro il 2030 il 40% dei lavori sarà svolto da robot, lo dicono tutte le ricerche. La vostra età media è 54 anni, nel 2030 sarà 67 e non sono certo che sarete in pensione. Vi consiglio quindi di aumentare le vostre skill”. Sono seguiti anche gli auguri di Cogodi, che hanno preso spunto dallo sciopero annunciato all’outlet di Serravalle: “Devo manifestarvi il disappunto dell’azienda per la vostra decisione di non lavorare oggi e domani, proprio in un momento in cui le esigenze della produzione dei mercati internazionali lo chiedevano. Colgo l’occasione per augurarvi una serena Pasqua in famiglia e per segnalare che da martedì sarà operativo il nuovo ufficio di job placement”. Zhou è in lutto e l’essere stato esentato dalla preparazione delle piadine non lo ha tirato su. Il Milan passato ufficialmente da Berlusconi ai cinesi lo ha abbattuto più della convivenza con knowledge manager brindisini e fashion blogger di Chioggia. Il colpo di grazia è che il closing sia avvenuto in piazza Belgioioso, a pochi metri dalla casa del Manzoni. Ha tanta rabbia dentro, Zhou. E non gli basterà ammazzare una risk manager di Rovigo, un junior IT auditor di Foggia, un consulente junior deals di Senago o uno di quei milanesi che amano passare metà delle loro domeniche in coda dentro la loro trappola a quattro ruote, magari pensando che la soluzione a tutti i loro problemi sarà la Google car.

Max è disperato e non certo per l’avvocato della Fede, ma per motivi molto più concreti. Il 99% dei medici milanesi è via per il ponte, tornerà l’8maggio, quindi le analisi di nonna Agatuzza vanno a rilento e Salvatore da Locri ha più tempo per scrivere di NBA. Adesso che sono iniziati i playoff lui li va a seguire in streaming al Champions Pub dove Vincenzo ha avuto la bella idea di invitarlo per fare team building. Il wi-fi non funziona male, merito di un consulente di Ping pagato con voucher falsi che riesce ad attaccarsi alla connessione del Simply, ma a mezzanotte Paolo-Wang e Zhou lo vorrebbero fuori dai coglioni. Comunque è arrivato a 2 milioni di battute di intervista incrociata Westbrook-Harden, che potrebbe essere anche il pezzo più lungo del numero zero di Hidegkuti. Comunque sempre meglio lui di quel leccaculo di Salvatorino, che ha fatto recapitare una provola ai direttori di tutte le testate registrate al tribunale di Milano, con allegato il suo discutibile curriculum (la cosa meno peggio è il workshop da Criscitiello). Il padre ha rovinato il pranzo di Pasqua di Max dicendogli che Fratellanza Laica gli ha dato un’ultima possibilità. O accetta la nuova raccomandazione o loro lasciano perdere. Peccato che la nuova raccomandazione sia quella per fare il venditore porta a porta per un nuovo gestore telefonico, la TelTel, che propone pacchetti all in one a partire da 600 euro al mese, con sconti per la clientela Silver (gratuite le chiamate agli ospedali). In pratica inculando 120 nuovi vecchi ogni mese si possono raggiungere anche i 700 euro lordi di provvigioni.

Certo chi sui siti dei grandi giornali la sfanga con titoli come ‘Non passa giornata senza un suo scatto al mare, ovviamente in costume: Liz Hurley, 51 anni e tanta voglia di mostrare le curve’ e una photogallery sulla sorella di Shick è mille volte più fortunato di lui che nella notte ha ricevuto da correggere mezzo milione di battute di Ridge Bettazzi, dall’accattivante titolo ‘Il sogno spezzato di Zdenek Zeman’. Non si tratta ovviamente di un pezzo sul gioco del Pescara o sul doping della Juventus, merda pura che sposta qualche copia solo per lettori di serie C come quelli del Champions Pub (che poi in ogni caso non comprano alcun giornale, se non qualche guida tivù), ma di quella che a giudizio unanime di chi si fa le seghe con Sampaoli e il gegenpressing è la squadra più bella fra le tante allenate da Zeman: ovviamente l’Avellino 2003-2004, che riuscì nell’impresa di arrivare ventitreesimo in serie B e retrocedere. La penna più pungente di Pinarella di Cervia ha dato quindi il suo meglio, scrivendo esattamente nello stile del Buffa del periodo di Lansing: si può affermare, senza tema di smentita, che un certo storytelling sia nato proprio nel Michigan.

I resuscitati Happel e Michels vengono quindi spediti in vacanza ad Avellino, conquistando così uno dei tanti record della loro carriera, perché nessuno prima di loro era mai stato in vacanza ad Avellino. Entrando nel primo ristorante che trovano Michels si fa subito volere bene dai locali (“Qui è una merda, a che ora parte il primo treno per Volendam?”), ma poi si siedono e si strafogano come al solito, parlando di calcio. Happel, pur invidioso della carriera del boemo, non può evitare di ribadire l’ovvio (“Per Zeman conta solo vincere, con qualsiasi mezzo: mai visto un allenatore così determinato. Incredibile non averlo mai visto sulla panchina della Juventus”) ma subito dopo il primo cucchiaio di minestra maritata si va su quell’Avellino a cui mancò soltanto il risultato, per motivi mai totalmente chiariti. Michels dice alla cameriera che gli sta portando i fusilli al tegamino che con Cecere in porta al posto dei vari Jongbloed, Van Breukelen e Van der Sar adesso l’Olanda avrebbe non meno di cinque titoli mondiali, e Happel per rinforzare il concetto le mette una mano sul culo (“Scusa, ma è la legge del Partenio!”, le dice con il proverbiale umorismo austriaco). La cameriera è anche figlia del proprietario, dall’aspetto sinistramente simile a Gonella, ma i due santoni sono uomini di mondo e si mettono subito ad esaltare l’intelligenza tattica tutta olandese Juary, con la clientela che si alza in piedi ad applaudire. Alla quindicesima bottiglia di Fiano sono tutti a cantare cori osceni contro Jongbloed e i napoletani.

Chiusura del pezzo con la solita citazione di Senad Gutierrez, tratta da un suo recente e virulento editoriale su Explotadores y Explotados, che la settimana scorsa aveva in allegato un pamphlet di Rampini dal titolo ‘A favore dei bombardamenti di Trump soltanto i muratori cinquantenni bianchi consumatori di Miller Lite e tifosi dei Dallas Cowboys’. Il poeta cileno-bosniaco in corsa per Nobel, Pulitzer e Strega, con le 73 denunce per molestie sessuali che hanno rafforzato la sua fama di perseguitato (“Come Roman Polanski”, ha dichiarato la settimana scorsa a Repubblica), è convinto che quell’Avellino sia stata una squadra che tutti i fascismi del mondo, oltre ovviamente a Moggi, hanno voluto far retrocedere: “Appena Puleo toccava il campo il Partenio gridava forte contro tutti i populismi e le scorciatoie maggioritarie. Kutuzov era il condottiero che l’Irpinia aspettava, Biancolino il suo luogotenente ideale. Stroppa, cresciuto con il mito di capitan Di Somma, non avrebbe cambiato le sue presenze in Nazionale con un minuto giocato al Partenio, mentre Nocerino era la meglio gioventù e non è un caso che adesso sia negli Stati Uniti. Un paese che perde cervelli così non è un paese civile”.

In casa Budrieri la Pasqua ha riunito tutta la famiglia. O quasi, visto che l’Erminia era andata con Yannick e la signora Minghetti a una manifestazione contro le fake news. Così ha detto, anche se per un attimo il sospettoso Budrieri, pur nemico giurato delle fake news fin dai tempi di David Messina, ha pensato che una manifestazione di questo tipo il giorno di Pasqua fosse improbabile. E poi, a dirla tutta, in mattinata aveva incontrato la signora Minghetti che gli aveva detto di avere il figlio (quello che si occupa di merger and acquisition) a pranzo con la nuova fidanzata, una thailandese conosciuta in un centro massaggi e con la quale la scintilla è scattata esattamente alla centesima sega, presentata però alla madre come responsabile Southern Europe per una azienda californiana di software. Per farla breve, il pranzo di Pasqua dai Budrieri è consistito in sofficini scaduti (otto per D.J John, uno per Marilena e tre per Budrieri) e songino ugualmente scaduto ma nobilitato da un olio che Ping dice provenire dalla Toscana. E per una volta ha detto, del tutto involontariamente, la verità, visto che è di un suo fornitore di Prato. Nessun uovo, perché il Maxi Lei della Kinder comprato da Budrieri per Marilena è stato preso dalla Erminia per l’ingegnere-podologo-liceale (“Il cioccolato al latte è una tradizione del Senegal, anche se poi il colonialismo ha raccontato la sua versione della storia”).

Ieri sera Budrieri si stava guardando con calma Napoli-Udinese al Champions Pub quando è arrivata la solita fastidiosa telefonata di Frank e Kevin, che invece di combattere il terrorismo cercano oggetti vintage. “Budrieri, disturbiamo?”. L’educazione non ha mai fatto difetto alla ex colonna dell’ATM: “Stavo guardando il replay del gol di Allan, fate un po’ voi…”. Come al solito la telefonata dei due agenti CIA era dettata dalla convenienza, ma anche dal profondo rispetto nei confronti di un uomo cazzuto e affascinante: “Senti Budrieri, partiamo dalla cattive notizie. Sappiamo per certo, visto che intercettiamo tutti i loro messaggi, che i vostri servizi segreti sono convinti che Igor il russo sia in qualche modo legato a te”. Qualche attimo di silenzio, la certezza che gli avessero detto una puttanata per spaventarlo e poi una una considerazione di assoluto buonsenso: “Scusate, mille uomini e non so quanti droni e telecamere per trovare uno sbandato e nemmeno sono riusciti a capire chi sia, come si chiami o se sia solo? Non farebbero prima a cacciare a pedate chi comanda l’operazione? Forse i GIS che stanno cercando l’assassino sono della GIS Gelati di Moser”. I due americani, sull’orlo del trasferimento in Alaska, hanno ovviamente capito la battuta (per entrambi il mito assoluto è Palmiro Masciarelli) ma non si sono arresi: “Sì, Budrieri, però noi sappiamo che solo tu sei in grado di resistere a una caccia del genere, suturandoti una ferita nascosto in un canneto”. Va be’, lo stavano prendendo per il culo. “Ragazzi, se non vi dispiace torno a vedere se Sarri in prospettiva può dare a questo Napoli una mentalità internazionale. Buona Pasqua, a meno che abbiate altre ordinazioni per fare colpo sulle vostre troiette”. Colpito ancora una volta dalla personalità di Budrieri, Kevin ha trovato finalmente il coraggio: “Se non ti dispiace, vorremmo qualche profumo Naj Oleari di quelli prodotti negli Ottanta. Lo so, è difficile, ma sappiamo che ce la puoi fare. In cambio ti mandiamo tutto il tuo dossier: sarai in fondo curioso di sapere chi siano i tuoi veri genitori. O no?”. Pensavano di incrinare l’equilibrio psicologico di Budrieri, dimenticandosi (e la loro consulente a Guantanamo già lo aveva intuito) che Budrieri non ha una psiche.

Mentre la bellissima e triste Lifen pensa a cosa inventarsi da martedì per giustificare la perdurante assenza di scontrini, Budrieri cerca di leggere la Gazzetta sul bancone della Sammontana ascoltando in sottofondo il Gianni, il Walter e il Franco analizzare un pareggio che fa incazzare per come si è materializzato. Intanto Ibrahim, Nabil e gli altri spacciatori maghrebini dal passaporto variabile, ai quali la Pasqua rovina un po’ il mercato, cercano di tirare sera facendo battute sui copti da eliminare e sul momento in cui uccideranno i pochi italiani di quel bar gridando Allah Akbar. Italiani che del resto nemmeno se ne accorgerebbero, presi come sono ad analizzare i dieci colpi che in mente Mirabelli. Budrieri ha sempre amato la democrazia rappresentativa e detestato il populismo, per questo appena sente concetti copiati dagli agonizzanti giornali come ‘Pioli ha sbagliato i cambi’ getta per terra la Gazzetta spiegazzata che titola ‘PuntiCino e rincorse – Che derby’ e di puro carisma affronta le teste più brillanti del Champions Pub, menti acute che passano le giornate a discutere della maturazione di Rugani ma che riuscirebbero e rendere innocuo l’arsenale nucleare della Corea del Nord entro la sera di Pasquetta se soltanto l’ONU gli desse carta bianca.

Anche se lui che in nerazzurro ha visto giocare Bolchi e Bolzoni non dovrebbe scendere sullo stesso piano di chi crede che l’Inter sia stata inventata da Pinamonti o di chi come il Franco rimpiange tutti gli ex, addirittura uno come Fassone: “Risultato giusto, perché nel primo tempo il Milan ha giocato meglio nonostante mediamente, nei singoli, sia una squadra molto più scarsa di noi. Male il centrocampo, in particolare Kondogbia, malissimo Eder quando è entrato per Perisic: se non tieni un pallone prima o poi il gol te lo fanno. Pioli sfigato perché aveva anche visto giusto con Nagatomo e João Mario, con Perisic sano l’avrebbe portata a casa. Poi voi che state 24 ore al giorno a guardare Top Calcio 24 mi dite che il problema è l’uomo forte in società e che ci vorrebbe un manager alla Fassone. Ma scusate, Fassone all’Inter cosa ha combinato? Alla Juve era un impiegato, al Napoli l’hanno accompagnato alla porta: è come quei direttori di giornale che passano da un fallimento all’altro ma ormai sono nel giro dei direttori e non ne escono più. Adesso per fortuna è al Milan, mi auguro che ci rimanga a lungo anche se purtroppo entro 18 mesi il Milan cambierà ancora. Fassone non lo vorrei nemmeno come amministratore di condominio, quindi non è sicuramente da Inter”.

(Alla fine su pressione degli affezionati abbiamo cambiato idea e messo online anche questa puntata, forse lo faremo anche con le prossime perché non abbiamo una vera mentalità imprenditoriale. La versione riveduta e corretta dell’episodio sarà pubblicata a giugno 2017 con il libro cartaceo che conterrà tutti gli episodi della stagione pubblicati su Indiscreto).

Avvertenza per i nuovi lettori: Non è da Inter trae ispirazione dalla realtà, ma non è la realtà. Chi lo ritiene volgare o si ritiene offeso può semplicemente non leggerlo.

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