La vera Rosario (Gasperini non è da Inter)

13 Marzo 2017 di Stefano Olivari

Il giorno dopo Inter-Atalanta è un lunedì come tanti altri, per lo meno al Champions Pub. Dalla CIA che spia mezzo mondo a De Magistris convinto di essere il re di Napoli è stata una settimana di notiziole da telegiornale di provincia, di quelli con in coda un servizio sulla primavera in arrivo, che non hanno turbato vite che che traggono ispirazione fondamentalmente da loro stesse e da quelle dei parenti. Tutto ovviamente scompare di fronte al sette a uno con cui in nerazzurri hanno battuto la squadra di Gasperini, dando un po’ di senso alla domenica e forse anche alle vite del Gianni, del Walter, del Franco e di Budrieri, che hanno seguito la partita al loro solito secondo anello rosso, a pochi metri di distanza dalla tribuna stampa dove il Max si è perso tutti gli otto gol perché troppo impegnato a sbirciare il display del telefonino della Fede. L’inviata di punta di Nerazzurrecontaccododici.net sembrava molto presa dal nuovo tipo conosciuto su Tinder, uno che si è presentato come intrigante e cazzuto country manager di Apple, che dieci anni fa Steve Jobs aveva personalmente scelto per l’espansione dell’azienda in Europa apprezzandone il suo pensare “outside the box” (presunte parole del presunto Jobs), conosciuto venerdì su Tinder: in realtà si tratta di un 37enne sposato di Busto Arsizio, che possiede soltanto un 286 rotto e chatta da un negozio Trony dove è in prova da un mese, con tutele decrescenti. Così anche oggi, mentre il mondo brucia e la civiltà occidentale scompare con i suoi membri intenti a confrontare le offerte di Secret Escapes per il fine settimana, nella periferia ovest di Milano il parlare di calcio è l’unica cosa che tenga attaccati alla vita insieme agli sconti 30% del Simply, al videopoker, al centro massaggi Tuina, al Nails Paradise, a miserabili eredità e soprattutto a Gabigol.

Sono le due del pomeriggio e gli impiegati della Tuboplast, gente che riuscirebbe ad ambientarsi in Corea del Nord come ad Anacapri, stanno sorseggiando un caffè che Paolo-Wang assicura essere italiano e che in effetti lo è: purissimo Lavazza qualità Rossa rubato al Simply e ricettato da Ping, che sa come usare il suo potere contrattuale, a 50 centesimi al pacco. Anche se ultimamente il disonesto grossista cinese sta facendo incetta di zafferano, che del resto ormai nei supermercati di periferia ti vendono soltanto alla cassa. Da qui l’abuso di risotti gialli da parte di Zhou. La saggezza confuciana e una naturale discrezione gli impediscono però di chiedere agli zingari e ai maghrebini suoi fornitori come mai siano così appassionati allo zafferano. Comunque quelle nullità dall’età media di 54 anni fanno i complimenti a Paolo-Wang per il caffè, ma lui ha in testa ben altro: suo cugino Yonghong Li gli ha chiesto se sia possibile mettere lì in via Novara, allo stesso indirizzo del bar, la sede milanese della Sino Europe. Una cosa solo formale, tanto per ricevere la posta, e soprattutto transitoria perché una volta perfezionato il closing (ormai ci siamo, sarà ad aprile) la società cinese si trasferirà al Portello, a Casa Milan.

Il suo caffè tiene comunque desta l’attenzione delle risorse umane della Tuboplast nei confronti del solito monologo di Tosoni, partito dal caso dell’operaio di Torino licenziato dopo aver subito un trapianto di fegato: “Questi della Oerlikon sono svizzeri cazzuti, li conosco bene. Ma ditemi voi: questo qua sta via otto mesi e al ritorno pretende che tutto sia come prima? Nel mondo di oggi 8 mesi sono gli 80 anni di una volta, la globalizzazione propone sempre nuove sfide e necessita di nuove skills per affrontarle. Purtroppo i soliti sindacati che difendono i fancazzisti hanno creato il caso e temo che l’operaio venga reintegrato. Ma scusate, uno che ha subito un trapianto di fegato come può pretendere di fare l’operaio metalmeccanico? Potrebbe organizzare mostre, creare una start up, fare da cicerone per i turisti che visitano Torino, essere imprenditore di se stesso. Dico bene?”. Annuimento generale, mentre l’amministratore delegato con la mano ben piantata fra le cosce di Mariella, ma soltanto in ottica di team building, si è messo a elogiare il tasso di crescita del PIL del Kenya. Intanto Cogodi ha alzato al 90% la percentuale di stipendio corrisposta in bitcoin, a tutti tranne che a se stesso, a Tosoni (che secondo una classifica stilata da Capital sarebbe il dodicesimo manager italiano per compensi), a Mariella e a José Luis.

Zhou ha tanta rabbia dentro e una mattina passata a preparare piadine per gente spregevole non l’ha fatta diminuire. Ha abbandonato il progetto di ammazzare l’influencer gay di Garbagnate, gli fa così schifo che anche i cinque minuti di conversazione prima di accoltellarlo e farlo a pezzi gli peserebbero. Ormai la Milano e l’Italia della realtà superano quelle della fantasia, se è vero (glielo ha detto Pier Luca) che hanno grande successo i closet organizer, come ad esempio Giulia Torelli. In pratica persone che ti rimettono in ordine la casa buttando tutto ciò che è superato, vecchio, inutile e che in ogni caso non si ha il coraggio di buttare. Zhou butterebbe l’Italia di oggi, che per sopravvivere è diventata come quella Cina che detesta senza nemmeno avere le palle dei cinesi.

Max è disperato, al punto di invidiare il finto manager Apple della Fede. Grazie a Fratellanza Laica (nel rito di iniziazione tutti devono indossare un loden) il padre gli avrebbe trovato un posto in un ristorante tex mex sulla Paullese, come addetto alla preparazione del chili. Senz’altro un passo in avanti rispetto a SuperMegaInter.com, ma il non più ragazzo sognava di fare il giornalista e non si vuole arrendere. Fra l’altro Vincenzo e Pier Luca adesso impazziscono per lo stagista di Sellia Marina, che ha anche un nome (Salvatorino), piacciono la sua determinazione e la velocità nel copia e incolla. Pier Luca è arrivato anche a dirgli che sono così contenti di lui che sarà pagato in stock option. Alla faccia di Arpe che non risponde. Max nell’ultima settimana ha scritto per i vari siti del gruppo un migliaio di notizie, di cui la metà dedicata a Juventus-Milan, ma il problema non è tanto quella merda quanto i pezzi per Hidegkuti che Ridge Bettazzi continua a mandare nonostante le pagine teoriche del numero zero (novità: si è deciso di uscire direttamente con il numero uno, senza pubblicità e con finanziamento ‘a progetto’ da parte del padre di Vincenzo, che si è informato per un prestito presso una finanziaria di Isernia molto seria) abbiano superato le duemila e per trasportarlo dall’edicola occorra una carriola. Certo chi sui siti dei grandi giornali la sfanga con titoli come ‘Belen, l’allenamento in palestra è durissimo’ e una photogallery di Eva Grimaldi negli anni Ottanta è mille volte più fortunato di lui che nella notte ha ricevuto da correggere 988.976 battute di quello che un quotidiano locale aveva definito il Leopardi di Pinarella di Cervia (fra le varie differenze c’è anche che Leopardi trombava infinitamente di più di Ridge), quando ancora era in terza elementare, pubblicando un suo tema sull’evoluzione del concetto di volante nel calcio peruviano degli anni Trenta.

Questa volta Ridge ha preso spunto dalla relazione del procuratore federale all’Antimafia che ha inguaiato il Latina ed ha partorito un articolo dall’accattivante titolo ‘Il sogno spezzato di Mark Iuliano’. Nel godibile pezzo, scritto in stile Buffa del periodo di Lansing, i soliti resuscitati Happel e Michels vanno al mare a Latina Lido e subito il santone olandese ha da protestare (“Era meglio se me ne rimanevo a Zandvoort”) mentre Happel lo invita, davanti a un bicchiere di Circeo Trebbiano, a stilare una classifica degli otto migliori allenatori del Latina dal punto di vista dell’etica, considerando fuori concorso, un po’ come Binda al Giro d’Italia, Mark Iuliano. Michels non si fa pregare: “Agostinelli, Rambaudi, Raggi, Auteri, Somma, Tobia, De Chiara, ma soprattutto Carmine Gautieri. Se sulla panchina dell’Olanda ci fosse stato lui non avremmo perso né nel 1974, né, perdonami, nel 1978”. Happel annuisce amaramente: “Gautieri avrebbe avuto le palle di lasciare a casa Jongbloed e di mettere in porta, piuttosto, Neeskens. E stiamo parlando di Gautieri, nemmeno di un maestro di calcio come Iuliano”. Alla sedicesima bottiglia i due santoni si innamorano di Latina Lido, con Happel che con un guizzo tocca il culo a una cameriera e viene sbattuto fuori dal proprietario del bar, che gli è sembrato assomigliare a Gonella.

Chiusura dell’articolo con citazione del solito Senad Gutierrez, che sul sempre antifranchista Explotadores y Explotados di oggi (la scorsa settimana è diventato quotidiano grazie a contributi straordinari dell’Unione Europea, con la seguente motivazione: ‘Per il suo impegno a favore del meticciato e contro gli egoismi della piccola e media borghesia’) ha scritto un editoriale critico verso le triplette di Icardi e Banega, dal titolo ‘La vera Rosario non siete voi, la vera Rosario è antifascista’ e nell’interno ha piazzato un articolo proprio su quel Latina 2014-15 che per mezzo campionato volò sotto la guida proprio di Iuliano: “Quando Milani entrava in campo tutto il Francioni ribolliva di antifascismo e Latina rivelava la sua vera anima, favorevole all’immigrazione e al multiculturalismo, contro tutti i beceri nazionalismi. Bidaoui rappresentava l’Africa del Nord che vuole ponti e non muri, in Dellafiore c’era l’anima di Rosario pur essendo nato per caso a Buenos Aires, in Litteri c’era la dignità degli ultimi, in Crimi la rabbia operaia pronta ad esplodere contro i padroni ma accogliente nei confronti dei migranti, mentre il presidente Maietta è stato per molti versi l’Obama europeo. Non mi stupirei se dietro alle sue disavventure ci fossero gli hacker russi. Certo nulla sarebbe stato possibile senza Mark Iuliano, perché non basta soltanto vincere ma devi anche lanciare all’umanità un messaggio di inclusione. Latina era davvero il suo posto, la più di sinistra fra le città di sinistra”. Il passaggio da settimanale a quotidiano ha ridotto a uno gli allegati: aggiungendo 25 euro al prezzo del giornale si potrà avere il dvd di Furio Colombo che spiega, traducendo in via del tutto eccezionale il New York Times, che Trump merita l’impeachment perché è stato votato soltanto dai venditori di armi del Kentucky e che in ogni caso non ha lo stile dell’Avvocato.

In casa Budrieri tutto bene o quasi. Stamattina l’Erminia e Yannick sono andati a manifestare sotto al consolato olandese, per la decisione di impedire un comizio al ministro degli esteri turco e quando lei è tornata casa, senza nemmeno accennare all’ipotesi del pranzo e vomitando insulti contro l’Olanda, Budrieri per la prima volta in vita sua si è arrabbiato con la moglie: “Noi l’Olanda dovremmo ringraziarla, per il Wilkes, per lo Sneijder e tutto sommato anche per il Bergkamp. Ma soprattutto per il Jonk”. Chiaramente pronunciato Gionk, alla Bagnoli. D.J. John è rimasto molto colpito dalla vicenda del barbone bruciato vivo a Palermo, anche perché lui alle feste per figli di ex paninari deve spesso interpretare questa parte. Non l’hanno ancora bruciato, ovviamente, ma quei simpatici discoli dodicenni spesso gli spengono le sigarette sulle braccia e gli pisciano addosso, prendendolo poi a calci. I 100 euro di ingaggio fanno però dimenticare tutte le amarezze, ha letto su una delle riviste della Cairo Editore di casa Budrieri che ci sono giornalisti che guadagnano 5 euro ad articolo. O forse si è confuso, e da un’altra parte ha letto che i giornalisti della Cairo editore guadagnano 5 euro ad articolo.

Venerdì notte, dopo Juve-Milan, Frank e Kevin hanno chiamato Budrieri per fare il punto sulla partita. Lui era comunque sveglio, perché la maschera priotettiva dell’Erminia puzzava di detersivo e non lo faceva dormire. Stava provando a mettere in fila le migliori cento parate di Bordon nelle coppe europee, tanto per prendere sonno, quando il telefono è squillato. “Budrieri, ti disturbiamo? Stavi scopando?”, la voce di Frank era quella inconfondibile dello juventino soddisfatto per avere rubato ancora una volta, con l’accento di Galveston che in questi frangenti assomiglia a quello di Bisceglie. “No Frank, mi sono ritirato quando ero all’apice, come Rosberg”, Budrieri ha sempre avuto la battuta pronta. È così iniziata una discussione su tutti casi da moviola della partita, con i due americani in viva voce nel tardo pomeriggio di Langley. Alla fine si è capito il vero motivo della chiamata, per bocca di Kevin: “Senti Budrieri, abbiamo trovato nel tuo fascicolo che sei stato tante volte in America…”. Dove volevano arrivare? “Be’, tante no. E poi ve l’ho già raccontato, non fatemi ricordare in quali circostanze…”. “Non ci hai detto della prima volta, però…”. Budrieri quasi non se la ricordava, la gita della sua quinta ragioneria a Dallas. Merito o colpa di un’associazione per scambi culturali, che aveva sorteggiato fra le quinte di tutta Milano quella che sarebbe andata per due settimane in America. Budrieri non aveva un gran ricordo di quella vacanza, che fra l’altro gli fece perdere Inter-Torino e Inter-Bologna: sfacchinate in autobus, una lingua incomprensibile e anche un mal di pancia probabilmente dovuto a ketchup guasto. E poi non era successo un cazzo di interessante, né c’erano state storie con ragazze americane (la madre era preoccupata che Budrieri potesse essere notato da un regista di Hollywood e rimanere in America, figurarsi). Una gran rottura di palle. Ma perché lo avevano chiamato nel cuore della notte per parlare di una gita di 54 anni fa? Che tristezza. Quasi preferiva discutere di Juventus-Milan con uno juventino.

Lifen ha entrambi gli occhi neri e di questo non incolpa nonno e papà Tong che glieli hanno fatti, ma Zhou che ha avuto la bella idea di regalarle Ultime lettere da Montmartre per l’8 marzo. A lei, che ha letto soltanto la biografia di Alessio Bernabei e nemmeno fino alla fine. Previdente, aveva buttato il libro nella spazzatura ma mercoledì sera il nonno Tong andando a controllare se c’era rimasta troppa polpa di mela attaccata alle bucce l’ha notato ed è stata la fine. Non sono entrati nel merito dei gusti sessuali di Qui Miaojin o del suo suicidio, a loro è bastato leggere sulla quarta di copertina che fosse taiwanese. Mentre Lifen spiega ai dipendenti della Tuboplast che l’emissione degli scontrini è sospesa in segno di protesta contro il femminicidio, Budrieri cerca di leggere la Gazzetta sul bancone della Sammontana ascoltando in sottofondo il Gianni, il Walter e il Franco analizzare la vittoria sull’Atalanta, con Ibrahim, Nabil e gli altri spacciatori maghrebini dal passaporto variabile che cercano di tirare sera facendo battute sulla festa della donna e sul momento in cui uccideranno i pochi italiani di quel bar. Che del resto nemmeno se ne accorgerebbero, presi come sono a discutere del modo migliore per limitare Sergio Ramos sui calci d’angolo. Budrieri non ha mai ceduto al fascino semplificatorio del populismo, ma quando sente frasi copiate pari pari dagli agonizzanti giornali getta per terra la Gazzetta spiegazzata e senza le pagine degli altri sport (non che freghino a qualcuno, le ha usate Zhou per far scolare l’olio delle patate fritte) che titola ‘I magnifici 7’ e di puro carisma affronta le migliori menti del Champions Pub, gente acuta che passa le giornate a discutere del futuro di Petagna ma riuscirebbe a tagliare la spesa pubblica del 50% senza provocare scioperi, in meno di mezza giornata, se soltanto Gentiloni si degnasse di telefonare. Anche se lui che in nerazzurro ha visto giocare Bugatti e Arnautovic non dovrebbe scendere sullo stesso piano di chi crede che l’Inter sia stata inventata da Pinamonti o di chi come il Franco rimpiange tutti gli ex, addirittura anche uno come Gasperini.

“Partita iniziata in maniera cazzuta, dopo la solita settimana di celebrazioni nei confronti dell’Atalanta. Icardi assatanato, Banega per la prima volta bene in una partita contro una squadra di atleti, il resto incommentabile a meno di non voler fare del bar. Gasperini bravo allenatore da squadra di provincia, ma se il suo amico Moggi non lo ha mai portato in un grande club e meno che mai alla Juventus una ragione ci sarà. Gasperini è da Atalanta ma non è da Inter, non l’abbiamo scoperto certo ieri”.

(Continua. La versione riveduta e corretta di questa puntata sarà pubblicata a giugno 2017 con il nuovo libro che conterrà tutti gli episodi della stagione pubblicati su Indiscreto insieme a quelli delle giornate finali, che invece non saranno messi online).

Avvertenza per i nuovi lettori: Non è da Inter trae ispirazione dalla realtà, ma non è la realtà. Chi lo ritiene volgare o si ritiene offeso può semplicemente non leggerlo.

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