Suicidio assistito per legge o no?

28 Febbraio 2017 di Indiscreto

Il caso di DJ Fabo è un po’ arma di distrazione di massa, come succede alle notizie-pretesto per grandi dibattiti etici, ma molto anche una questione che ci riguarda tutti perché tutti moriremo e non è detto che questo avvenga con un colpo secco. Per evitare il 99 a 1 evitiamo il sondaggio sul diritto di decidere della propria vita, chiunque sia in grado di intendere e volere può lasciare questa terra quando vuole e con metodi quasi indolori (qualche anno fa c’era la moda del suicidio in garage, ma non l’abbiamo praticato e quindi sospendiamo il giudizio sull’indolore). Andiamo dritti al punto, consapevoli che le nostre rimarranno soltanto parole fino al prossimo caso che per varie ragioni verrà più mediatizzato di altri: il suicidio assistito (ci aggiungeremmo anche l’eutanasia, che con la vicenda di Fabiano Antoniani non c’entra) e in generale il diritto di andarsene devono essere regolati da un legge o lasciati alle sensibilità individuali? Prima di tutto del malato, ma anche di parenti, amici, medici, infermieri… Le situazioni di confine (quando eravamo piccoli c’erano discussioni roventi sul cosiddetto accanimento terapeutico, che oggi in pratica non esiste più) sono tante, ma la questione di principio è una sola: lo Stato deve intervenire anche nella vicenda più personale, individuale e privata di un’intera esistenza? Sicuri del 51-49 o del 49-51, questo è il nostro ‘Di qua o di là’.

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