Rino Tommasi per sempre

23 Febbraio 2017 di Stefano Olivari

Non ci segniamo mai anniversari, date storiche e compleanni, ormai un genere giornalistico a parte visto che le celebrazioni del grande personaggio iniziano con settimane di anticipo ed ormai anche per anni che non finiscono con lo zero. Ma gli 83 anni di Rino Tommasi, che ci sono stati ricordati da Ubitennis, sono per noi qualcosa di speciale perché probabilmente Rino è uno dei nostri migliori amici anche se lui non l’ha mai saputo né ci ha mai incrociato. Centinaia di pomeriggi e nottate passate in sua compagnia fra boxe (Holmes-Cooney e Hagler-Mugabi i ricordi da pelle d’oca, ma anche alcuni match di Loris Stecca e Minchillo e qualcuno di Parisi) e tantissimo tennis, ma anche football americano (fece la telecronaca di un Super Bowl, fra l’altro), calcio (Bayern Monaco-Milan di Coppa Campioni) e quei talk show sportivi che per prendere quota non avevano bisogno del cretino social o della figa muta. Volevamo fare i giornalisti sportivi fin da quando avevamo sette anni ma, al di là della mediocrità già del sogno, non abbiamo avuto il coraggio di provarci sul serio fino a quando non abbiamo letto il suo Trent’Anni a Bordo Ring, che parla di boxe ma soprattutto di come si racconta lo sport (sarà la centesima volta che citiamo questo libro del 1986, ma davvero riteniamo debba essere conosciuto). Va detto che la miglior lezione è stato lui stesso: l’assoluta assenza di retorica, l’odio per il giornalismo celebrativo, la scarsa considerazione per l’intervista e i ‘virgolettati’ (che inevitabilmente limitano la critica), la passione multisportiva, l’umiltà nello spiegare certi meccanismi di base anche a spettatori e lettori occasionali, il rifiuto di fare l’amico del campione: ognuno al suo posto, nel proprio ruolo. Conoscere bene chi ha lavorato con lui ci ha aiutato un po’, ma giusto un po’, a smitizzarlo, ma questo non toglie che in un mondo appena normale uno come Rino Tommasi sarebbe stato per cinquant’anni direttore della Gazzetta dello Sport. Certe direzioni, come quella dei servizi sportivi del neonato Canale 5, le ha avute e molte altre le ha rifiutate: meglio essere a Wimbledon a commentare Edberg-Becker con Clerici che in un palazzone nella brughiera a sentire le rimostranze di uno che chiede pretende di fare la telecronaca di Cavese-Forlimpopoli. Ha comunque reso più interessanti le vite di tanti, tantissimi di noi. Grazie Rino, per sempre.

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