Direttamente dalla end zone (Zhang non è da Inter)

6 Febbraio 2017 di Stefano Olivari

Il giorno dopo Juventus-Inter è un lunedì come tanti altri, per lo meno al Champions Pub. I magistrati contro Trump per il bando all’immigrazione musulmana, lo spread che sale a quota 200, la Merkel che parla di Europa a due velocità, l’attacco con machete al Louvre, l’interrogatorio della Raggi, Marine Le Pen che vuole la Francia fuori anche dalla Nato, il no di Napolitano al voto anticipato sono notiziole, buone giusto per riempire un Tg di provincia con in coda un servizio su Diletta Leotta ospite a Sanremo o sulle emozioni di Maria De Filippi. Tutto ovviamente scompare di fronte all’uno a zero con cui la squadra di Allegri ha battuto ieri i nerazzurri a Torino, togliendo un po’ di senso alla serata e forse anche alle vite del Gianni, del Walter, del Franco e di Budrieri, che hanno seguito la partita lì al bar sotto casa, bevendo un vino che Ping ha fatto arrivare dalle sue tenute vicino a Prato e che ha riscritto il concetto di dozzinale, mentre il Max era nella redazione di SuperMegaInter.com (cioè la casa di Vincenzo, pagata con le dentiere di Isernia) viaggiando alla media di tre post al minuto e chattando in contemporanea con la Fede. L’inviata di punta di Nerazzurrecontaccododici.net non stava ovviamente guardando la partita, ma era a cena in un posto asian fusion con un importante fashion buyer che vive fra Londra e Tokyo (in realtà un muratore sardo che risiede a Baranzate nel garage del cognato), conosciuto venerdì su Tinder. Così anche oggi, mentre il mondo brucia e la civiltà occidentale produce ministri come la Fedeli, nella periferia ovest di Milano il parlare di calcio è l’unica cosa che tenga attaccati alla vita insieme agli sconti 30% del Simply, al video poker, al centro massaggi Tuina, al Nails Paradise e a Mikaela Calcagno.

Sono le due del pomeriggio e la quarantina di superstiti della Tuboplast sta sorseggiando un caffè parente stretto dell’Orzoro, che Paolo-Wang serve in tazzine non lavate da prima dell’Inter-Juve con De Boer (i vecchi Tong gli hanno chiesto di risparmiare sull’acqua, nonostante Ping sia riuscito a creare un allaccio abusivo grazie a un suo tecnico di Prato), con la testa ai grafici del rand. Quelle quaranta vite inutili, dall’età media di 54 anni, vorrebbero discutere di Juventus-Inter ma devono almeno fingere di prestare attenzione a quanto sta dicendo il loro amministratore delegato: “Come avrete letto, la crisi c’è per tutti. Sabato Unicredit e i sindacati hanno trovato l’accordo su 3.900 esuberi e 1.300 assunzioni, con la chiusura di 800 filiali”. La Marisa, che ha appena trovato uno scarafaggio sotto la scaloppina, prova a far notare che Unicredit ha altre dimensioni rispetto alla Tuboplast, ma Tosoni la stoppa subito: “La sinistra operaista non ha capito due cose. La prima è che i leader e gli intellettuali di sinistra preferiscono schiavi africani a operai italiani: gli operai hanno aspirazioni piccolo borghesi e quindi si contaminano con il capitalismo cattivo, mentre i negri rimangono negri. La seconda è che dipendenti e imprenditori sono sulla stessa barca, la ricchezza degli uni è anche quella degli altri. Cara Marisa, pensi che Unicredit possa darci lezioni? Intanto i 3.900 si aggiungono ad altri 6.000. Invece qui alla Tuboplast gli esuberi non ci saranno, si tratterà solo di un ramo d’azienda ceduto allo Stato con nessuna professionalità, e lo sappiamo bene tutti quante skill ci siano nella nostra Tuboplast, che andrà persa. Di più: nella nuova Tuboplast risanata faremo anche cinque assunzioni”. Si tratta in realtà, ma questo Tosoni non lo dice, di cinque ragazze che vanno al Get Fit con Mariella, che hanno convinto Tosoni già al primo colloquio e che Cogodi ha convinto della bontà dei voucher (“Più veloci, senza tante formalità, sbarazzini: insomma, come voi giovani”).

Zhou ha farcito panini per tutta la mattina, avrebbe tanta voglia di ammazzare un foodblogger o un influencer ma non gli dispiacerebbe nemmeno la morte di Paolo-Wang, che ambisce a sfruttare le informazioni della CIA per guadagnare sull’andamento del titolo Snapchat. A proposito, Kevin stamattina si è scusato con Budrieri: impegni di lavoro gli hanno impedito di essere a Milan-Sampdoria, ma sarà presto a Milano. Sta cercando informazioni sulla Sino Europe, ma nemmeno la CIA al momento è in grado di trovarne. Da tifoso dei Patriots ha però cercato negli archivi dell’agenzia curiosità sul Super Bowl ed ha quindi fatto i complimenti all’amico italiano, che ha già dimenticato lo spiacevole equivoco del waterboarding: “Non sapevo che avessi giocato contro Bill Belichick! Grande!”. Budrieri gli ha spiegato che con la squadra di football dell’ATM a inizio anni Settanta aveva giocato contro alcuni college del Connecticut, fra cui il Wesleyan dove Belichick, di sette anni più giovane di Budrieri, giocava centro o tight end. In quella partita la squadra degli autisti milanesi, in gita premio per avere totalizzato meno assenze dei colleghi romani, andò sotto di 25 punti, prima di rimontare trascinata dal quarterback Budrieri, che proprio nel finale trovò una giocata sensazionale, con un passaggio da touchdown effettuato direttamente dalla sua end zone. Un braccio pazzesco, che molti anni dopo sarebbe stato paragonato a quello di Drew Bledsoe. Partita filmata in maniera artigianale e da qualche anno riversata in un dvd che Belichick ha regalato a Brady (“Tom, il popolo bue non lo sa ma tu sei un grande perdente. Guarda invece che cosa significa avere carattere”), il quale nella scorsa settimana a casa sua l’ha guardato ogni sera insieme a Gisele, anche lei colpita da quel Budrieri nel fiore degli anni, che terrorizzava i linebacker avversari con la sua arrogante fisicità e la sua conoscenza del gioco (ancora oggi conserva il playbook della squadra ATM, uno dei due libri di casa Budrieri insieme a quello di Sarugia). Non vogliamo peccare di campanilismo asserendo che Budrieri abbia insegnato a giocare a football a Brady, ma sicuramente in preparazione alla partita di Houston è stato importante sotto l’aspetto motivazionale. L’esaltatissimo Kevin ha poi chiesto a Budrieri il favore di recuperargli delle Tepa Sport del 1978: originali, non quelle vintage prodotte ancora oggi. L’ex colonna dell’ATM ha provato a tornare sul discorso dell’insider trading, ma a questo punto ha preso la cornetta Frank: “Scusa Budrieri, non leggi Rampini su Repubblica? Non ascolti la Botteri? L’America sta pensando soltanto a Trump, il resto non conta. Aspettiamo i dieci piumini Legea, intanto. Non ha idea dell’effetto che fanno qui in America: li indossi e scopi di sicuro, roba che quei frocetti che vestono Calvin Klein se la sognano”.

Max è disperato, al punto di ritenersi inferiore anche al finto fashion buyer. Per SuperMegaInter.com, nei giorni di avvicinamento alla partita con la Juventus, ha scritto 2.322 post, di cui un terzo con l’incipit ‘Parla l’agente’, un terzo su ipotesi di formazione che avrebbe potuto fare anche la Fede e il rimanente terzo di arte varia. Certo chi nei grandi portali di informazione la sfanga con una photogallery sulla Bundchen, con il pretesto del Super Bowl, o con titoli tipo ‘Nude look sul red carpet’ e ‘Il bagno di Dayane e Samantha’, è mille volte più fortunato di lui, che si trova fra l’incudine della spazzatura quotidiana e il martello dei magazine o webmagazine di grande qualità letteraria, da Undici in giù. A proposito, finalmente c’è una data per l’uscita di Hidegkuti: fine maggio, in modo (secondo Vincenzo e Pier Luca) da intercettare i lettori forti, che con la bella stagione diventerebbero (secondo Vincenzo e Pier Luca) ancora più forti. “Hidegkuti: un calcio al passato e uno al futuro”, questo lo slogan della campagna pubblicitaria che sarà lanciata fra due mesi. Si arriverà facilmente alle mille pagine, se Ridge Bettazzi continuerà a mandare pezzi come l’ultimo, in cui prendendo spunto dallo stop al nuovo stadio della Roma stila una classifica ragionata dei mille stadi italiani più emozionanti: poco meno di un milione di caratteri per spiegare perché non si può morire senza prima avere visto una partita al Brianteo. Va detto che si può morire subito dopo, vista la temperatura media di meno 32 gradi anche in estate. Nel pezzo, scritto alla Buffa ultima maniera, quindi con meno Los Angeles e più Mar del Plata, e intitolato ‘Il sogno spezzato di Nedo Sonetti’, la migliore penna di Pinarella di Cervia ripercorre la stagione 1993-94 del Monza, che venne preso in mano proprio da Sonetti alla dodicesima giornata del campionato di B, subentrando a Trainini, e che entusiasmò gli esteti del calcio pur senza riuscire ad evitare la retrocessione.

I soliti resuscitati Happel e Michels ammettono il loro complesso di inferiorità nei confronti di Sonetti e che non avendo allenato a Monza la loro carriera può considerarsi incompiuta. Anche se Michels nel 1971 ci andò vicino: fresco di Coppa dei Campioni vinta con l’Ajax fu contattato dal presidente Cazzaniga ed accettò il sontuoso quadriennale più benefit (fra cui il riscaldamento anche in agosto) propostogli, a patto che non gli vendessero Mondonico e Golin. Ma Mondonico era stato già promesso all’Atalanta mentre Golin doveva tornare al Milan, quindi Michels a malincuore disse no e accettò le offerte del Barcellona. È chiaro che se nel 1971 ci fossero state le frontiere aperte e si fosse potuto portare dietro Cruijff magari il santone olandese avrebbe detto di sì al Monza, ma purtroppo non lo sapremo mai. I due amici pranzano al Saint Georges Premier, dentro al parco, strafogandosi di ravioli di brasato e ricordando quella stagione in cui Sonetti dimostrò di essere il maestro di calcio dei maestri di calcio, pur avendo contro tutta la stampa brianzola. Michels ricorda il modo in cui valorizzò Monguzzi, leader della difesa prima ancora che portiere: già di suo il giovane monzese era più forte di Jongbloed (tutti, puntualizza Happel, sono meglio di Jongbloed), ma Sonetti lavorando soprattutto sulla sua psiche riuscì a farne una colonna di quella squadra.

Chiusura con citazione del solito Senad Gutierrez, che sul sempre antifranchista Explotadores y Explotados di questa settimana (in allegato una videocassetta con le dieci migliori invettive della Botteri e di Furio Colombo contro le casalinghe del Minnesota che votano Trump) ha scritto soltanto un pezzo, perché all’Università di Ibiza sta vivendo un momento difficile: sta per partire il corso di Semiotica del Rosario Central e il dissidente poeta bosniaco-cileno è sommerso di lavoro. Quel Monza comunque gli fa venire la pelle d’oca, quasi come toccare il culo delle sue ricercatrici: “Quando Saini entrava in campo il Brianteo ribolliva di antifascismo e Monza sembrava davvero una piccola Rosario. Ciccio Artistico è quanto di più simile al Trinche Carlovich abbia prodotto il calcio italiano: il brianzolo non vuole vincere, ma soprattutto sognare e con Artistico si sognava un mondo più giusto. Grande calcio e grandi valori, il presidente Giambelli pretendeva che il suo Monza desse lezioni di etica ed è per questo che la gemma di quella stagione fu la valorizzazione di Mark Iuliano. Nessuno su un campo da calcio ha mai avuto la personalità di Brambilla, e nessun popolo ha mai avuto rappresentanti migliori di Radice e Delpiano. Una squadra da leggenda, che oggi i Trump e le May non renderebbero possibile. Il segreto era comunque il Brianteo, così simile al Gigante de Arroyito che a volte sulle tribune quasi ti sembra di vedere il Che, arrivato con la sua romantica motocicletta fendendo il traffico capitalista della Tangenziale Nord”.

In casa Budrieri regna l’armonia familiare, anche se ogni tanto c’è qualche piccola baruffa. L’ultima è di sabato, quando Budrieri prima di scendere al bar a vedersi Chelsea-Arsenal avrebbe desiderato mangiare il suo piatto preferito: affettato e songino, fra l’altro la ricetta più complicata conosciuta dalla moglie. L’Erminia stava però uscendo per una raccolta fondi in parrocchia, a favore dei terremotati, ma anche fosse stata in casa non avrebbe preparato un cazzo. Così l’ex colonna dell’ATM ha aperto il frigo e trovato tre fette di prosciutto cotto grassissimo in una vaschetta aperta, con scadenza 27 aprile, 2015. Ma niente songino. “Erminia, ieri ero sicuro che ci fosse!”. Aggiustandosi il nuovo tanga di Victoria’s Secret la risposta di lei è arrivata puntuale: “Ieri era ieri, non sai che mezza Inghilterra è senza verdure per via del maltempo in Spagna? Me lo ha detto Yannick, che era molto preoccupato. Così ho pensato di portargli una busta di songino, di cui è ghiottissimo”. Per la prima volta in vita sua il vecchio socialista riformista Budrieri ha ceduto alle insidie del populismo: “Ma come, preferisci dare il songino al primo negro che passa invece che a tuo marito? E poi, cazzo, mica siamo in Inghilterra. Stamattina al Simply c’era della verdura bellissima”.

Mentre Lifen spiega ai pochi avventori che gli scontrini sono un’idea novecentesca, molto ideologica, Budrieri cerca di leggere la Gazzetta sul bancone della Sammontana ascoltando in sottofondo il Gianni, il Walter e il Franco (felice perché i fratelli forestali juventini erano ieri sera a Torino e ci sono rimasti, ospiti di imprecisabili parenti) analizzare la sconfitta contro la Juventus, con Ibrahim, Nabil e gli altri spacciatori maghrebini dal passaporto variabile che cercano di tirare sera chiedendosi quali siano i migliori siti porno di interracial sex, insieme alle solite battute sul momento in cui uccideranno gli italiani di quel bar. Che del resto nemmeno se ne accorgerebbero, presi come sono a discutere di come David Luiz renda meglio in una difesa con tre centrali senza pensare che tutti, anche i più cani, sembrano più forti in una difesa con tre centrali. Budrieri è lontano dagli estremismi, ma quando sente frasi copiate pari pari dai giornalisti, del tipo ‘Buonissimo atteggiamento dell’Inter, partita giocata alla pari’, ‘Pioli ha letto bene le mosse di Allegri’ e ‘Importante che Zhang sia così vicino alla squadra’ getta per terra la Gazzetta spiegazzata e piena di macchie di maionese scaduta che titola ‘Juve, gioia al Cuadrado’  e di puro carisma affronta le migliori menti del Champions Pub, gente di raro acume che passa le giornate a parlare delle condizioni fisiche di Caceres ma porterebbe a termine la Brexit in due giorni, se soltanto fosse al posto della May. Anche se lui che in nerazzurro ha visto giocare Guida e Beati non dovrebbe mettersi sullo stesso piano di chi crede che l’Inter sia stata inventata da Pinamonti.

“Sono felice che siate tutti ottimisti e che la prossima Champions sia già vinta, allora sono soltanto io che ho visto Buffon quasi a riposo mentre Handanovic ha tirato fuori forse la sua miglior partita della stagione. Ma dimenticavo che voi vi fate le seghe con il possesso palla e le statistiche alla Bacconi, tirare in porta è ormai un dettaglio. Juve molto superiore ma comunque una discreta Inter, visto che nessuno era particolarmente in serata e quindi avere tenuto contro una squadra così forte significa essere cresciuti e potersela ancora giocare, forse, per il terzo posto. Decisivo il rigore non dato a Icardi: netto lo sgambetto di Mandzukic, a due metri da Mazzoleni. Le altre erano situazioni di confine, di puro contatto, e sai già che contro la Juve a Torino non gireranno mai a tuo favore, ma uno sgambetto è uno sgambetto. Provo una profonda pena per giornalisti e commentatori, che come Rizzoli hanno paura di mettersi contro un terzo degli italiani e quindi fanno gli equilibristi: chissà cosa avrebbero detto di una situazione analoga in Watford-Southampton… Si dimentica così che il calcio è l’unico sport dove squadre anche molto inferiori possono con una botta di culo, tipo un rigore per un fallo ingenuo, ribaltare un risultato scritto. E se poi quesito rigore non te lo danno non puoi dire che chi ha vinto ha legittimato. È più forte e ha meritato di vincere, ma non ha legittimato proprio un cazzo. Tornando alla partita, male già da un po’ Candreva, appena sufficienti Perisic e Icardi, decenti il centrocampo e la difesa, anche in singoli ormai limitati come Murillo o improvvisati come Medel. Il problema di questa squadra è che non è tanto facile migliorarla, a meno di non spendere cifre pazzesche: in ogni caso le spenderei per il reparto dietro. Vedo che siete entusiasti per come Zhang junior sia vicino all’Inter, del resto per tre anni avete creduto ai piani di marketing di Thohir. A voi che avete fatto la Scuola Radio Elettra tutti quelli che hanno studiato in America sembrano geniali. Io però vedo solo che il ragazzo sta vicino a Zanetti e da Zanetti puoi soltanto imparare a perdere fra gli applausi e le pacche sulle spalle di chi ti incula. È un discorso antipatico, ma dalla Juventus non bisogna copiare gli schemi, visto che Allegri giustamente non ne ha di fissi, né lo stadio visto che San Siro a quel teatrino gli può cagare addosso, ma la capacità di condizionare chi si mette sulla tua strada. Se poi Zhang padre e figlio vogliono far conoscere il marchio Suning nel mondo e basta, tenendo l’Inter ad alto livello ma senza l’ossessione di vincere, potete stare sicuri che gli Agnelli saranno i loro migliori alleati. Per il momento quindi Zhang non è da Inter”.

(Continua. La versione riveduta e corretta di questa puntata, con tutti i personaggi, sarà pubblicata a fine maggio 2017 con il nuovo e definitivo libro, che conterrà tutta la storia di ‘Non è da Inter’ a partire dal 2002).

Avvertenza per i nuovi lettori: Non è da Inter trae ispirazione dalla realtà, ma non è la realtà. Chi lo ritiene volgare o si ritiene offeso può semplicemente non leggerlo.

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