I protagonisti di La La Land

23 Gennaio 2017 di Oscar Eleni

Oscar Eleni da Pacific Palisades, Los Angeles ricca dove un tempo si rideva felici con Rudy Bianchi, ex fosforo nelle giovanili Olimpia, si ballava bevendo bene pure dopo la sconfitta dell’Italia al mondiale di calcio anche se la sua dolcissima compagna ci piangeva sopra. California cercando i protagonisti di La La land, il film che forse sbancherà gli Oscar, la colonna sonora che ci vorrebbe per questo basket a cui piace il la la del bla bla, anche se poi non ha una sua terra consacrata, neppure una casa della gloria, non ricorda quasi niente, ma in compenso si presenta. Oh come si presenta. Non diciamo bene, ma certo va nei santuari che secondo qualcuno contano. Una volta da Sky, adesso in Rai, per la finale di coppa Italia a 8 in 4 giorni, una esagerazione, sul campo di Rimini.

Ci siamo tenuti alla larga dal convegno perché intimiditi dalle norme di sicurezza. Certo, visti i tempi, hanno ragione, ma ci sembrava esagerato per una sessione bla bla nel cuore del corpaccione Rai di corso Sempione dove c’è un sole stanco perché non sembra che daranno al polo Milano la stessa luce che vorrebbe dare SKY ora che ha deciso di spostare mezza redazione romana a Rogoredo. In questi viaggi, spostamenti, delusioni, abbracci, nessuno perderà tempo a domandarsi perché da qualche giorno sulla stampa scritta si scrive con rimpianto dei telecronisti e radiocronisti del passato. Certo non tutti. Ma il rimpianto è per lo stile, per la maniera in cui veniva servito l’utente se anche con qualche difetto di udito. Le voci erano piacevoli, si vedeva che prima dell’assunzione era stata fatta una scuola. Una voce radiogenica attira, interessa. Adesso, invece, sembra che facciano a gara per portare alla ribalta urlatori dalla voce sgradevole. A Rai 3 le hanno cercate col lanternino certe colleghe per i loro telegiornali. Hanno fatto corsi alla rovescia. Certo se ti lamenti protestano e così siamo al contenzioso fra il Grasso, critico del Corsera, con quelli di SKY che rispondono attraverso il nuovo direttore. Stiamo dalla parte del tifoso granata Grasso.

Come pensino di avere ragione sotto quel cielo è il mistero dei nostri giorni. Non servono l’abbonato, cercano di essere protagonisti più degli attori sul campo. Una pulce per ogni azione, poi dicono di voler educare, ma intanto non c’è fischio arbitrale senza cercare di scoprire l’errore (Quindi? Be’, se sbagliano avranno uno scopo). Pensano di entusiasmare con le lavagnone, la cascata di cifre: nelle radiocronache televisive senti di tutto, ma quasi mai quello che interessa sugli attori. Ve lo diranno sempre più tardi. Una promessa, una minaccia, ma poi il tempo stringe. Come fate a lamentarvi, soprattutto voi prigionieri dello sport italiano calciocentrico, adesso che potete vedere quasi tutto? Non vi hanno detto che l’azienda va al massimo. Be’, non proprio, diranno i dipendenti SKY, se si parla di tanti esuberi. Be’, non è sicuro, diranno i dipendenti RAI anche adesso che hanno sventato l’attacco “esterno” di chi voleva cambiare perché tutto non fosse come prima, ma si sentono ripetere che di soldi ce ne sono sempre meno.

La la land per cantare sotto la pioggia perché anche il basket criticato vi sbatte in faccia le cifre: e sì la Milano fintamente feroce, critica, che porta 18 mila persone a vedere Emporio Armani contro Galatasaray, sfida fra deluse, in fondo al gruppo di eurolega, e quella contro Capo d’Orlando, la squadra rivelazione dell’anno, ma con tanti pezzi da restaurare, fra influenze e infortuni, dovrebbe insegnare qualcosa. Intanto che se ti dedichi alla promozione i risultati arrivano e questo è sicuramente il miglior risultato della gestione del gruppo Armani nel duro viaggio alla scoperta di passerelle da dove spesso si cade e non basta a salvarti una sciarpa con le maniche. Più di quello sportivo, anche se le concorrenti sembrano sempre meno solide, meno ricche, meno lucide nella ricerca della sabbia per far andare fuori giri la macchina di Repesa, una squadra che non può dire di essere sempre sotto pressione, se fosse vero adesso camminerebbe da sola, ma un gruppo con qualche problema evidente davanti ai colossi d’Europa.

Dopo la partita col Gala di Ataman, che ha restituito al Forum quello che aveva scippato all’andata, due cose sono apparse evidenti: in Eurolega l’Emporio Armani perde quasi tutti i confronti a livello fisico; troppo spesso i giovanotti di Gelsomino si mettono un profumo sbagliato e diventano una squadra irritante. Contro i turchi da meno 8 a più 14, poi di nuovo sotto e poi avanti per vincere. Colpa dell’allenatore che ci ha messo troppo a trovare il quintetto giusto? Forse, ma, accidenti, si alzi in piedi chi vede gente non da quintetto nel gruppo dove manca un vero leader appena Simon va in debito di energie. Raduljica è un problema come Hickman? Contro i turchi non sembrava. Vero, ma poi lo hanno congelato in panchina troppo tempo e quando è tornato era di nuovo rospo da pitturato come direbbe a SKY. Ora ci si domanda se questi siano ragazzi o professionisti. Cosa vuol dire congelarsi in panchina? Ah saperlo. Possibile che ci siano sempre scuse per i giocatori e mai per gli allenatori. Paternalismo che fa nascere tanti gattini ciechi visto che la gatta matrice tanto frettolosa vuole affetto, popolarità, considerazione.

Adesso si sono inventati la guerra delle rose: sette stranieri cinque italiani, la solita musica, palle servite a Petrucci che neanche il Luca Vitali magico di oggi riesce a creare per la sua Brescia. Il Bianchi che stuzzica il presidente adesso dovrà guardarsi intorno per vedere se tutti gli associati sono dalla sua parte. Unica certezza certificata dai fatti è che le promosse dalla A2 dimostrano di essere realtà con un’ anima, una organizzazione, veri pogetti. Partenze con base italiana, arrivo al vertice per non fare da comparse. Allora si andrà a 18 squadre, si tornerà ad avere 2 retrocessioni? Qui si farà la nobiltà del sistema tenendo conto dell’affollamento nei calendari, con queste coppe allargate a dismisura, si cercherà di non farlo capire, ma a Roma e al suo pontefice interessa la Nazionale, alle società, ovviamente, una visibilità allungata e maggiori spazi di movimento. Unica cosa concordabile l’esemplificazione delle regole per i tesseramenti: hanno ragione quelli che chiedono di avere un numero per il tesseramento stranieri, senza divisioni di altro tipo. Non soltanto pensando al caso Burns che vuole essere considerato come italiano avendone il diritto legale, anche se tecnicamente è di scuola straniera. Non inventiamoci altri casi Bosman sotto canestro.

Pagelle sulla sabbia di Malibu, ascoltando musica jazz, cercando di riscoprire un genere di basket, telecronache, vita nello sport che ci faccia sentire bene, senza obbligare nessuno a cambiare canale, ad usare il muto, a cercare soluzioni di riserva, a fingere di trovarsi nel paese di La La land.

10 A BRESCIA per 3 motivi importanti: riusciranno ad avere un Pala Leonessa; hanno allestito una bella squadra; hanno premiato l’ex Ario Costa, detto Wimbledon (così lo chiamava Sales dopo aver visto le manone mangiando i gnocchi di Cogorno) presidente della Pesaro materasso stritolata in campionato. Un voto che si merita anche Alessandro Periconi animatore di un ufficio stampa che lavora bene e sa fa diventare energia quello che produce la presidentessa Bragaglio, una da promuovere anche in Lega.

9 Al PASQUINI che ha riportato Sassari nella zona nobile della classifica, passando attraverso esami dolorosi, difficili, una crescita ben governata. Certo non sarà facile in Coppa Italia eliminare Avellino, ma se questa è l’alba allora ahioo.

8 Ai fratelli VITALI, con la maglia di Brescia, ancora loro, il maestro Luca, che porta a 19 il suo record di assist, il giovane Michele che segna, azzanna, cresce. Bene a sapersi, dirà mastro Messina in Texas.

7 Al FONTECCHIO che sta crescendo bene, dopo aver cancellato le facili illusioni di chi lo vedeva già pronto per grandi ribalte. Ha scelto la strada della pazienza, sapendo che con Repesa, erano cresciuti bene quelli che ascoltavano davvero, da Basile a Belinelli, fingendo di non sentire le voci esterne che hanno già fatto troppi danni alla ricca Milano. Si vede che è figlio di due grandi atleti. Sa cosa vuol dire allenarsi bene e dovrebbe imparare a mandare a quel paese chi gli parla di NBA…

6 Al WRIGHT che ha incantato Torino mentre infilava le banderillas sul corpaccione dell’Avellino sfuggita dalle mani di Sacripanti entrato nel club non tanto esclusivo degli allenatori che spiegano una sconfitta con la frase a doppio taglio: piano partita non rispettato. Colpa condivisa? Uhm.

5 A DIAWARA che ha messo il colpo vincente per l’impresa di Caserta sul campo di Reggio perché adesso litigheranno tutti quelli che lo consideravano bollito e gli altri che invece erano convinti che potesse dare ancora qualcosa nel campionato italiano. Certo non il massimo, ma pur sempre difficile.

4 Al PERIC di Venezia perché quando la sua luna è buone questa Reyer fa davvero paura, anche dopo inizi balbettanti come contro l’Ottobre Rosso che avrebbe forse bisogno di qualcosa in più, magari la serenità oltre ad un bel giocatore. Il tipo, però, ogni tanto si deprime ed è questo che deve temere De Raffaele ora che ha una Venezia da Canal Grande.

3 A STIPCEVIC che ha sfondato la rete alzata da Attilio Caja per ridare a Varese una speranza, una minima speranza. E sì, l’omino di Maribor ha fatto del male, come tante altre volte, ha giocato benissimo, come spesso gli accade, ma nei piani partita viene sempre considerato meno di quello che vale: se Aza Petrovic non lo metteva mai in campo con la nazionale croata ci sarà stato un motivo. Ecco. Nessuno sa spiegarlo, meno Pasquini, ovviamente e fortunatamente diciamo noi.

2 A DELLA VALLE che dopo aver raccontato, alla sua maniera, l’abbraccio per il ritorno del maturo veterano Kaukenas, dopo aver accelerato una guarigione difficile per il bene della squadra, ha trovato una mano gelida: 3 su 13 , con 0 dalla linea dei 3 punti in 3 tentativi. Certo l’assenza di Aradori, questa ansia aspettando il “nuovo” non fa bene ai cavalieri di Menetti che ora sono davanti al bivio: crescere o piangersi addosso.

1 A BIANCHI, presidente di Lega, e PETRUCCI, numero uno del basket italiano, se non troveranno subito un modo per tornare a parlare la stessa lingua. Bianchi non creda a società che cambiano ostello al primo fiocco di neve, Petrucci non pensi soltanto al bene di una Nazionale che certo è la vetrina più luminosa, ma è il campionato, sono i campionati a tenere acceso ogni giorno il canale basket, pazienza se non tutte le voci di questo canale sono intonate.

0 A BRINDISI per aver mandato a Milano, il giorno della presentazione per le finali di coppa Italia, un fantasma di squadra, stracciando il libro di Meo Sacchetti dove si dice che il suo basket è di chi lo gioca. A Trento non hanno proprio giocato e pur riconoscendo i progressi della squadra che ha ripresentato Buscaglia dopo la sosta è difficile perdonare chi fa 48 punti in serie A, chi fornisce prestazioni del genere che dovrebbero pure essere pagate. Attenti a non finire al mercato del pesce prima di affrontare Milano che aspetta Rimini per farsi perdonare la brutta Europa, la pessima abitudine di perdere palloni anche quando le difese avversarie non sembrano feroci, anticipate: quasi 20 anche contro Capo d’Orlando non ha senso.

Share this article