Mister Felicità e il segreto di Siani

27 Gennaio 2017 di Paolo Morati

Mister felicità

Per Alessandro Siani negli ultimi tempi si stanno sprecando i paragoni, dopo che il suo terzo lavoro Mister Felicità ha registrato elevati incassi superando le altre commedie uscite in periodo natalizio. Un film con una trama certamente non originale (uno scansafatiche, tra l’altro anche visibilmente antipatico e confuso, che deve risolvere un problema alla sorella, si innamora e si redime, con fiori d’arancio e figli finali), una dizione a tratti incomprensibile da parte del protagonista (affrancarsi dal ‘troisismo’, per favore) per chi non mastica a fondo il napoletano, e una campionessa di pattinaggio (Elena Cucci) non certo più ragazzina e soggiogata dalla madre padrona (la brava Carla Signoris).

A loro si affianca un in tutti i sensi enorme Diego Abatantuono, nei panni del dottor Guglielmo Gioia (un cognome, un programma), non a caso capace di rubare la scena a ogni apparizione e di elevare lo spirito dei suoi pazienti e in generale del semplice canovaccio di Mister Felicità fino a un finale più che scontato e di buon cuore, eppure funzionale all’obiettivo, almeno a misurare le risate all’interno del cinema sulle varie scenette. Quanti appunti, si dirà. Eppure il film regge e si merita un 7 pieno nel suo genere, con grande successo in sala, non per la sola quota biglietti. Vediamone insieme le ragioni.

Il pubblico non ricerca di fatto solo gli effetti speciali o i mattoni autorali, ma anche un giusto sorriso. Questo non deve necessariamente essere innescato da battute volgari e grasse, sostanzialmente assenti dal film di Siani, ma da riflessioni semplici e leggere, intuibili e prevedibili immediatamente, lasciando in mente qualcosa che faccia poi tornare a casa di buon umore. Certamente il racconto, le rocambolesche (e improbabili) connessioni tra i protagonisti di Mister Felicità, e il formato che più che cinematografico appare televisivo, diremmo stile fiction del martedì sera (che è poi il mezzo con cui oggi si veicola maggiormente un certo messaggio) faranno storcere il naso a chi ricerca la perfezione artistica.

Non siamo in effetti vicini, e la pretesa non era probabilmente quella, nemmeno lontanamente alle vette di Totò, per noi da sempre la massima espressione sul palco dei due lati malinconici e spiritosi della napoletanità che fa riflettere e ridere anche dopo migliaia di repliche. Ma tutto sommato per essere un po’ più contenti, per qualche ora almeno, il film firmato da Alessandro Siani può decisamente bastare.

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