Il mind-setting del vincitore (Gagliardini non è da Inter)

9 Gennaio 2017 di Stefano Olivari

Il giorno dopo Udinese-Inter è un lunedì come tanti altri, per lo meno al Champions Pub. I 39 morti della discoteca di Istanbul, l’attentatore di Berlino ucciso a Sesto San Giovanni, la quasi nazionalizzazione del Monte dei Paschi, le morti di George Michael e Carrie Fisher, la svolta garantista ed europeista di Grillo sono notiziole, buone giusto per riempire un Tg di provincia con in coda il servizio sui botti di Capodanno a Napoli e quello sulle piste perfettamente innevate di una località che ospiti gratis direttore e inviato. Tutto ovviamente scompare di fronte al 2-1 con cui i nerazzurri hanno battuto la squadra di Delneri al Friuli. Il Gianni, il Walter, il Franco e Budrieri hanno seguito la partita nel peggiore bar di via Novara, felici di avere risolto il pranzo della domenica mangiando all’intervallo una delle famose piadine di Paolo-Wang, farcite con un formaggio che nella vita precedente era stato un brie. Così anche oggi, mentre il mondo brucia, nella periferia ovest di Milano il parlare di calcio è l’unica cosa che tenga attaccati alla vita insieme agli sconti 30% del Simply, al video poker, al centro massaggi Tuina, al Nails Paradise, alla De Filippi che presenterà Sanremo insieme a Carlo Conti, alla donna di Mancini, alle polemiche sulla nuova Miss Helsinki e soprattutto al culo della spadista tampinata da Higuain.

Sono le due del pomeriggio e Paolo-Wang non ha troppi caffè da servire, anzi. I dipendenti della Tuboplast hanno infatti ricevuto la mattina di Santo Stefano una mail dell’azienda, in cui si spiegava che a causa del crollo della domanda (di tubi di plastica, sottinteso) e del costo del lavoro che toglie competitività la Tuboplast sta progettando di delocalizzare la produzione in un paese vicino a Timisoara. Tosoni ha chiuso la sua comunicazione invitando a non disperare, perché ci sono trattative con tre fondi di investimento cinesi e addirittura con la Sino Europe, che potrebbero andare a buon fine se l’azienda, ha scritto l’amministratore delegato “Si presenterà sul mercato più snella e pronta ad affrontare le nuove sfide della globalizzazione”. Su suggerimento di Cogodi alla mail è stato allegato un articolo del Financial Times sui lavori che scompariranno entro vent’anni, fra cui tutti quelli nel campo dei componenti per l’industria. Non che la Tuboplast produca qualcosa, ma per aumentare il clima di terrore l’allegato ci stava tutto. Il giorno dell’Epifania, venerdì scorso, è stata mandata un’altra mail: dopo una lunga introduzione in cui si è ribadito più volte il concetto che ‘La vita non finisce a 54 anni’ (età media del personale Tuboplast, non a caso), si sono invitati i dipendenti a frequentare corsi di formazione o coaching, allegando la pubblicità del ‘Julio Velasco Leadership Day’. Per 397 euro più Iva presso lo Zanhotel & Meeting Centergross di Bologna (località Bentivoglio-Interporto, a ridosso dell’uscita autostradale A13 per Padova), per certi aspetti un hotel di charme, il prossimo 25 febbraio si potranno imparare varie cose in una giornata di corso full immersion tenuto dall’ex santone del volley italiano. Nell’ordine: ‘Come individuare le leve motivazionali giuste per le diverse personalità – Come trasformare un gruppo di lavoro in un team affiatato e vincente – Squadra (e strategia) che vince si cambia?  I pilastri di un leader per diventare un grande coach in azienda –  Il mind-setting del vincitore e gli errori più insidiosi da evitare‘. In attesa del buon esito delle trattative o di una svolta a livello di mind setting, stamattina nella sede della Tuboplast c’erano soltanto Tosoni, Cogodi, Mariella e José Luis, che avendo poco da fare ha potuto sfogliare con calma il suo album pieno di foto con cadaveri di sandinisti. Della Tuboplast gli importa il giusto, si commuove soltanto pensando alla sua gioventù nei Contras, quando sognava l’Italia e i gol di Edy Bivi.

Mentre Paolo-Wang era impegnato a investire sul CESI Index (anche se Budrieri, sentito il suo consulente della SuperMegaBanca, avrebbe preferito “I mercati overseas, perché la Algoritmic operi in una logica di diversificazione parametrica, magari con fondi di investimento global total return yield”), in un bar di via Novara è stato venduto il biglietto che ha vinto il terzo premio alla Lotteria Italia, numero R053568: un milione e mezzo la vincita. Nella cosiddetta società civile si pensa che la Lotteria Italia non esista più da almeno trent’anni, ma il trumpiano paese reale è un’altra cosa. Purtroppo però l’onore è toccato al Boombastic, al numero 123 della via, che in confronto al Champions Pub è un posto di tendenza. Va detto che nessuno dei biglietti venduti da Zhou aveva una minima chance, visto che si trattava di tagliandi contraffatti da Ping: tutto guadagno netto per Ping, a volte estasiato dalla sua stessa disonestà, e per i Tong, cosa che non ha impedito loro di prendere a pugni Lifen proprio la sera dell’Epifania. In televisione c’era un servizio sul funerale di un politico di Taiwan, tale Tung Hsiang, rallegrato dalla presenza di cinquanta ballerine: il vecchio Tong, il cui padre era un veterano della Lunga Marcia, si è innervosito e se l’è presa con la nipote nonostante lei fosse tranquilla in camera sua (sua e di altri 21) ad ascoltare Benji & Fede. Proprio mentre stava cantando ‘Sei come gli aeroplani’ il nonno l’ha colpita con violenza, dandole ovviamente della puttanella taiwanese. Samantha l’ha invitata a denunciare tutto, ma Lifen le ha risposto che questa è la cultura cinese e che Samantha nel giudicarla pecca di etnocentrismo: “Scusa, Sam, allora a una somala vuoi impedire l’infibulazione?”.

Max è disperato, anche più del solito. A SuperMegaInter.com il lavoro è più complicato che nei grandi portali di informazione, dove di solito basta un selfie di Emily Ratajkowski o di una Kardashian per arrivare alla fine della giornata. Ogni minuto bisogna inventarsi trattative di mercato, da Rincon a Lucas Leiva, sperando di non essere smentiti dalla realtà. Contro il sito facente capo alla holding di Vincenzo (87,12%) e Pier Luca, con quote minoritarie del business angel di Marilena, della Algoritmic e di Vivendi, si è scatenata la forza d’urto di Pitruzzella, che se l’è presa con le fake news che secondo lui il web metterebbe in circolo, mentre una volta con i giornali tradizionali era tutta un’altra storia. Il presidente dell’Antitrust non ha citato espressamente SuperMegaInter.com, ma i soliti giornalisti embedded hanno infilato questo sito di copia e incolla interista (ma fra gli stessi siti interisti ce ne sono almeno venti che praticano un copia e incolla più massiccio) al vertice dell’impero del male. La dirigenza si è portata avanti, togliendo a Max anche i 100 euro al mese pagati a 360 giorni: da adesso in poi guadagnerà soltanto se porterà uno sponsor, trattenendo il 10% della sponsorizzazione. Luana per Capodanno lo aveva invitato a un festa fetish in Engadina, spesato di tutto, però Max era così triste che ha preferito rimanere a casa a guardare Gigi D’Alessio su Canale Cinque e poi vecchie registrazioni di Mikaela Calcagno. Gli sono pesati anche gli insulti di Vincenzo, suo ex sottoposto e adesso datore di lavoro, che gli ha sventolato sotto il naso un pezzo di Ultimo Uomo sulle migliori strette di mano nella NBA e per Natale gli ha regalato un quadro con incisi i passi più significativi del pezzo ‘I cinque migliori pressing offensivi di Zaza’, chiaramente autoironico (il sapersi prendere in giro è alla base di queste operazioni editoriali) e che solo uno come Vincenzo poteva prendere sul serio: “De Sanctis si paralizza, abbagliato come un animale selvatico davanti ai fari di un’auto in corsa. Il tempo di valutare che cos’è quella luce ed è già tutto finito. Quante sono le responsabilità della volpe, quando il parafango la colpisce? Non c’è niente nel suo patrimonio genetico che la possa mettere in guardia di fronte a una minaccia così estranea al suo habitat. E allo stesso modo De Sanctis, portiere di quella generazione in cui giocare coi piedi era un vezzo, non è nelle condizioni di misurare con precisione il pericolo. La macchina che gli si avvicina non commette neppure un errore. La cura con la quale Zaza chiude quanto basta la linea di passaggio verso Manolaz (scritto con la zeta, ndr), decelerando per ingannare De Sanctis, convincendolo di avere tempo. La potenza con cui la corsa di Zaza ritorna decisa, proprio nel momento in cui De Sanctis tocca il pallone e se lo allontana appena. La coordinazione della scivolata di Zaza, che sintonizza il movimento delle sue gambe con quello delle gambe di De Sanctis: appoggiano assieme il piede d’appoggio, alzano assieme la gamba per calciare, De Sanctis da in piedi, Zaza da terra, tira De Sanctis, Zaza ribatte, Zaza si alza, De Sanctis va a terra. Non è solo un gol bellissimo. Anche cancellando il pallone, la porta e tutto lo stadio, e quindi decontestualizzando l’attimo in cui Zaza e De Sanctis si incontrano, resta una doppia evoluzione coordinata piena di armonia ed espressività, dove un corpo sembra prendere il posto, lo status dell’altro“. È questa la scrittura emozionale che Max non avrà mai.

Martedì, mentre seguiva al bar il triangolare con Marbella e Linense, ha anche corretto quello che spera essere l’ultimo pezzo di Ridge Bettazzi, visto che il numero zero di Hidegkuti ha raggiunto le 700 pagine. Fra l’altro la concorrenza non sta certo a dormire: la qualità di Hidegkuti fa paura e allora progetti analoghi vengono mandati in edicola subito, per fidelizzare i lettori di qualità, che come è noto sono la maggioranza. Molte donne stanche del gossip e molti uomini che non ne possono più delle lamentele di Sarri e dei colpi di Mirabelli decretano il successo di riviste come Undici ma anche come Soccer Illustrated, che esordisce con un’intervista a Raiola e una ai fondatori di Calciatori Brutti, più uno speciale sulla serie B e premi ad Anna Billò e Paolo Condò. Ottimi prodotti ma, con tutto il rispetto, Hidegkuti è un’altra cosa. Solo lì infatti si può leggere in esclusiva Ridge che, reduce da un Capodanno solitario (le sorelle Brooke, Caroline e Taylor sono invece venute a Milano, ospiti di un toy boy sull’orlo della pensione) passato a leggere una biografia non autorizzata di Koetting, per 144.221 caratteri si esibisce sul tema ‘Le migliori squadre di serie B di centroclassifica della storia’. Un buon terzo del pezzo è dedicato ovviamente alla Lucchese 1992-93, che prima Orrico e poi Scoglio traghettarono verso una salvezza tranquilla, con un gioco che viene ricordato ancora oggi in ogni angolo del globo. Ovviamente Ridge usa il suo schema preferito, con i soliti risorti Happel e Michels in vacanza a Forte dei Marmi, che sdraiati sul loro lettino ai bagni Annetta si chiedono cosa sia mancato a quella bellissima squadra per fare il salto di qualità: ne discutono per giorni, quasi venendo alle mani, fino a quando trovano l’accordo su Bettarini. Se l’allora ventenne difensore avesse giocato di più, sostengono i due santoni, quella Lucchese sarebbe stata sicuramente promossa: forse Orrico e Scoglio lo presero di punta perché troppo raffinato mentre loro, da bravi intellettuali, il calciatore lo volevano ignorante. Happel si spinge a sostenere che se nel 1978 la sua Olanda avesse avuto Delli Carri quel sopravvalutato di Kempes nemmeno si sarebbe avvicinato all’area, mentre Michels dopo avere inveito contro Jongbloed (“Una pippa assurda, meglio se mettevo in porta Rep”) esalta le doti di Quironi, soprattutto nel comandare la difesa.

Chiusura del pezzo con la solita citazione di Senad Gutierrez, che l’università di Ibiza ha graziato (al dissidente bosniaco-cileno è bastato dire di essere preoccupato per l’ascesa di Trump), che su Explotadores y Explotados ha voluto ricordare quella Lucchese bella e dannata: “Quando Silvio Giusti metteva piede al Porta Elisa subito Lucca diventava una piccola Rosario, con poesia e fantasia a ridicolizzare il calcio robotizzato degli avversari. I gol di Rastelli e Paci erano una sfida all’America razzista e xenofoba di Trump, del quale loro avevano già intuito l’ascesa, le corse di Di Francesco erano quelle del Sud del mondo verso la libertà dal giogo delle multinazionali, e non penso di esagerare affermando che il vero Di Stefano del calcio è stato l’operaio Oliviero, non il capitalista Alfredo. Il giovane Bettarini era poi la risposta culturale ed etica che negli anni Novanta la sinistra toscana dava al berlusconismo imperante, una risposta che negli anni a seguire avrebbe dato i suoi frutti. Quella commovente Lucchese ha creato soltanto ponti, i muri li ha lasciati ai beceri seguaci del dio risultato”.

Ylenia ha trascorso il Natale in famiglia, cercando  di sfuggire ai palpeggiamenti del patrigno e di non guardare Danny mentre si masturbava con il pensiero alla Costituzione o a Verhofstadt: ha apprezzato il cammino di Grillo verso i liberali dell’Alde, ritiene che sia la strada giusta per il Movimento se si vuole contare in Europa. Ylenia è riuscita a sopravvivere sognando di essere al Palm Beach Resort delle Maldive insieme a Malagò, Totti, Oddo, Magnini, la Pellegrini e tanta gente di spiccata sensibilità (su tutti Mark Iuliano), senza chiedersi chi abbia pagato. Danny è stato fra i 41mila che hanno votato il nuovo codice etico dei Cinque Stelle, in vista degli avvisi di garanzia a Roma, e ha passato il Capodanno con Franco Causio Omar (per tutti Genevieve) a una festa per scambisti bisex, in cui già due ore prima di mezzanotte nessuno sapeva più che cosa scambiare e con chi. Il fratello di Hadiya adesso organizza eventi, ma soprattutto si occupa di brand awareness per aziende di beni di largo consumo. Come Hadiya anche Genevieve spera che zio Hazem (non si hanno sue notizie da metà dicembre e del resto nessuno ne ha cercate) venga ammazzato da qualche altoatesino cazzuto, un uomo che finalmente preferisca i muri ai ponti.

Budrieri ha trascorso un sereno Natale in famiglia, anche se la sera della Vigilia l’Erminia ha avuto un impegno improvviso in parrocchia (“Devo aiutare nella raccolta fondi per le missioni in Congo”). Non metteva piede in parrocchia, ha pensato Budrieri tenendosi l’osservazione per sé, dalla Cresima di Marilena. Anzi, dalla Prima Comunione, perché la Cresima l’aveva saltata per un improvviso calo di pressione (a casa le aveva tenuto compagnia il cognato Gianandrea, un camionista di Motta di Livenza che era stato il suo primo fidanzato: un favore per cui Budrieri lo aveva anche ringraziato). Comunque alla Vigilia Marilena era di turno al Centro Tuina, che aveva ricevuto prenotazioni fino alle quattro del mattino, e D.J. John per 20 euro faceva il Babbo Natale a una festa di ex paninari, che a un certo punto hanno invitato i figli a fare un gioco rispettoso dello spirito degli anni Ottanta: “Prendete a calci nel culo quel pezzente di Babbo Natale, poi gli diamo 40 euro invece di 20 e lui è contento lo stesso”. I ragazzini si erano divertiti un sacco, forse in futuro per D.J. John ci sarebbe stato altro lavoro. Solo in casa la sera del 24, quindi, Budrieri non ha saputo resistere alle offerte del Gianni e così lo ha accompagnato a Figino sul Maserati cobrandizzato Vuitton, dove l’amico aveva già prenotato Alex, il suo travesta preferito: Budrieri ha guardato e basta, quasi vergognandosi di provare una certa simpatia per questo brasiliano (terminato il pompino al Gianni, hanno discusso per mezz’ora della posizione da cui dovrebbe partire Gabigol) nerissimo, però in ogni caso è stata una bella notte di Natale.

Il 25 l’Erminia si è fatta perdonare con un pranzetto dei suoi: tortellini scaduti di Giovanni Rana, spinacine Aia al 30% di sconto (nel piatto di Budrieri ha lasciato anche la plastica) e crocchette di surimi ordinate al Calafuria, da servire gelide, con alla fine il panettone brandizzato Mastro Pasticcere, annata 2014, già iniziato da Yannick in occasione di un tè a casa Budrieri di qualche giorno prima. D.J. John ha fatto il bis di tutto, mentre Marilena continuava a scambiarsi messaggi con il prete-operaio in crisi di coscienza e con qualche piccolo problema personale (ha due figli da due donne diverse e altre tre le ha fatte abortire, in più si è reso conto di essere gay). Dopo pranzo hanno guardato Baudo su RaiUno, in silenzio, sfogliando riviste della Cairo Editore, fino a quando D.J. John ha rotto il ghiaccio (“Ho voglia di farmi una sega”, con rutto a sottolineare il concetto) e Marilena è andata ad un appuntamento che il prete le aveva dato vicino alla sua chiesa, a Quarto Oggiaro, in un posto dove c’è una percentuale di maghrebini più alta che ad Algeri. A Capodanno l’ex pensionato ATM si è commosso vedendo che l’Erminia era rimasta a casa con lui, nonostante gli avesse già annunciato da tempo che sarebbe andata ad una festa con Yannick e la signora Minghetti. In realtà il podologo era stato ingaggiato per fare il cubista in una discoteca della bergamasca (serata finita male, perché un muratore di Grumello lo ha scambiato per Bello Figo e lo ha preso a sberle) e ha dato buca alle sue fan, promettendo però di farsi perdonare “nel solito modo”. A Budrieri lo spettacolo di Rai Uno non è piaciuto, da Tony Hadley a Bennato i cantanti erano troppo giovani per i suoi gusti, così come il cotechino scaduto che l’Erminia ha cotto nel microonde. La compagna della sua vita sembrava contrariata e assonnata, Budrieri le ha proposto di brindare al 2017 alle undici e un quarto con un Durello comprato alla Lidl per 2 euro e 79, ma lei si era già addormentata e così ha brindato da solo insieme ad Amadeus. Primo dell’anno con risveglio difficile: il pomeriggio di San Silvestro D.J. John si era offerto di sistemare la caldaia sempre più spesso in blocco, con il risultato che al mattino Budrieri nonostante il pigiama di flanella azzurrino ha avuto la netta sensazione di essere al Lambeau Field. Invece era il suo cesso.

A Santo Stefano il Gianni ha quasi costretto Ilaria seguirlo al Royal di Courmayeur, dove lui è di casa e dove la figlia gli ha tenuto il muso fino a Capodanno perché era lontana dal suo ultimo amore, un supplente di filosofia sposato (ma la moglie non lo capisce, così ha detto all’intelligente ragazza con la quale condivide la preoccupazione per la presidenza Trump: in effetti The Donald e il generale Flynn hanno messo nel mirino il liceo sportivo-coreutico-artistico di Garbagnate dove l’amore di Ilaria insegna) con tre figli, uno che il Gianni se potesse brucerebbe volentieri. Comunque Ilaria ha sciato e poi comprato l’impossibile in via Roma, con i soldi del Gianni (ma non cose di Dolce & Gabbana, che vestono Melania Trump), quasi certamente l’ha anche data a un maestro di sci preoccupato del fatto che l’elezione di Trump possa portare a un neo-isolazionismo degli USA. Come al solito il Gianni e il Walter oggi hanno commentato l’attualità politica italiana ed internazionale, nel disinteresse dei giocatori di videopoker: dalle polemiche sulla nuova Miss Helsinki (per il Gianni, che non ha potuto non notare una somiglianza con Alex, “Va bene una negra, così i giornalisti comunisti parlano bene del concorso, ma hanno scelto la più cessa del pianeta. Quelle dalla seconda alla decima, poi, erano tutte fighe spaziali: se volevano fare il delitto perfetto dovevano perdere negre anche loro”) al grande freddo (secondo il Walter, ormai quasi sessantaduenne ma sempre in forma con i suoi baffetti alla Zaccarelli, “Almeno ci liberiamo di un po’ di pensionati del cazzo”), passando per i voucher con cui la CGIL paga alcuni collaboratori e i dieci anni dell’iPhone (il Gianni ce l’ha, ma non è un fanatico: “Giocattolino per adulti, del resto quando non scopi più devi inventarti qualcosa oltre alla cucina e ai viaggi”).

Mentre Lifen spiega ai pochi avventori che potranno richiedere lo scontrino tramite la loro casella PEC, Budrieri cerca di leggere la Gazzetta sul bancone della Sammontana ascoltando in sottofondo il Gianni, il Walter e il Franco analizzare la partita di ieri, mentre Ibrahim e Nabil (che ritiene Gentiloni troppo duro nei confronti dell’immigrazione clandestina) e gli altri spacciatori maghrebini cercano di tirare sera guardando Sky Sport 24 e facendo battute sulle conduttrici. L’anziana colonna dell’ATM, che potrebbe riavere la sua pensione prima del pronunciamento della Corte Costituzionale, per sua formazione culturale è lontano dai populismi, ma quando sente frasi del tipo ‘L’Inter di Pioli corre di più’, ‘Si sente che Zhang sta vicino alla squadra’ e ‘Gagliardini è un bel colpo, è il Pogba bianco’ getta per terra la Gazzetta spiegazzata che titola ‘Fantastiche 4 – Con il doppio Perisic non si ferma più’ e soltanto con l’arma del suo carisma affronta le migliori menti del Champions Pub, gente che passa le giornate a parlare di Gabbiadini ma ritiene di poter governare la BCE meglio di Draghi. Anche se lui che in nerazzurro ha visto giocare Ronaldo e Taccola non dovrebbe mettersi sullo stesso piano di chi crede che l’Inter sia stata inventata da Carrizo: “Ancora un primo tempo pessimo, rischiando anche di andare sotto di due gol: l’unico merito è stato non sbracare, poi bravi Icardi e Perisic a creare il pareggio sul primo tiro in porta. Nel secondo tempo poco meglio, ma con le squadre allungate si sono viste più occasioni e i nostri avendo più qualità hanno avuto anche più situazioni. Merito di Pioli è far andare la squadra nella stessa direzione, ma il gioco è un’altra cosa: in teoria Banega sarebbe più creativo di Joao Mario, in pratica rallenta una manovra già lenta e non incide davanti. Credo che questa sia una della sue ultime apparizioni da titolare, se non direttamente nell’Inter. Facile indicare i peggiori: Murillo con le solite incertezze, D’Ambrosio anche se ha pagato la mollezza di Candreva, poi Banega. Migliori Perisic per come ha saputo schiodarsi dalla fascia nei momenti giusti, Handanovic che è stato attento, Joao Mario anche se si è inserito a squadre già lunghe, Kondogbia che sbaglia i disimpegni ma recupera tanti palloni ed in pratica è l’unico che lo sa fare di forza. Se questa è la formazione che Pioli ha in testa fa bene a insistere, magari nella versione Joao Mario: si può solo migliorare. Se poi voi ragionate come il Mancini, cioè che quando qualcosa non funziona bisogna subito andare sul mercato, allora possiamo anche esultare per questo Gagliardini. Bell’atleta, come struttura, ha qualcosa di Dino Baggio, ma anche uno ancora in costruzione, che fino a sei mesi fa l’Atalanta non considerava da Atalanta. E se uno non è da Atalanta non è nemmeno da Inter. No, mi spiace per voi popolo bue, ma Gagliardini non è da Inter”

(Continua. La versione riveduta e corretta di questa puntata, con tutti i personaggi, sarà pubblicata a fine maggio 2017 con il nuovo libro).

NonèdaInter (Copertina eBook)‘Non è da Inter – Alla periferia della vita’ contiene le puntate pubblicate fino al giugno 2015 ed è disponibile per Kindle di AmazoniPad-iPhone-Mac , ma anche per tutti i gli altri tipi di eReader attraverso la piattaforma di Bookrepublic. Prodotto da Indiscreto, ma giusto perché non lo abbiamo voluto dare a Mondadori e Feltrinelli, costa 4,99 euro. Il cialtronismo della cifra non è nostro, in periferia sappiamo benissimo che si tratta di 5 euro, ma dei poteri forti dell’e-commerce che pretendono che un prezzo termini in questo modo. 

Avvertenza per i nuovi lettori: Non è da Inter trae ispirazione dalla realtà, ma non è la realtà. Chi lo ritiene volgare o si ritiene offeso può semplicemente non leggerlo. 

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