Le risposte di Quelo

16 Gennaio 2017 di Oscar Eleni

Oscar Eleni dal giardino di porpora dove il guru Quelo, lo straordinario Corrado Guzzanti senza tempo, ha convocato quelli del basket. Tutti, cominciando dalla Lega legaiola che ci ha lasciato una settimana vuota in un campionato già povero, alla Federazione corazzata Spalding che sa sempre dove trovare i quattrini, speriamo li usi anche bene, alle grandi società, la Milano sculacciata in eurolega prima di tutte. A conclusione della festa vegana il guru ha congedato gli invitati invitandoli a meditare: “La risposta è dentro di voi. E però è sbagliata”.

Non è sbagliata invece la maggioranza delle risposte che ha dato Recalcati a Pedrazzi sul Corsera parlando dell’Emporio Armani. La sintesi nel titolo: troppe lacune, zero gerarchie. La responsabilità è di chi ha fatto la squadra? Anche, dice micione Charlie che sa sempre stare al mondo, perché è la mancanza di umiltà che impedisce di fare gerarchie. Giusto partire senza chiedere chi doveva comandare, ma all’interno dei gruppi sani si trovano naturalmente i capi giocatori. Nella sostanza l’accusa anche prima delle epurazioni: manca almeno un giocatore di primo livello capace di trascinare la squadra. E il campionato italiano non aiuta. Ma dai. Capito Messina. Certo che ha capito, lo sapeva già. Nel viaggio non si parla mai di Gentile, degli infortuni anche importanti, ma la chiusura per chi aveva previsto questo bagno nelle saline fa pensare. E sì, Recalcati, alla domanda sulle decisioni da prendere se Milano perdesse la Coppa Italia, risponde pesante: “Qualcosa andrebbe cambiato. O qualcuno”.

Derubati del campionato dopo avere preso, finalmente, una decisione giusta, togliendo la festa non comandata per la farsa chiamata partita delle stelle, una rinuncia senza dolore perché quando manca la materia prima non sapresti come fare il dolce che non garba neppure ai piazzisti del prodotto già venduto a televisioni messe ora in allarme dall’Egidio Bianchi, presidente della Lega, che vede il futuro in streaming. Rob de matt. Anche lui con la solfa del futuro da conquistare rendendo le spelonche chiamate palazzetti dello sport giardini dove tutti vanno volentieri, portandosi dietro la famiglia. Ammesso che ci arrivino, questi clienti (un tempo erano appassionati e come tali venivano trattati), come la organizziamo una giornata dove si gioca nel tardo pomeriggio, o, magari, alla sera tardi (sì, alle 20.45 siamo già oltre il notturno familiare se devi andare a lavorare, a scuola)? Lasciamo perdere. Consigliamo al presidente e ai figli snaturati di Quelo di leggere le motivazioni sulla maggioranza delle multe inflitte alle società: in mezzo alla barbarie solita degli insulti, delle palle di carta, dei fischietti che sono le stigmate dell’inciviltà sportiva, la valanga di quattrini salassati a società fintamente povere, se lo fossero davvero saprebbero a chi mandare la fattura della multa, proviene dai guasti alle apparecchiature, dalle docce fredde, dalle minchiate varie nell’organizzazione.

Questa realtà non si cambia con i proclami, ci si dovrebbe lavorare tutti i giorni, anche nei festivi. Promettere sapendo di non poter mantenere ha un senso se ci si sente provvisori. Così come essere sicuri di poter garantire tre posti europei alle italiane nelle coppe Uleb, andando contro il diktat della Fiba, sembra davvero azzardato. Fate i conti se trovate l’oste, non senza di lui. Coppe come vetrina nel grande mondo? Sì se le televisioni vi appoggiano, ma alla base di tutto ci dovrebbe essere lo sviluppo tecnico dei giocatori, il miglioramento delle società. Secondo voi a cosa è servita la partecipazione europea di Varese che certo non aveva bisogno di questa vetrinetta per farsi conoscere? Zero scarabocchio. Nessun italiano promettente sul campo. Lo stesso vale per gli altri. Nella settimana del silenzio dove, per fortuna, quelli di A2 ci hanno dato dentro offrendo spettacoli divertenti, anche di una certa qualità, considerando il prezzo, le nostre pagelle vanno alle società in ordine di classifica:

EMPORIO ARMANI valeva 8 ma non supera il 6: il pasticciaccio brutto dell’Olimpia che sverna ad Assago, lontano dagli occhi, dal cuore. Tanti errori, troppi colpevoli.

VENEZIA valeva 7 si prende un mezzo voto in più: Inizio da acqua alta, poi la resurrezione attraverso la logica e il lavoro, da società importante, con una squadra che forse sembra l’unica capace di reggere un playoff lungo con la favorita, ammesso che Tonut guarisca presto.

AVELLINO valeva 7 e 7 si prende: Quasi sempre godibile come squadra, ma spesso anche distratta. Ha tutto per resistere anche nella sotto Europa, ha qualcosa che la deve far temere nel faccia a faccia, corto o lungo che sia. Escludendo la vera Milano che sta scomparendo.

REGGIO EMILIA valeva 7 va al riposo con un 5 in pagella: hanno chiesto a Menetti di fare bambini coi baffi, impossibile, soprattutto sei i bambini ascolano più le voci che vengono da fuori di quelle interne. Peccato non aver trovato copechi per fare una squadra più equilibrata e Kaukenas può soltanto farle riprendere coscienza di se stessa.

ORLANDINA valeva 5 e mezzo, chiude a 8 più: Siamo folgorati da questa avventura societaria, dai progressi di un giovane allenatore che giustamente è stato riconfermato subito. Ora andate ad abbeverarvi su quel mare se volete capire come lo sport non possa mai crescere se dietro non c’è cuore pari al cervello.

SASSARI partenza da 7 arrivo dai 6 e mezzo: hanno avuto pazienza nel momento peggiore, prima della fine potrebbero sorprenderci di nuovo come nell’anno meravigliao della Sacchetti’s band.

BRESCIA partenza da 5 perché alle neopromosse non dai fiducia, salita fino al 7 e mezzo: bravi tutti a resistere, a migliorare ogni giorno e adesso presentano anche un progetto per un Palazzo di qualità senza strisce pallavolistiche da calcetto o pallamano sul legno come, ad esempio, ci sono ancora oggi a Reggio Emilia.

BRINDISI partenza da 6 arrivo da 6 più: crediamo davvero che il basket di Meo Sacchetti sia per quelli che lo giocano, ma ha stentato un po’ troppo e ogni tanto stecca, anche in casa.

PISTOIA partenza da 5 arrivo da 6 e mezzo: Esposito e la sua fede, una società bella, un mondo di passione. Fanno quello che possono.

CASERTA partenza da 5, intermezzo da 8, arrivo dai 6 e mezzo: Grande Dell’Agnello, bravi quelli che ci hanno creduto mentre chi doveva mettere i veri quattrini si è defilato.

TORINO partenza da 6 arrivo da 6: ci serve una squadra che tenga accese le luci di una città che ha bisogno di credere, come si è visto dal pubblico: ne ha avuto più della bellissima squadra di Guerrieri e De Stefano. Attenti, però, agli invasori.

CANTÙ partenza da 4, arrivo da 5 e mezzo: squadra costruita troppo tardi e costruita pure male. Ora sembra aver trovato un allenatore che sa sussurrare a cavalli disponibili per qualsiasi greppia. Non è lontana delle zone play off. Potrebbe stupire davvero, a meno che non finisca tutto per arrestarsi prima e dopo Desio.

TRENTO partenza da 6 arrivo da 5: sta andando tutto male, troppo per non credere che ritroveranno una fede, una squadra.

PESARO partenza da 5 arrivo da 5 e mezzo: pregare per la salvezza dell’ultimo grande bastione del nostro basket. Lo vorremmo per la città, per Costa, persino per Bucchi.

CREMONA partenza da 6 arrivo da 4 e mezzo: un disastro prevedibile dopo la fuga “azzurra” dell’estate, ma non in queste proporzioni.

VARESE partenza da 5 e mezzo arrivo da 4. Sulla cucina povera hanno scritto libri, a Varese non li vogliono leggere. Ha pagato Moretti per tutti, una maialata. Ora speriamo che Caja non bruci nel suo fuoco di passione.

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