La luce di Melli

3 Gennaio 2017 di Oscar Eleni

Oscar Eleni dall’arcipelago delle piccole isole della Sonda che lo stretto di Bali separa da Giava. Strano posto direte voi. L’ideale vi risponde l’eco. Quelli a Capodanno festeggiano con il silenzio. Meditano. Ecco quello che servirebbe al basket italiano. Una bella trasferta di meditazione. Silenzio.

Cosa dire della perdita su Marte della società ideale chiamata Olimpia 27 scudetti? Mai visto un avvitamento su stessi come questa squadra di Repesa. Speriamo che ritrovi almeno la strada, un sentiero. Di certo lo schiaffo preso in Europa la fotografa, perché se la più ricca, la più potente delle società italiane è in fondo alle 16 dell’eurolega, fa fatica a vincere persino in casa con Pesaro che lotta per non retrocedere, allora bisogna fare un falò, la Befana arriva in tempo, di tutte quelle noticine al miele, quella prosopopea sui primati, sulle cose quasi inutili. Badiamo al concreto e questo Emporio che pure tiene le sue rivali italiane a 4 punti (vi dice niente?), anche adesso che è entrato nella spirale del malocchio, ora che perde giocatori chiave, insomma i bomber, i capi giocatore, o perché li esilia volontariamente o per infortunio, ci dimostra che non bastano i soldi, non serve guardare tutti dall’alto in basso per diventare qualcosa di più di una società ricca, con un grande passato alle spalle ed un presente che resta nebuloso, da troppo tempo, lassù dove conta davvero. Sapevamo all’inizio che c’era una debolezza sui centri. Repesa sperava (ma non ha studiato la storia dei giocatori che si è messo in squadra?) di nascondere la crepa con difese aggressive a tutto campo. Partenza ideale. Valeva il concetto tutti importanti, nessuno indispensabile. Non hanno bruciato il Bounty che li aveva portati sull’isola di re Giorgio e allora hanno cominciato a non capirsi più fra loro.

Il divorzio da Gentile era scritto dalla fine dell’ultimo campionato. Hanno accettato il compromesso. Sbagliato. Hanno visto subito certe mammole autunnali. Dovevano correre immediatamente ai ripari, hanno fatto finta che tutto potesse ricomporsi. Eppure il suono dei tamburi lontani, il fuoco amico che separava in casa giocatori mercenari, portava verso la grande crisi. Perso Gentile è svanito persino Simon. Mandato via l’ex capitano si è scoperto che per gli altri era soltanto un comodo parafulmini. Certo fare una squadra di gente che fa buchi sul parquet e palleggia, palleggia, fino a far morire ogni idea, non è stato geniale. Come diceva Cosic a Caglieris, in una squadra servono architetti e muratori. Milano si è confusa e ora si tirano la calce in faccia. Restando anche sfigurati. Dicono che Dragic abbia perso la serenità quando ha sentito dire che era fra i più felici per la partenza di Alessandro il nuovo ateniese. Raccontano che Kalnietis e Hickman neppure si parlino. Un giorno sì e l’altro pure trovi qualche ribelle al rientro in panchina. Gambe pesanti, testa vuota. Sarebbe il momento per attaccarla questa astronave che ha tradito Artù per Malagant, ma cosa fanno le rivali? Ogni tanto fingono di ruggire, poi si mettono in coda e sperano di salvarsi, ma per questo silenzio dei finti innocenti il domani sembra già scritto.

Avevamo detto che la Venezia vincitrice a Varese ci lasciava sospettosi. Una Sassari tornata a far paura davvero, adesso che sembra più equilibrata, più squadra, le ha tolto il sorriso e l’imbattibilità dopo 7 vittorie. Avevamo parlato di una finta resurrezione di Reggio Emilia contro Milano, nella rappresentazione cestistica di quel film ‘Lui è peggio di me’, perché la depressione di quel derby al lambrusco senz’anima, restava nell’aria. Menetti un mago a nascondere. Dicono che sia stato anche un mago a rifiutare impegni estivi con la Nazionale per ricaricare le pile e il frigorifero, ma noi speriamo di no. Certo passata la festa all’università Dozza ha ritrovato il buio a Pistoia dove non gli è bastato il solito Aradori. Chi riferirà a Messina, già angosciato per la caviglia di Belinelli, le paturnie del solito Bargnani, i guai di Hackett, le lune di Gentile, che Cervi le ha prese di brutto dal Crosariol che hanno allontanato da casa Italia molto tempo fa?

Facciamo silenzio sullo 0 su 20 di Trento nella partita che dato la dimensione esatta della nuova Cantù del Bolshakov che l’intellighenzia italiota considera allenatore per scommessa e senza meriti. Intanto da quando c’è lui e hanno tenuto Gerasimenko al caldo lontano dal Cantuki l’Ottobre Rosso ha scalato la piccola montagna, non ci sarà a Rimini in coppa Italia, ma attenti a non perderlo di vista questo sottomarino.

Così come non andrebbe perso di vista questo Di Carlo che ha portato Capo d’Orlando, appena scippata del fosforo Fitipaldo dai turchi, nelle otto migliori, fra le “otto“ di Rimini, vera rivelazione dell’anno adesso che sembra aver ritrovato anche Diener e che potrebbe davvero rimettere in gioco Basile se è stanco di andare a pescare.

La rivelazione è nella piccola e grande comunità del nostro Sud meravigliao, ma vedendo come gioca Brescia bisogna ammettere che qualcosa si muove dove fanno le cose con passione e la Leonessa è un tipo di società che merita la massima attenzione. E anche Diana.

Silenzio su chi non sa cosa dire se il subentrato Lepore batte il subentrato Caja, nella sfida lombarda fra squadre che sono quasi nude. Erano squadrette all’origine, gli allenatori facevano quello che potevano.

Servirebbe la maestria di un fotografo come Giancarlo Campeggi a mostrare queste facce distorte di un basket rana che si sente grande e, per adesso scoppia. Purtroppo ci ha lasciato l’ex “americano” della Pirelli, uno che andavi a vedere volentieri perché è stato fra i primi a rendere artistiche le foto del basket e il passaggio senza guardare, non lo vedremo più a cercare la foto giusta che veniva sempre pagata poco o magari niente. Glielo saluteremo noi il Ghighi Parodi suo rivale sul campo. Erano amici, sono stati avversari, si volevano bene.

Ora una bella Pepita polka per andare alle pagelle, ai materassi come dicevano nel Padrino, per ascoltare finalmente con soddisfazione Paola Ellisse che intervista Oscar Bezzerra, il camion di Tanjevic, mao santa, mentre racconta come Caserta lo ha beatificato, facendolo diventare cittadino onorario in Terra di Lavoro, ma lo ha anche ferito quando lo mandò via, sì fu così, impedendogli di giocare in A1. Infatti andò a Pavia in A2, lui che per rispetto del cavalier Maggiò che amava alla follia rinunciò ad un triennale con il Real Madrid di Drazen Petrovic. Ecco chi erano i protagonisti di ieri, quali legami avevano. Guardate in faccia quelli di oggi. Sarà anche colpa nostra, questa smania di cambiare sempre, cercando il salvatore delle cose fatte male. Nel piccolo regno dei lodati imbrodati andiamo cercare il meglio e il peggio.

10 A Drake DIENER risorto con Capo d’Orlando, la società che merita davvero un premio speciale per questa sua stagione tribolata, non sempre fortunata, ma ricca di grandi risultati sportivi anche quando le scippano uno come Fitipaldo che da noi faceva la differenza.

9 A Nicolò MELLI e quindi anche a Trinchieri perché a Bamberg hanno trovato una luce diversa, un mondo dove crescere insieme e l’arzan che diventa MVP di eurolega per dicembre ci spiega bene quanta ottusità ci sia nella gente che non sa vedere, ma soltanto autoelogiarsi.

8 A SKY per come ci sta portando verso il derby impari di Bologna, la Befana fra i canestri di Casalecchio dove Virtus e Fortitudo si ritrovano nel rimpianto per quello che erano. Deve essere soltanto festa, ma anche momento di riflessione e di omaggio per i grandi che le hanno fatto grandi, dai giocatori ai dirigenti, dagli allenatori e chi li ha raccontati.

7 JOHNSON E JONES, l’americano di Cantù, lo statunitense ungherese che cerca di salvare Pesaro e ha spaventato la Milano di oggi. Qualcuno sa anche scegliere stranieri che hanno qualcosa da dire e dare ai compagni.

6 Ai fratelli VITALI che rendono affascinante il viaggio di Brescia da neopromossa in questo campionato. Messina ci crede nella coppia e fa bene, potrebbe riunirla in Azzurro se vedrà gente con la faccia sbagliata, insomma quelli che fanno sapere, attraverso i vari clan, che in Nazionale ci vanno, ma soltanto perché è un affare pubblicitario, non perché ne abbiano voglia davvero.

5 A TORINO che non riesce a decollare anche se adesso è più bella da vedere, anche se potrebbe trovare qualcosa per far diventare inadatto il Ruffini, visto che è in una delle poche città italiane dove hanno palazzi per lo sport grandi e molto ben fatti.

4 Al PETRUCCI presidentone federale eletto con il 98 per cento dei voti perché questa smania di andare a sfrucugliare il calcio, il Tavecchio, lo terrà sulla graticola anche per il prossimo europeo e, come abbiamo visto, gli azzurrabili resistono a tutto meno alla tentazione di darsela a gambe quando la partita si fa dura.

3 A CROSARIOL, voto basso preventivo perché i giocatori come lui ci hanno abituato a certi sbalzi d’umore. Certo sta andando bene , siamo sicuri che gran parte del merito sia di Vincenzo Esposito, ma siamo costretti castigarlo perché se lui tratta così Cervi o, magari, Cusin, ci sentiamo nudi al centro di Azzurra più della Milano di oggi.

2 Al CAMPIONATO che confonde le idee ai soliti venditori da baraccone convinti che qui ci sia davvero il meglio. No. Ve lo stanno dicendo persino dalla stanza privilegiata dei commentatori mandati dal Cielo, quelli che fanno sputare i canestri. Petrucci ha promesso presto una tavola allargata per discutere. Basta che i partecipanti si presentino con qualcosa di meglio della solita aria fritta.

1 A Mike D’ANTONI che fa cose meravigliose con Houston e il suo barba da mille e una notte perché questo suo basket dove si tira in 7 secondi o meno ha contagiato la piccola parrocchia italiana dove ti capita di avere una Trento che si ammala davanti al 0 su 20 nel tiro da 3 dei suoi balestrieri sbalestrati.

0 A REPESA perché gli è scoppiata in mano una squadra che sembrava nata bene, sana dentro, ma anche a quelli che ci dicono che dovrebbe andarsene, rinunciando ad altri 2 anni di contratto (come è solerte la spia che lo sta demolendo), che avrà tempo fino alla partita col CSKA di settimana prossima per difendere il suo posto. Ora fra le trasferte di Istanbul col Fener del nemico Obradovic che gli ha passato la polpetta Hickman, quella di Desio contro Cantù e poi il viaggio a Mosca, con l’Emporio dalle schiene fragili, sarà per questo che non si abbassano sulle gambe, non sapremmo dove potrà trovare un minimo sollievo. Se è per aiutare il successore, lasciandolo entrare dopo la tempesta, va bene, ma non ci vengano a dire che con questi uomini può cavarsela. Rinforzarsi adesso sembra spesa inutile, ma non sarebbe inutile, invece, cambiare qualcosa dentro una squadra che riempie l’area di aria e sembra esaltare i tiratori da tre con quella difesa che non funziona dai giorni belli in cui Milano batteva Maccabi o vinceva in casa Darussafaka.

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