La legge del Partenio (Destro non è da Inter)

18 Gennaio 2017 di Stefano Olivari

Il giorno dopo Inter-Bologna è un mercoledì come tanti altri, per lo meno al Champions Pub. Il nuovo terremoto nel Centro Italia, la fusione Luxottica-Essilor, le critiche di Trump alla Merkel, Tajani presidente del Parlamento Europeo, il disastro aereo in Kirghizistan sono notiziole, buone giusto per riempire un Tg di provincia con in coda un servizio sulle diete dopo le feste (ridurre grassi e carboidrati, aumentare frutta e verdura). Tutto ovviamente scompare di fronte al 3-2 con cui i nerazzurri hanno battuto la squadra di Donadoni a San Siro, guadagnandosi i quarti di Coppa Italia di fronte ai congelati Gianni, Walter, Franco e Budrieri (lunedì pomeriggio in uno spaccio sulla Vigevanese ha trovato un piumino Legea in offerta a 20 euro, che lo fa sembrare il massaggiatore del Lanciano), oltre a Max che era in tribuna stampa di fianco a una nuova inviata di Nerazzurrecontaccododici.net, tale Fede, che è andata via al 90′, sul 2-2, convinta che tutto sarebbe stato rimandato alla partita di ritorno. Così anche oggi, mentre il mondo brucia, nella periferia ovest di Milano il parlare di calcio è l’unica cosa che tenga attaccati alla vita insieme agli sconti 30% del Simply, al video poker, al centro massaggi Tuina, al Nails Paradise, a Diletta Leotta, al nuovo logo della Juventus, alle mestruazioni della Pellegrini, a Orsolini e ai resti di Maradona portati penosamente in giro per l’Italia.

Sono le due del pomeriggio e nessuno è minimamente interessato alle immagini del terremoto. Paolo-Wang dovrebbe preoccuparsi perché i dipendenti della Tuboplast erano i clienti migliori del locale, invece si preoccupa che i Pir tolgano risorse al fondo di investimento che la Algoritmic sta creando proprio con l’intenzione di investire su PMI dal grande potenziale, come ad esempio la start-up di Pier Luca. Leggendo fra le righe un’intervista del ministro sul Wall Street Journal, sembra che Padoan abbia in parte accolto le richieste di Tosoni: la Tuboplast non verrà nazionalizzata in senso stretto, ma sarà scissa in due aziende diverse. La Tuboplast Finance SA, con sede a Lugano in località Cassarate, a cui saranno conferite tutte le partecipazioni e gli immobili e sarà quotata alla Borsa di Zurigo, e la Tuboplast Industries che terrà alta la bandiera italiana e a cui saranno conferiti quasi tutti i dipendenti (età media 54 anni, titolo di studio medio la seconda superiore con tre materie a settembre) che sarà quindi una sorta di bad company di proprietà del Tesoro, che in un secondo tempo la dovrebbe girare a MPS con spostamento della produzione a Poggibonsi. Intanto nell’edificio deserto di via Novara, una volta modello di efficienza produttiva in tutto il mondo, vagano senza un perché José Luis, che ha appena fondato l’AIPS, Associazione Italiana Portinai Somozisti, con il Comune di Milano che gli ha anche concesso gratis una sede in Galleria (e l’AIPS non è nemmeno l’associazione più assurda fra quelle presenti) e Cogodi che non ha più dipendenti da mobbizzare. Mentre un perché ce l’ha Mariella, che ultimamente sta attirando le attenzioni anche dell’anziano e cardiopatico Cavalier Brambilla, che però a Capodanno a Courmayeur ha conosciuto un andrologo che fa miracoli.

Per tutta la mattina Zhou ha preparato panini in un silenzio rabbioso, scegliendo apposta maionese e altre salse scadute anche se non ne avrebbe trovata qualcuna buona nemmeno volendo, visto che l’approvvigionamento just in time nella interpretazione del disonesto Ping significa acquistare per niente i prodotti per cui anche i supermercati più luridi si fanno scrupoli nel taroccare l’etichetta. Zhou è rimasto indifferente all’apertura del Kathay Market in via Canonica, di proprietà di Luigi Sun (tutto vero, i lettori di ‘Non è da Inter’ possono controllare), in una città in cui non si trova più una cassoeula come Dio comanda. L’aspirante storico italo-cinese è stato messo  a terra dalla chiusura dell’Apollo, di cui tutti i frequentatori del Champions Pub ignoravano l’esistenza: gente che va a vedere Siani (e ride anche) a Santo Stefano e che forse è contenta che uno storico cinema chiuda dopo 58 anni, di cui 10 da piccola multisala, per fare posto all’Apple Store. La solita operazione per bimbiminkia e turisti, come se mancassero i negozi monomarca o fosse difficile trovare un iPhone. Zhou in 4 ore ha aperto bocca soltanto per lamentarsi della, parole sue, “Desertificazione del centro dopo le sette di sera, il cuore di Milano ridotto a un non luogo”. In uno dei suoi rari momenti di lucidità uno spazientito Paolo-Wang ha però trovato la forza di rispondergli: “Si vede che i proprietari dello spazio hanno trovato più conveniente affittarlo ad Apple che al cinema, bisogna rispettare le leggi del mercato. E poi cosa te ne frega della desertificazione del centro la sera? Abiti a Quarto Oggiaro e lavori in via Novara”.

Max vorrebbe ammazzarsi, ma negli ultimi giorni ha avuto un po’ di respiro e scritto con i piedi 665 post sull’incontro fra Thohir e Steven Zhang, su Miangue verso il Cagliari, sul prestito di Manaj al Pisa e su tanti altri argomenti che offendono l’intelligenza anche di un laureato in scienze della comunicazione. Il sogno è sempre quello di lavorare in un grande portale di informazione, dove per arrivare a fine turno bastano Emily Ratajkowski che attacca il neoprotezionismo di Trump mentre si fa un selfie alle tette, in aggiunta a una photo gallery su Kate Moss per i suoi 43 anni, cercando di anticipare la concorrenza di qualche giorno (quasi arrivavano ai 42). A proposito della Ratajkowski, la sua presenza alla presentazione del nuovo logo della Juventus non ha turbato Vincenzo, che per SuperMegaInter.com ha ordinato a Max di fare una photo gallery della modella con il pretesto (falso, ma nessuno lo può verificare e quindi vero) che da piccola era tifosa dell’Inter ed in particolare di Giovanni Pasquale.  Vincenzo e Pier Luca stanno preparando il viaggio “a Frisco”, così il direttore di SuperMegaInter.com ha spiegato al padre dentista di Isernia, per incontrare questi tre protagonisti del mondo del venture capital che hanno intravisto grandissimo potenziale dietro a questi copia e incolla di notizie interiste. Vincenzo gli ha comunque avvelenato la giornata segnalandogli che i concorrenti di qualità aumentano di giorno in giorno, mentre Max è ancorato a un giornalismo vecchio. Il nuovo innamoramento di Vincenzo si chiama ‘Minuto Settantotto – Gente che si commuove con ill diario di Bobby Sands e i gol di Zampagna’ ed ovviamente ha quella scrittura emozionale che il direttore-editore sta cercando per il sito ma soprattutto per Hidegkuti. Un pezzo come ‘Murcia-Cartagena e un calcio antifascista’ Max se lo sogna, lui può giusto calcolare la media gol di Icardi e i minuti di impiego di Gabigol.

La nuova idea di Vincenzo per il numero zero di Hidegkuti, che dovrà riuscire ad essere ancora più coinvolgente ed emozionale di Undici, è quella di prendere undici calciatori e di fargli spiegare perché il calcio italiano è compatto contro Trump. Il sogno proibito sarebbe che quel pezzo lo scrivesse Bucciantini, ma ci si deve accontentare di Ridge Bettazzi, che ha già in testa la sua formazione obamiana e ci lavorerà per la prossima settimana. Intanto ha ammorbato Max con 556.634 righe, scritte quasi tutte alla Buffa, dall’accattivante titolo ‘Calcio e legalità, un binomio inscindibile’, sulle squadre che nella storia del calcio hanno più delle altre cambiato in positivo la società, proponendo non soltanto prodezze in campo ma anche valori per i giovani. I soliti resuscitati Happel e Michels, per una volta abbandonano l’amata Toscana, piena di squadre leggendarie e nemiche dei risultati combinati (soprattutto in serie C), scegliendo due giorni di relax a Capri a spese della federazione olandese. Come al solito si mettono a litigare, anche perché le squadre italiane schierate in difesa della legalità sono davvero tante, ma trovano facilmente l’accordo sull’Avellino 1983-84, che dopo la sconfitta con la Sampdoria fu tolto a Veneranda e affidato a Ottavio Bianchi. Poco da dire su quella squadra che arrivò undicesima in serie A, davanti al Napoli dove non era ancora iniziata l’era Maradona: praticava un calcio bellissimo e la sua area ospitalità sarebbe in seguito stata presa a modello dalla NBA, ma soprattutto aveva tre ottimi portieri. Michels osserva amaramente che Zaninelli senza un braccio sarebbe stato comunque più forte di Jongbloed, con il sempre spiritoso Happel a dargli ragione (“Anche senza due braccia, per la verità”), entrambi concordano sul fatto che con Paradisi o Cervone adesso l’Olanda avrebbe due Mondiali nella sua bacheca.

Chiusura con la solita citazione di Senad Gutierrez, che su Explotadores y Explotados di questa settimana ha scritto due pezzi, uno su Melania Trump che parlando con un’amica incontrata da Bergdorf Goodman avrebbe espresso la sua ammirazione per la Spagna di Franco (notizia non verificata, ma su cui il New York Times ha fatto un inserto speciale) e l’altro proprio sull’Avellino 1983-84: “Quando Favero entrava in campo il Partenio ribolliva di antifascismo e Avellino sembrava davvero una piccola Rosario. L’intelligenza di Colomba era al tempo stesso anarchica e razionale, molto simile a quella del Che, mentre negli scatti di Barbadillo e Diaz c’era tutta la rabbia degli ultimi del mondo che disprezzano le elemosine delle multinazionali e sognano un’economia equa e solidale. Limido era una risposta lucida alla deregulation reaganiana, Osti e Schiavi erano la classe operaia che raggiunge la sua autodeterminazione senza scorciatoie da Italietta, ma tutto questo non sarebbe stato possibile senza un allenatore come Bianchi, del tutto disinteressato ai soldi, o un proprietario come Sibilia che della legalità faceva una bandiera, spesso rischiando in prima persona. Il cantore di questa epopea era capitan Di Somma, ormai verso la fine della carriera, che con i suoi scritti lucidi e corrosivi ha descritto alla perfezione la legge del Partenio e le sue basi etiche. Se non fosse stato boicottato dall’intellighenzia, di destra e di sinistra, Di Somma sarebbe stato Saviano trent’anni prima di Saviano”.

La polemica fra Dobrindt e Calenda, che al Champions Pub hanno seguito nel dettaglio trascurando per un attimo i tweet di Chiellini, ha avuto pesanti ricadute sui Budrieri. Il ministro dei trasporti tedesco aveva detto che le autorità italiane sapevano da mesi che FCA usava dispositivi illegali, quello italiano dello sviluppo economico ha risposto di occuparsi della Volkswagen. I modelli sotto accusa sono Fiat 500, Doblò e Jeep-Renegade, per cui i tedeschi chiedono alla UE il richiamo. Tutti hanno mostrato i muscoli ma, lo diciamo senza voler fare demagogia, a pagare sono come al solito i cittadini senza potere. Per dare un segnale di disponibilità Calenda e Delrio hanno disposto il ritiro di una Fiat inquinante, sorteggiandola fra tutte quelle immatricolate in Italia. Budrieri non è Fantozzi, nella vita ha avuto anche momenti di gloria, non poteva quindi essere così sfortunato da essere sorteggiato fra decine di milioni di auto. Ma la sorte è stata per così dire influenzata dalla Boldrini, che ha chiesto ai due ministri di pilotare il sorteggio in modo che Budrieri risultasse al tempo stesso razzista e inquinatore, oltre che negazionista del cambiamento climatico: tutto questo nella settimana dell’insediamento di Trump e conseguente amplificazione di tutto. Fatto sta che lunedì a casa Budrieri si sono presentati i carabinieri e hanno proceduto al sequestro della 127 900 Special 2 porte, ormai dal colore indefinibile (da vecchi documenti risulterebbe bordeaux, come i maglioni dell’ATM), che Budrieri aveva comprato la mattina del 5 luglio 1982, dicendo al venditore che Oscar e Luisinho non si integravano bene e che quel pomeriggio Paolo Rossi avrebbe segnato al Brasile minimo tre gol.

Gli hacker russi di Gorino adesso operano da un phone center-money transfer  in zona Bande Nere, gestito da un cingalese amico di Ping, e ovviamente hanno intercettato l’ordine di Obama alla CIA riguardante Budrieri, confermato anche dopo la grazia per Manning. Hanno cercato di avvertire l’ex colonna dell’ATM, ma Budrieri è l’unico organismo vivente in Italia a non avere un indirizzo mail e nemmeno un cellulare. Solo un telefono fisso, in duplex con la famiglia Minghetti e quindi sempre occupato perché la signora Minghetti è impegnata a fare sesso telefonico con Yannick (il furbo podologo senegalese ha l’autoricarica e si fa sempre chiamare dalle sue groupie). Insomma, non sono riusciti a metterlo in guardia ma sono strasicuri che quel fighetto radical chic di Obama, per la gioia delle Botteri e dei Lerner, qualcosa si inventerà contro il socialismo popolare impersonato da Budrieri (e Bernie Sanders) che ai suoi occhi è anche più pericoloso di Trump. Al di là di questi scenari internazionali, lunedì Budrieri ha comunque provato il Duretra di Ping, da solo in bagno e sfogliando varie riviste della Cairo Editore: le prove generali per fare bella figura con l’Erminia, che non tocca dal 1978 (se lo ricorda perché quel giorno Miro Panizza trionfò nella tappa Cavalese-Mone Bondone del Giro) senza che lei abbia mai manifestato dispiacere per questo. Il Duretra ha avuto gli stessi effetti di un tic tac, ma Ping lo ha rassicurato dicendogli di provare con una donna vera, così Budrieri ha programmato di passare all’attacco dell’Erminia stasera dopo Lazio-Genoa di Coppa Italia e sperando non ci siano i supplementari.

Mentre Lifen, che negli ultimi tre giorni non è stata picchiata dai vecchi Tong (ma soltanto perché erano a Prato per acquistare in nero un capannone), spiega ai pochi avventori che lo scontrino sarà emesso a Brexit perfezionata, Budrieri cerca di leggere la Gazzetta sul bancone della Sammontana ascoltando in sottofondo il Gianni, il Walter e il Franco (a proposito, sono tornati a casa sua i fratelli forestali juventini, molto su di giri per Orsolini e il nuovo logo) analizzare la vittoria con il Bologna, mentre Ibrahim (preoccupato per la crisi del parlamentarismo), Nabil (preoccupato perché Melania Trump non ha lo stile di Michelle) e gli altri spacciatori maghrebini dal passaporto variabile cercano di tirare sera facendo battute sul momento in cui sgozzeranno tutti gli italiani di quel bar, che del resto nemmeno si accorgerebbero dello sgozzamento, fra una mano di videopoker e una considerazione tattica su Bertolacci. Budrieri ha sempre fatto sua la massima di Togliatti ‘Meglio lottare per il popolo che che vivere con il popolo’, ma quando sente frasi copiate pari pari dai giornalisti, del tipo ‘Gabigol deve solo ritrovare il ritmo partita’, ‘Quella di Murillo è la più bella rovesciata della storia’, ‘Carrizo nulla poteva sui due gol del Bologna’, ‘Palacio si muove con intelligenza’ e ‘Destro le partite con l’Inter le sente sempre’ getta per terra la Gazzetta spiegazzata che titola ‘Inter avanti in mezza… rovesciata’,  e soltanto con l’arma del suo carisma affronta le migliori menti del Champions Pub, gente che passa le giornate a parlare delle caratteristiche di Deulofeu ma ritiene di poter ricostruire, se soltanto le dessero pieni poteri (e chi non darebbe pieni poteri a un giocatore di videopoker?), tutto l’Abruzzo entro il fischio d’inizio di Pescara-Sassuolo. Anche se lui che in nerazzurro ha visto giocare Giacomazzi e Brechet non dovrebbe mettersi sullo stesso piano di chi crede che l’Inter sia stata inventata da Liu Jun.

“Come al solito non ho capito la scelta di far giocare Carrizo in coppa, che già l’anno scorso abbiamo pagato, anche se per ieri non ha grandi colpe. Fossimo però andati ai rigori, ancora una volta senza Handanovic, avremmo rischiato grosso: va bene, sei amico di Zanetti, hai il contratto, ma cazzo, stai in panchina. Medel discreto rientro, siccome tutti copiate da tutti siete lì come boccaloni a parlare di nuovo Mascherano, ma nelle partite vere mi sentirei più sicuro con un difensore vero e non con un nano. Palacio meno peggio del solito, aveva voglia e João Mario lo inquadrava quasi sempre bene. Gabigol, come già vi avevo detto, ha ormai con il pubblico un rapporto strano: un po’ lo invocano, un po’ lo sfottono, ma un comico lo posso trovare anche per meno di 30 milioni. Partendo da destra mostra qualcosina, ma è troppo indietro atleticamente e anche troppo fumoso: quando sarà in forma, se mai lo sarà, potrà magari cambiare le partite in un quarto d’ora, per adesso è un giocatore di calcetto e credo che lo rimarrà. Gagliardini pulito e con il senso del calcio, fa cose facili e segue il gioco: speriamo che non gli succhi tutto qualche mignotta dell’Hollywood, ma non vedo come potrebbe evitarlo. Un errore, ma soltanto con il senno di poi perché sul 2-0 queste partite devi chiuderle, non mettere subito Icardi e Candreva: 6 titolari su 11 hanno così giocato 127 minuti al gelo invece di 90. Murillo un bel gol, ma niente di paragonabile al Garlini, meglio del solito nelle chiusure anche se la partitaccia di Destro lo ha favorito. Come al solito secondo voi non si dovrebbe cedere nessuno e avere una rosa di 200 giocatori, perché voi siete grandi manager, Ferguson vi fa una sega, e li sapreste gestire alla perfezione. Ma Destro sta bene al Bologna: non era e non è da Inter”.

(Continua. La versione riveduta e corretta di questa puntata, con tutti i personaggi, sarà pubblicata a fine maggio 2017 con il nuovo libro).

NonèdaInter (Copertina eBook)‘Non è da Inter – Alla periferia della vita’ contiene le puntate pubblicate fino al giugno 2015 ed è disponibile per Kindle di AmazoniPad-iPhone-Mac , ma anche per tutti i gli altri tipi di eReader attraverso la piattaforma di Bookrepublic. Prodotto da Indiscreto, ma giusto perché non lo abbiamo voluto dare a Mondadori e Feltrinelli, costa 4,99 euro. Il cialtronismo della cifra non è nostro, in periferia sappiamo benissimo che si tratta di 5 euro, ma dei poteri forti dell’e-commerce che pretendono che un prezzo termini in questo modo. 

Avvertenza per i nuovi lettori: Non è da Inter trae ispirazione dalla realtà, ma non è la realtà. Chi lo ritiene volgare o si ritiene offeso può semplicemente non leggerlo. 

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