Un otto per cento di opposizione

19 Dicembre 2016 di Oscar Eleni

Oscar Eleni trattenuto a forza fra le comparse di Fuga da Reuma Park per aspettare nuovi arrivi da presentare ad Aldo, Giovanni e Giacomo oltre che, naturalmente, all’infermiera kapo. Con la curiosità di chi ha lavorato per far ridere ancora è stato bellissimo vedere arrivare, tutti unti e bisunti, scarmigliati, quelli del manipolo 8 per cento (7,95 ad essere precisi). I ribelli che non hanno votato per il rinnovo alla presidenza di Gianni Petrucci. Un onore ospitarli e curarli mentre gli ustascia dei comitati regionali battono alle porte del convento reumatico. L’assemblea che non ha trovato oppositori, opposizione, è andata via su un tappeto di vaselina. Certo ha ragione Petrucci quando dice che nessuno ha avuto il coraggio di sfidarlo. Non c’erano i motivi per mostrare tale audacia. La base povera non ha mezzi per protestare, gli altri tutti allineati. Ci mancherebbe. Dove sarebbe uno meglio di lui? Certo questa smania dei proclami da sindaco del Circeo, ieri con la menata della Nazionale più forte di sempre e adesso con questo mantra di volere un’Italia vincente, ancora gelosamente convinto che sia Messina il vero Messia, irritano un po’ anche perché sembra portare pure jella dopo il brutto incidente di Hackett che ci garantiva in un centrocampo di mammole infelici. La realtà, le formule, l’egoismo, la miopia dirigenziale e legaiola, dicono che non stiamo troppo bene, magari ci alziamo con la speranza se la nazionale under 18 batte gli spagnoli, ma poi ci guardiamo intorno e vediamo realtà che dovrebbero far riflettere, discutere, altro che plebisciti.

Accolti i fuggiaschi, quelli che urlano, ma non si sentono, prendiamo in mano l’elenco degli eletti e notiamo che c’è soltanto una donna, Mara Invernizzi, in rappresentanza delle atlete nel settore dilettantistico, lei e Picchio Abbio che ritroviamo volentieri, così come ha un senso Galanda per il settore professionistico anche se diranno che l’editore di Basket Magazine potrebbe avere qualche conflitto d’interessi, ma sarebbe ridicolo pensando a quello che si stampa e si pubblica qui da noi, a come lo fanno. Triste che abbiano fatto fuori l’ex azzurra Palombarini e qui Petrucci ha ceduto agli ustascia. Normale, ma non tanto logico, che il comitato arbitri vada avanti con il commissario Stefano Tedeschi. Felici che Ario Costa sia rimasto nel consiglio come rappresentante di una Lega che lo fa penare. Sull’elezione di Gaetano Gebbia in rappresentanza dei tecnici niente da dire, salvo augurargli buon lavoro come tecnico e neo papà, nella speranza che uno Zappi all’opposizione ritrovi sul fiume chi ha fatto di tutto per escluderlo. Questa vicenda avrebbe dovuto aprire gli occhi al leader maximo. Ci sono tarli alla base e certi bullismi diventeranno pericolosi.

Non immaginavamo che proprio il Comitato Allenatori Nazionali avesse ancora bisogno del commissario, anche se siamo contenti che Giovanni Piccin possa lavorare per la nobil casa azzurra dove è stato tanti anni. Sulla segreteria è bastata la volontà di Petrucci e Maurizio Bertea è stato riconfermato. Contento lui. Così come la vicepresidenza dove Gaetano Laguardia ha difeso bene il suo territorio, premio meritato per aver sopportato, supportato il numero uno e troppi suoi decimali, anche nei giorni neri di Torino quando ha scoperto gente che alzava il gomito, conigli in azzurro, pavoni da mostra canina. Qui al neuroparco dei reumatici del trio sono pronti ad accogliere, per farli poi fuggire con loro, anche i perseguitati dagli ustascia, meglio se sono ex presidenti federali, ex allenatori un tempo famosi, ex giocatori, di cui molti non conoscono il nome, campioni che per avere un posto decente, per partite spesso indecenti, non credete alle radiotelecronache del circo magico (quelli della perfetta parità), dovrebbero inginocchiarsi.

Al neuro parco aspettiamo con ansia Ceri Evans, ex calciatore e difensore neozelandese, l’uomo che cambia la testa dei campioni. Meglio parlare con lui prima di fuggire. Ha risolto tanti problemi per sportivi famosi, persino quello dei Tutti neri nel rugby, non parliamo dei piloti in formula uno. Nel film Il Migliore Roy Hobbs, in arte Redford, scappò dallo spogliatoio dove , secondo lui, un ciarlatano cercava di spiegare come battere la depressione da sconfitta. Ora lo cercano molte squadre di calcio. Non per vantarsi, ma Pianigiani potrebbe dire che a Siena ha utilizzato la psicologa tanto tempo fa. Forse anche lei pagata oltre i confini, come dicono nei verbali per certi giocatori, ma certo loro facevano neri gli avversari. Pagata meglio, pagata alla luce del sole la stessa dottoressa portata da Luca Banchi nel Forum boario di Assago dove l’Emporio Armani vive i suoi tormenti con qualche estasi, niente di straordinario anche se la gente a servizio parla di fantastici trionfi, o meglio ne parlava. Adesso il “lavoro” con livrea impone linguaggi diversi: c’è da colpire e affondare Jasmin Repesa che se non abbatterà il muro dei depressi contro il Panathinaikos, poi a Barcellona e in casa con Kaunas rischierà davvero di venire qui al Reuma Park dove c’è una neuro stanza per sfogarsi. Se uscisse dalle otto grandi dell’Europa non sappiamo se gli basterebbe rivincere lo scudetto, ammesso che glielo lascino fare gli stessi che si sono accorti di certe cose soltanto a vacche scappate nel tempo, fra pentimenti e finti ragionamenti.

Venghino signori al neuro parco, perché c’è bisogno di nuovi pazienti in modo che non si accorgano dei vecchi che vogliono lasciare l’angoscia del reumatismo e dell’anca sbilenca. No, non pretendiamo che vengano quelli di Cremona anche se addolora quello che è successo e, personalmente, non avremmo mai accettato la separazione da Pancotto. Questo senza mettere addosso a Lepore quello che non gli spetta.

A proposito di fuggiaschi cosa dovrebbe fare il nobile Di Lorenzo che a Napoli si batte, si sbatte per far vivere decentemente il basket che ama? Caro Petrucci sono quelli i posti dove concentrare certi sforzi, aiutare davvero, soprattutto quando escono notizie comiche come la nuova agibilità del Pala Barbuto che ora non ha quasi squadre decenti da ospitare.

Porte spalancate a Maltinti se a Pistoia lo prenderanno ancora in giro, ma sembra che il sindaco gli voglia bene, almeno adesso, dopo la sfuriata sul tetto, giardini aperti come la Reggia da quando c’è un bolognese a dirigerla, per Iavazzi perché sembra davvero l’ultimo difensore dei bastioni casertani dove tutti amano, a parole, la storia e la tradizione di un grande basket dell’era Maggiò-Tanjevic-Sarti, ma nella sostanza ripetono soltanto parole vuote, mentre servirebbero fatti. La squadra ha fatto il massimo, per adesso, ma è chiaro che si fa fatica a resistere.

Posto garantito davanti al maxischermo per chi non troverà un biglietto alla Befana quando riavremo il derby di Bologna, edizione numero 104. Chi gestisce l’arena, diciamo Sabatini, ha chiesto alla Questura di autorizzare ingressi per 9000 persone, rinunciando a 513 posti. Già questa è una notizia che farà invidia a troppe squadre di serie A, ma sapere che c’è questa attesa, fermento, esalta, anche se spaventa un po’ perché conosciamo il passato, un po’ perché qualcuno esagera nel valutare il presente e vede oltre ostacoli che sembrano troppo alti, anche economicamente per società gloriose, ma non ricche che hanno la fortuna di aver affidato le loro squadre a due eccellenti allenatori come Ramagli, che ha più uomini, e Bonicciolli, che ha più fede.

Pagelle dal Reuma Park, con le valige pronte per passare il Natale e le feste comandate da altri nel posto più sperduto del pianeta dove persino le api sembrano infelici perché hanno scoperto dei robot che raccolgono il miele meglio di loro.

10 A VENEZIA, casa Reyer, perché De Raffaele finito fra i maledetti degli Schiavoni con il meno 40 turco si è ripreso subito, perché la squadra femminile ha battuto di 30 le campionesse di Schio. Se il sindaco tutore Brugnaro riuscirà a vincere anche la battaglia per un Palazzo migliore del Taliercio gli promettiamo di non ricordare tutto quello che ha sbagliato in carriera e, magari, sbaglia ancora.

9 ALL’OTTO PER CENTO che non ha votato Petrucci, non perché avessero ragione, ma per aver dimostrato almeno il coraggio di opporsi, tanto per far capire che c’è ancora qualcuno che ha voglia di battersi per migliorare, non per intralciare e il PRESIDENTONE dovrebbe essere il primo a capire che la ruffiana gente serve a poco, ti pugnala appena finge di non amare Cesare.

8 A D’ANTONI per le rivincite che si sta prendendo con Houston anche se 63 tiri da 3 in una partita sono da delirio per il tiro a segno di Barnum, a GALLINARI che ha vinto nella New York matrigna, a BELINELLI che sembra il più equilibrato dei viandanti. Ora vadano avanti senza ascoltare chi dice che copertine, elogi, voti alti, ne siamo tristemente testimoni, fanno malissimo. Vero quasi sempre, ma non per tutti, almeno per quelli veri.

7 A Piero BUCCHI, alla sua Pesaro, alleluja brava gente del mare che non guardate soltanto le palle di Pomodoro, per come ha superato la bufera del dopo sconfitta con Brindisi, per aver trovato la strada che invece l’aria di festa ha fatto smarrire a Caserta dove se è vero quello che dicono, accreditando a Sosa la miglior partita dell’anno, non può essere vero se abbiamo visto quello che dovrebbero aver visto tutti e non soltanto in poltrona, allora devono preoccuparsi.

6 A LIGHTY anche se ci ha messo un po’ a liberare Trento dall’angoscia di dover diventare una società come le altre in questo piccolo mondo. Certo la strada da fare è ancora lunga, ma aver resistito, difendendo uomini e principi basilari, dimostra che c’è qualcosa di buono nel basket italiano.

5 Al COMUNE di REGGIO EMILIA che dovrebbe sentirsi umiliato se la squadra che ha giocato due finali scudetto ha deciso di spostarsi al Pala Dozza di Bologna il 27 dicembre quando l’ospite sarà l’Emporio Armani.

4 Ai CIARLATANI che insistono sulla bellezza di un campionato che mostra soprattutto debolezze. La prova? La miglior Brindisi dell’anno, ha giocato anche bene seguendo il basket di Sacchetti, ha perduto contro l’Emporio Armani depresso, pieno di attori che fingono di essere davvero tutti uniti. La realtà è questa.

3 All’EUROLEGA che soltanto ieri ha discusso sugli adesivi che per qualche dollaro in più rubano stagioni, se non carriere a campioni che dovrebbero essere tutelati. Vale anche per questa Lega italiana che multa giustamente per docce fredde, ma dovrebbe punire anche campi indecenti.

2 Allo SCOPONE del maso basket televisivo. Questa volta la trappola scatta per la concomitanza fra Milano-Pana e Inter-Lazio. Certo un caso, un obbligo, ma costringere la gente a scegliere penalizza chi sembra più debole e il basket lo è anche se Petrucci, giustamente, dice in faccia agli altri sport che per biglietti venduti non c’è corsa.

1 A CREMONA per aver dimenticato l’anno meraviglioso passato con Pancotto, per aver ceduto alla tentazione di poter cambiare le cose sostituendo un allenatore. Il mal della pietra del calcio trasferito al basket crea gattini ciechi, e nel basket servono occhi aperti.

0 A MESSINA se non convincerà Petrucci che anche il prossimo europeo sarà un tormento perché fra infortuni, epurazioni, fughe, la casa Azzurra sembra proprio quella di Aldo, Giovanni e Giacomo al Reuma Park. Certo avrà più tempo per lavorare, ma già oggi dovrebbe aver deciso di costruire una squadra dove chi sarà convocato penserà al risultato e non al proprio tornaconto. Insomma seguire Conte e non i conti.

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