Tex e Yama non devono morire

1 Dicembre 2016 di Stefano Olivari

Fra le tante cose che facciamo senza un vero perché un posto d’onore lo occupa la fedelissima lettura di Tex, arrivato al numero 673 per quanto riguarda gli albi originali, senza considerare i vari almanacchi, Texoni, MaxiTex o le ristampe nel cui tunnel siamo spesso caduti, anche se quella a colori in allegato a Repubblica è stata una buona operazione. Restringendo il discorso alle storie originali ci rendiamo conto che l’ambientazione western è fortemente limitativa, così come limitativo è l’equilibrio fra atemporalità (dal numero 12, Il Figlio di Tex, ai giorni nostri, l’età di Tex, Carson, Kit, Tiger, che il vero texiano pronuncia all’italiana, non con il banale ‘Taigher’, è cambiata pochissimo) e inquadramento storico delle storie. Ogni tanto però gli sceneggiatori hanno dei guizzi ed è per questo che la doppietta ‘politica’ La banda dei serpenti (671, settembre) e Per le strade di Sacramento (672, ottobre) si farà ricordare, mentre promette bene l’ennesimo ritorno di Yama nel numero di novembre (Il segno di Yama). Non spoileriamo niente, anche perché la storia non è ancora finita (di solito durano due, massimo tre, albi completi, senza le spezzature di una volta), ma ricordiamo volentieri uno dei pochi personaggi, appunto Yama, capace di far uscire Tex dai suoi due schemini, ‘Difendiamo i cittadini onesti dai prepotenti’ ed ‘Evitiamo che gli indiani bellicosi procurino danni a quelli pacifici’. Yama (vero nome Blacky Dickart) altri non è che il figlio di Mefisto, quel Mefisto che Tex sfida fin dal numero 3 (Fuorilegge) e che da illusionista da circo arriva con i suoi studi a padroneggiare tutti i segreti dell’occultismo. Lui a un certo punto muore veramente, divorato dai topi nei sotterranei di un castello, ma al di là delle apparizioni a Yama viene anche fatto risorgere (e tornerà). Comunque trasmette il suo sapere e il suo odio per Tex a Yama, che per più volte (questa è la quarta) prova a vendicare la famiglia Dickart. Immaginiamo che anche questa gli andrà male, diversamente la Bonelli Editore dovrebbe chiudere i battenti, con tutto il rispetto per Dylan Dog e il resto. Anche Yama comunque appare immortale, visto che la prima volta scompare in mare nel mezzo di una tempesta, la seconda precipita in un fiume sotterraneo e la terza finisce nel fuoco. E quindi? L’immortalità dei fumetti di successo e dei loro personaggi è anche un po’ la nostra, almeno così ci piace credere.

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