Il mondo secondo Star Wars

6 Dicembre 2016 di Paolo Morati

In attesa di Rogue One, il nuovo film della saga di Star Wars che narrerà il furto dei piani della Morte Nera da parte dei ribelli, abbiamo letto il volume Il mondo secondo Star Wars scritto da Cass R. Sunstein e pubblicato in Italia da Università Bocconi Editore. Idea dell’autore, avvocato e docente universitario, già nello staff di Barack Obama, quella di compiere un viaggio nell’universo ideato da George Lucas rapportandolo a diversi momenti e concetti della società ed esistenza reale. Un saggio? Non solo, considerato come il libro si svolge in modo discorsivo con contorni accademici, per dichiarare già nell’introduzione: “In questo volume toccherò molti argomenti; per esempio: la natura dell’attaccamento umano; se è vero che il tempismo è tutto; come stilare la graduatoria dei sette film della saga; perché Martin Luther King era un conservatore; in che modo i ragazzini hanno bisogno della madre; i meccanismi dell’immaginazione creativa; la caduta del comunismo; la Primavera araba; l’evoluzione dei diritti umani; se Il risveglio della Forza sia stato un trionfo o una delusione; quali siano i limiti dell’attenzione umana; e se Star Wars sia davvero migliore di Star Trek.”

Strutturandolo in Dieci (X) Episodi (e non potrebbe essere altrimenti), Sunstein dà quindi una lettura che va a oltre il ‘Guerre Stellari’ del grande schermo, facendo riferimento ai romanzi e ai racconti paralleli che negli anni hanno affiancato i capitoli cinematografici, partendo proprio dalle fondamenta dell’idea sulla quale nemmeno Lucas aveva le idee ben chiare, prima che quella che in origine doveva essere una ‘replica’ di Flash Gordon diventasse un racconto di padri e figli, frutto di ispirazioni improvvise. Si prosegue quindi raccontando delle difficoltà iniziali di una produzione poco prospettica per chi doveva giudicarne il possibile successo, fino alla sua affermazione le cui ragioni vengono ‘ragionate’ su tre ipotesi sostanziali e generali: il successo dipende essenzialmente dalla qualità intrinseca; la qualità intrinseca è condizione necessaria, ma non sufficiente del successo: un film, un libro o un’opera d’arte per farsi notare hanno bisogno di influenze sociali e casse di risonanza; e, infine, ciò che conta ai fini del successo sia il rapporto tra un prodotto e la cultura nel momento in cui esce quel prodotto. Su queste tre dichiarazioni Sunstein costruisce un batti e ribatti di riferimenti e citazioni e analogie, per poi concludere che qualsiasi delle tre sia vera Star Wars era comunque troppo ben fatto per non avere successo.

Ecco che si parte per ulteriori tappe (pardon, episodi) tra spettacolo, politica, filosofia, religione, terrorismo e (visto che siamo anche in tema in Italia) costituzioni, trovando come appigli sicuri di ragionamento i personaggi e le situazioni della saga ma allargando il discorso e i giudizi sul mondo reale. Con uno dei messaggi più importanti di Lucas identificati nel fatto che tutti noi abbiamo sempre libertà di scelta. Che ci chiamiamo Luke Skywalker, Dart Fener (Darth Vader), Han Solo, Rey o Jabba The Hut. Tutto estremamente profondo e interessante da leggere, anche se per noi umili spettatori la domanda definitiva e vitale, resta sempre… quale sia il migliore tra Star Wars e Star Trek. Premesso che riteniamo il primo un ‘fantasy’ mentre il secondo un ’science’, Sunstein ritiene che Star Wars sia come una serie di dipinti, mentre Star Trek una serie di novelle, concludendo però che: “Star Wars e Star Trek sono buoni in modi diversi, e in tutta onestà, non si può dire davvero quale dei due sia in cima alla classifica. Ma Star Wars è meglio.” Insomma pareggio, e decisione ai rigori.

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