Hasta la victoria (Simoni non era da Inter)

29 Novembre 2016 di Stefano Olivari

Quello dopo Inter-Fiorentina è un martedì come tanti altri, per lo meno al Champions Pub. La morte di Fidel Castro, il sequestro simulato da Lapo Elkann, la bocciatura della riforma Madia, Berlusconi che si ricandida leader del centro-destra e la caduta dell’aereo della Chapecoense sono argomenti buoni giusto per riempire un Tg di provincia con in coda una marchetta sulla sagra dell’oliva schiacciata, ma scompaiono di fronte al 4-2 che dà a Pioli la prima vittoria sulla panchina nerazzurra. Anche oggi nella periferia ovest di Milano il parlare di calcio è l’unica cosa che tenga attaccati alla vita, insieme agli sconti del Simply, al videopoker e al centro massaggi Tuina.

Sono le due del pomeriggio e Paolo-Wang sta servendo ai demotivati dipendenti della Tuboplast un caffè peggiore di quello dell’ufficio (il cui prezzo unitario Cogodi ha alzato a 3,90 euro, nel quadro del programma di mobbing) con un atteggiamento scazzato che raramente si è visto in un cinese, soprattutto in uno indebitato. Da Dublino il cugino Michael lo ha avvisato che sta per partire un’OPA aggressiva su Zucchi, usando i proventi del trading intraday fatto ieri sul cambio dollaro/yen con la tecnica dello sling shot: Michael fra l’altro ha detto a Paolo che trovandosi in conflitto di interessi (fa lo sguattero in una rosticceria vegana di Fingal) dovrà cedere il ruolo di CEO a un altro, con questo altro che potrebbe benissimo essere Budrieri (“Per tranquillizzare i mercati”, ha spiegato). Paolo non ha osato chiedergli dove stesse il conflitto di interessi, così come non ha osato chiedere a Ping perché quell’imitazione dei Rodeo da lui fornita sia così rancida.

Zhou vorrebbe ammazzare tutti i falliti presenti nel bar, quindi tutti i presenti nel bar, gente che potrebbe vivere a Milano come a Dakar senza cogliere le differenze (che sono sempre meno, a parte il Bosco Verticale e qualche evento per scrocconi). Dopo che Italia Oggi ha fatto calare Milano nella sua classifica della qualità della vita, Zhou medita di togliere il quotidiano da quelli in consultazione al Champions Pub, ma Paolo-Wang, per una volta lucido, gli ha ricordato che l’unico giornale mai entrato lì dentro è la Gazzetta. Metro non conta, perché viene portato saltuariamente da un peruviano che finge di distribuirlo in metropolitana, alla fermata di Bande Nere, e quelle rare volte non è stato aperto. Ha tanta rabbia dentro, Zhou, e si ripromette, appena finito di lavare i piatti, di uscire e di ammazzare il primo influencer molisano o la prima business developer di Pantigliate che trova. Intanto Hector e Carlos si ingozzano di tramezzini alla Nino, soddisfatti per l’over di Jong PSV-Oss beccato: oggi caricano sulla Coppa Italia.

Lifen è sempre alla cassa che guarda lo smartphone, bellissima e triste. Ieri sera al bar c’erano anche i vecchi Tong, passati a controllare che la nipote (o figlia) non facesse creste sugli incassi. Quando sullo schermo è comparsa l’immagine di Zhang Jindong la ragazza ha fatto la prima considerazione calcistica della sua vita: “A me piaceva di più Moratti, lui sì che era un signore”. Una volta tornata a  casa il padre l’ha legata con il filo di ferro al letto a castello, mentre il nonno l’ha bastonata gridandole “Puttanella taiwanese” pisciandole poi addosso e facendo filmare tutto dal fratello di Lifen, Bao. Però la cultura del vecchio Tong va rispettata, come ci insegna anche Gad Lerner l’Occidente non è l’unità di misura del mondo.

Max è disperato. Pier Luca oggi è andato allo IAB Forum per, parole sue, vedersi con altri esponenti della business community, in particolare con il CEO di una nuova concessionaria di pubblicità online appena aperta a Medio Campidano con fondi UE per imprenditori online Under 65. Un vero spot a favore dell’euro, che allarga i mercati: negli anni Ottanta un sessantenne sardo sarebbe già stato in pensione, nella sua triste isola, mentre adesso lavora e può farsi un weekend in Provenza senza cambiare le lire, oppure sfruttare le opportunità del Cyber Monday. Prima però Pier Luca ha lasciato detto a Max che è ora di fare concorrenza frontale ai siti di Corriere della Sera, Stampa e Repubblica: SuperMegaInter.com deve diventare un riferimento degli interisti del mondo (780 milioni, comunque meno dei 2 miliardi stimati di juventini e del miliardo e 400 milioni di milanisti, mentre lo United già a Chorley non lo caga nessuno) non soltanto per ciò che riguarda il calcio. Così il nostro amico in mattinata oltre a quelli su Icardi e Candreva ha scritto pezzi con questi titoli: Emily Ratajkowski hot, I selfie sotto la doccia delle sorelle Kardashian, I cento giocatoli degli anni Novanta, Le baby squillo dei Parioli, Adesso Brad ha davvero dimenticato Angelina. Mentre Ibrahim e Nabil spacciano beati il loro shaboo, sotto gli occhi della polizia locale occupata a multare Budrieri perché non ha le catene da neve nella sua Uno 45S, lui deve scrivere la recensione della biografia di Gigi Simoni che ieri hanno presentato a San Siro. Si è sinceramente commosso nel vedere Milanese e Cauet, gli hanno ricordato i tempi in cui voleva fare il giornalista sportivo per narrare le loro gesta a un pubblico di qualità, interessato ad approfondimenti e retroscena. Luana ha un po’ aumentato la sua autostima quando gli ha proposto di farle da partner se dovesse avere bisogno di un uomo per i suoi spettacolini: tanti clienti pagano per guardare, ma non amano trovarsi di fronte a gente con l’aspetto del professionista. Max ci sta pensando: non avrebbe remore morali, ha solo paura che non gli tiri il cazzo.

Quasi in contemporanea con la presentazione di Simoni c’è stata quella di Locos por el futbol, di Carlo Pizzigoni, dove invece è andato Vincenzo. Che se ne è sbattuto dell’autore, poco poetico per i suoi canoni di appassionato di Sudamerica, ma è invece caduto in adorazione davanti a Buffa, mormorando parole e frasi sconnesse: barber’s shop conversation, memory lane, pozza, Trinche Carlovich, crossover…. Vedendo poi fra i presenti Guillermo Giacomazzi ha subito commissionato un pezzo sul tema a Ridge Bettazzi, che nella notte a velocità supersonica per il numero zero di Hidegkuti ha vergato 134.000 caratteri sul Penarol dove giocava Giacomazzi, con i soliti Happel e Michels che mentre analizzano ogni movimento di Aguirregaray e Bengoechea litigano su chi fosse la vera anima della Fidelis Andria che nel 1992-93 conquistò la salvezza in serie B. L’austriaco dice che Petrachi era purissima scuola danubiana e che lo avrebbe visto bene nel Wunderteam, mentre l’olandese sostiene che se nella finale del ’74 avesse avuto Insanguine i tedeschi sarebbero stati sotterrati. Entrambi, pur apprezzando mister Russo, concordano sulla grandezza di Rumignani che lo sostituì dopo qualche partita. Rumignani loro modello, forse irraggiungibile, di calcio totale ma soprattutto di pensiero libero: un Bielsa ma senza la buona stampa di cui gode Bielsa. Il pezzo si chiude con Happel a rotolarsi per terra dalle risate, mentre Michels sostiene che Berlusconi non conosca gli azionisti della Sino Europe: l’ultima volta in cui aveva riso così tanto era stata leggendo di un confronto Sturaro-Van Hanegem.

Citazione d’obbligo per Senad Gutierrez, che vent’anni fa era stato ricevuto da Fidel Castro (così racconta, in realtà era semplicemente andato a puttane a Cuba) e su Explotadores y Explotados ne ha pianto a modo suo la morte, legandola a quella storica squadra pugliese: “L’arrivo dei giocatori al Comunale trasformava Andria in una piccola Rosario, che sfidava gli Stati Uniti e la loro arroganza. Fidel era legatissimo ad Andria, perché la sanità cubana si ispira alle ASL pugliesi e perché Rosario significa Che. Con sé, sul Granma, il Lider Maximo avrebbe voluto temerari come Torresin e Cappellacci, mentre De Trizio era in tutto e per tutto un uomo da Sierra Maestra. Hasta la victoria, comandante: la rivoluzione sarà per sempre nel Dna di Andria”.

La vita di Budrieri non è alla fine così male, ma da Gorino continuano ad arrivare cattive notizie. L’INPS ha infatti accolto l’appello di Ricky Martin Rossi, fatto proprio dall’ANPI: la pensione di Budrieri è stata revocata con una procedura straordinaria, senza possibilità di ricorsi amministrativi, ed assegnata alla nigeriana con più figli, fra quelle che hanno occupato il suo seminterrato. Notizia a cui Repubblica ha dato grandissima evidenza e che è stata affiancata ad un commento di Augias in chiave anti-Budrieri, dal titolo: ‘L’Italia egoista e volgare che ereditiamo da Berlusconi. Gli italiani alla Budrieri vogliono sfrattare cinque povere madri, chiedendo che se ne occupi lo Stato. Quello stesso Stato che però loro truffano, prendendo magari soldi in nero’. Del caso si è ovviamente interessata anche la Boldrini, invitando a cedere sovranità e a vigilare sul razzismo di cui la società italiana non si è ancora liberata.

Ieri sera Budrieri è stato a San Siro con il Gianni, il Walter e il Franco, e tornato a casa ha trovato il solito deserto. Sapeva già che l’Erminia doveva andare con il podologo a un convegno su ‘Melting pot: una grande opportunità per tutti e per tutte’, la sua assenza non è stata una sorpresa. D.J. John non si è preoccupato di ripulire dal suo sperma l’ultimo numero di Oggi, dopo essere stato ispirato da Romina Power, suo idolo di sempre, che secondo la rivista avrebbe un nuovo uomo. Nel mondo la persona che D.J. John odia di più, dopo Linus, è Al Bano: ci sono stati in passato fra i due episodi personali, che si ripromette di raccontare nell’autobiografia appena iniziata (il sogno sarebbe la prefazione di Albertino, o almeno di Alex Farolfi). Marilena aveva il turno serale al centro massaggi, mentre del business angel da qualche giorno non c’è più traccia: dicono che sia entrato nel mondo di Uber, ma queste voci contrastano con il fatto che non abbia più l’auto.

Mentre Lifen ricorda a modo suo Castro, evitando di dare scontrini ai dipendenti della Tuboplast (“Non vogliamo essere schedati dalla CIA”), Cogodi sorseggia soddisfatto il suo caffè aspettando il ritorno di Tosoni e Mariella da Londra. Non per il caffè ma perché allo IAB ha conosciuto uno sviluppatore che ha creato una app stupenda per il mobbing. Basta farla scaricare ai dipendenti e questi riceveranno in modalità push avvisi (circa 120 al giorno, niente di invasivo) riguardanti la fine dell’industria in Italia. Budrieri cerca di leggere la Gazzetta sul bancone della Sammontana ascoltando in sottofondo il Gianni e il Walter analizzare la partita di ieri, con tutti, anche i maghrebini, che pendono dalle loro labbra manco stessero parlando Happel e Michels. L’ormai ex pensionato riflette sulla sua vita e cerca di stare sulle sue, ma a un certo punto sente frasi del tipo “Un inizio davvero da grande squadra”, “Con Pioli si gioca più alti” e “Certo che l’Inter del Simoni era più quadrata”. Getta per terra la Gazzetta che titola ‘La psycoInter va’ e affronta da maschio alfa il resto del Champions Pub, anche se lui che visto giocare Cecotti non dovrebbe mettersi sullo stesso piano di chi crede che l’Inter sia stata inventata da Handanovic: “Le qualità di alcuni singoli ci sono sempre state, ma la squadra è senza palle. E non venitemi a parlare di crollo atletico, perché ieri di benzina ne hanno avuta fino alla fine. Non è possibile che una squadra sopra di tre gol in casa soffra contro un’altra, peraltro anche lei nota per essere senza palle, rimasta in dieci. Sapete che non mi piacciono i giudizi affrettati e superficiali, quindi aspetto a dire la mia su Pioli, ma togliendo Kondogbia ha soltanto aumentato il casino, visto che Joao Mario ha letto da qualche parte che deve inserirsi ad ogni azione e a centrocampo sono rimaste voragini. I difensori centrali già sono quello che sono, contro gente che li può puntare anche peggio. Appena decenti D’Ambrosio e Ansaldi, ma nemmeno con loro si va lontano. Vi esaltate non so per cosa, ma se l’arbitro non ci avesse favorito mettendosi il fischietto in bocca, in quattro o cinque occasioni, non so come sarebbe andata a finire. Certo la soluzione non è vivere nel passato, con tutto il rispetto per una brava persona come Simoni: la sua Inter era Pagliuca, un libero, tre difensori che spazzavano, tre centrocampisti senza svolazzi, più due fumosi come Moriero e Djorkaeff e il miglior giocatore del mondo. Così l’allenatore lo potrebbe fare anche il podologo di mia moglie. Poi lasciate perdere che la Juve abbia rubato, lo fa da sempre e lo ha fatto anche con allenatori da Inter. Simoni però non era da Inter”.

NonèdaInter (Copertina eBook)‘Non è da Inter – Alla periferia della vita’ contiene le puntate pubblicate fino al giugno 2015 ed è disponibile per Kindle di AmazoniPad-iPhone-Mac , ma anche per tutti i gli altri tipi di eReader attraverso la piattaforma di Bookrepublic. Prodotto da Indiscreto, ma giusto perché non lo abbiamo voluto dare a Mondadori e Feltrinelli, costa 4,99 euro. Il cialtronismo della cifra non è nostro, in periferia sappiamo benissimo che si tratta di 5 euro, ma dei poteri forti dell’e-commerce che pretendono che un prezzo termini in questo modo. 

Avvertenza per i nuovi lettori: Non è da Inter trae ispirazione dalla realtà, ma non è la realtà. Chi lo ritiene volgare o si ritiene offeso può semplicemente non leggerlo. 

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