Trilocale a Gorino (Medel non è da Inter)

27 Ottobre 2016 di Stefano Olivari

Quello dopo Inter-Torino è un giovedì come tanti altri, per lo meno al Champions Pub. Se i cittadini di Gorino stessero manifestando davanti al Simply nessuno smetterebbe nemmeno per un attimo di analizzare la resurrezione di De Boer. E se la retata per gli appalti della Milano-Genova o della Salerno-Reggio Calabria l’avessero fatta a un metro dal Nails Center nessuno avrebbe distolto gli occhi dalla Buonamano su Sky Sport 24. Quanto al terremoto nelle Marche e in Umbria, non frega un cazzo ed in ogni caso è meno importante di Buffon nella lista dei 30 per il Pallone d’Oro.

Sono le due del pomeriggio e Paolo-Wang sta servendo ai dipendenti della Tuboplast uno dei nuovi caffè di Ping, diventato ormai fornitore ufficiale di tutti i bar del gruppo Tong. Il trader italo-cinese ha per tutta la mattina fatto scalping su MPS (lui fra l’altro è un grande ammiratore di Passera, è anche iscritto a Italia Unica), in 724 operazioni gestite preparando panini la perdita è stata di 30 euro sui 67 di capitale iniziale. Dopo che quei falliti saranno tornati nel loro ufficio valuterà con calma se shortare o no sul dollaro australiano e se iscriversi a un seminario di day trading sullo zinco organizzato da Milano Finanza. Con una supercazzola sui titoli sottili ha convinto Budrieri ad entrare nella nuova società con sede a Dublino e il pensionato ATM è subito corso al bancomat dell’Intesa San Paolo davanti al Simply, per dargli i 600 euro della sua quota. Ad essere sinceri Budrieri sperava di avere dietro la zingara pronta a derubarlo, ma ormai quella ragazza sarà diventata una borghese qualunque, una che con le amiche si lamenta della filippina che non pulisce bene e non stira come la mitica ‘donna che avevamo, era come una di famiglia’. Lifen ha entrambi gli occhi neri, perché ieri a casa sentendo la notizia che la Chiesa cattolica adesso tollera la cremazione ha osato dire la prima battuta della vita: “Ma a noi cosa cazzo interessa? I cinesi di Milano non muoiono mai!”. Il padre Tong l’ha presa subito a pugni, mentre nonno Tong stava per colpirla con un bastone quando ha ricevuto una telefonata: c’erano da spaccare le gambe a un debitore e così è uscito di corsa lasciando Lifen piangente, urlandole sulla porta che “Con te facciamo i conti dopo, puttanella del Kuomintang”. Zhou in mattinata si è messo i tappi per non sentire Paolo-Wang spiegargli il modo in cui in certi casi si può formare una bandiera rialzista nel contesto di un trend ribassista. Per tirare avanti ricorda ancora con commozione quando all’Hall of Fame di piazza Piemonte ha qualche anno fa incontrato i Gufi che prendevano un tè con i biscotti: cresciuto nel mito di Nanni Svampa, Zhou vorrebbe rivedere la Milano produttiva di una volta o almeno la nebbia. Canticchia Memo Remigi e sogna i giocattoli di Cagnoni, scuotendo la testa vedendo le pubblicità di Zara sulla copia di Flair lasciata sul bancone da Lifen: i negozi All’Onestà erano molto meglio.

In un tavolo d’angolo, dietro ai videopoker con il pay-out più basso del Sistema Solare, circa il 3% del totale delle giocate, Tosoni e Cogodi stanno mettendo a punto le strategie di mobbing per liberarsi di un centinaio di dipendenti. Tosoni sta leggendo la classifica stilata dall’istituto Great Place to Work, di San Francisco, sulle migliori multinazionali in cui lavorare, e si chiede che cosa cazzo abbia Google più della Tuboplast. Che peraltro non ha mai venduto un tubo al di fuori dell’Italia, con la sua clientela concentrata soprattutto in Campania e Puglia, nel settore pubblico. Ma adesso il problema sono i licenziamenti, anzi gli esuberi. L’amministratore delegato vorrebbe partire da un’operaia 55enne, la milanista Marisa, che va in giro a dire che il gol annullato a Pjanic vale un centesimo di quello famoso di Muntari. Lei, iscritta alla CGIL da sempre, è anche uno dei pochi sindacalisti ad avere davvero lavorato: porta avanti le istanze dei demotivati operai della Tuboplast e nell’incontro avuto ieri con Tosoni queste istanze sono state tutte respinte, in particolare la richiesta di carta igienica nei bagni. Tosoni ha spiegato che c’è il rischio che i dipendenti la rubino, quindi ha invitato a portarsela da casa come è sempre stato fatto fin dalla fondazione dell’azienda da parte del cavalier Brambilla. Incazzatissima, la Marisa ha trovato la lucidità per dirgli che il gol di Pjanic vale un millesimo di quello di Muntari, perché la Juve senza quell’episodio non avrebbe vinto il primo titolo del suo ciclo e adesso Conte allenerebbe il Bisceglie, con Allegri e Ibrahimovic ancora al Milan. Tosoni se l’è legata al dito e Cogodi è stato invitato ad iniziare da lei.

Max è depresso come non mai, ieri notte ha sognato di iscriversi al workshop di Criscitiello e alla fine del corso di essere anche bocciato da Jolanda De Rienzo. Ibrahim gli ha detto che se vuole lavorare per lui non c’è problema, una faccia italiana fa sempre comodo, ma chissà se Mariella verrebbe meno ai suoi principi per mettersi con uno spacciatore. Negli ultimi giorni ha cercato di scrivere che l’unico successore credibile di De Boer è Leonardo, perché Moratti lo avrebbe consigliato a Zhang in attesa di Simeone, ma Vincenzo gli ha impedito di farlo: ci tiene al fatto che SuperMegaInter abbia buoni rapporti con la società, 4 biglietti omaggio da girare ai 4 influencer di Isernia contano per lui di più di uno scenario di mercato. Max è riuscito anche a origliare un discorso di De Boer con un procuratore suo amico, in cui si ipotizzava l’arrivo di Verratti a gennaio: anche lì è scattata la censura di Vincenzo perché, parole sue, “Queste voci potrebbero turbare Banega”. Con la morte nel cuore ha così corretto l’ultimo pezzo di Ridge Bettazzi per Hidegkuti, il cui numero zero a questo punto dovrebbe uscire per Natale: 121.000 battute sul Monza di Alfredo Magni, in cui i fantasmi di Happel e Michels litigano su chi fosse più forte fra Tosetto e Buriani, trovandosi poi d’accordo sul nome del giocatore che nelle loro squadre sarebbe stato insostituibile, e cioè De Nadai. Chiusura con la solita frase di Senad Gutierrez, presa da una sua recente intervista al quotidiano spagnolo antifranchista Explotadores y explotados: “Magni non era un allenatore di futbol, Magni era il futbol.  E Monza era una piccola Rosario, ma con un cuore ancora più grande. Per questo ancora oggi tutti i popoli oppressi guardano a Monza e sperano, lottano, vivono. Il Brianteo è capitalismo rapace, il Sada era poesia, fantasia, luce”. Per fortuna Salvatore da Locri non ha mandato niente sulla NBA, dice che nonna Agatuzza ha male a un femore e che forse dovrà accompagnarla a Milano per la visita da un luminare dell’ortopedia, il professor Castellazzi Debord. La speranza è ovviamente che Salvatore non passi dalla redazione.

Ylenia è andata alla presentazione del Giro d’Italia, perché convinta di trovarci Malagò a fare passerella. Ha avuto ragione, ma non è riuscita nemmeno a toccare il suo idolo e così ha buttato via un’ora ad ascoltare che questo sarà uno dei Giri più belli di sempre. Come al solito: sarà per questo che la RAI nemmeno ha trasmesso la diretta dell’evento. Meglio essere lì, comunque, che stare a casa ad ascoltare i discorsi di Danny: ha sostituito il poster di Schwarzenegger con quello di Zagrebelsky e si dice disposto a tutto pur di difendere la Costituzione. Cita Calamandrei come una volta citava ‘Addominali di pietra in 7 giorni’ di Men’s Health ma soprattutto è ossessionato da questa vicenda dei frigoriferi buttati in strada a Roma soltanto per ostacolare l’operato della Raggi. È arrivato al punto di litigare con un ecuadoregno, trovato in piazza Velazquez, proprio davanti alla vecchia casa di Rivera, vicino a un Indesit così brutto da sembrare anni Novanta. In realtà il frigorifero era nuovo e lui lo doveva consegnare, solo che il Trony gli aveva dato l’indirizzo sbagliato e così stava aspettando che il suo socio telefonasse in ufficio per avere quello giusto. Fra l’altro Danny nemmeno deve più fingere di essere il fidanzato di Hadiya, visto che zio Hazem è partito per San Candido alla ricerca di quello juventino che gli ha brutalmente ammazzato il fratello, facendola sostanzialmente franca: in pratica sta in carcere soltanto di notte, mentre di giorno svolge lavori socialmente utili presso lo Juventus Club Sturaro di Bressanone. Samantha è angustiata dal problema delle doppie punte, su Tu Style  ha letto che potrebbe essere causato dall’abuso della piastra e che la soluzione potrebbe risiedere nell’olio di nangai. Si è messa in testa di diventare un modella e da una settimana ha rinunciato al surimi del Calafuria, ma il fatto di essere più magra di Ylenia vuole dire poco. Si è messa a girare con la bottiglia dell’acqua, come due quindicenni estoni che vivono in un appartamento-scannatoio vicino al suo, affittato con pagamento in nero da un’agenzia di modelle di cui Pier Luca è socio di minoranza, la Just Fashion.

Budrieri è rimasto molto colpito dai fatti di Gorino, non perché gliene freghi qualcosa degli immigrati (la zingara è in ogni caso italiana) o delle proteste degli abitanti, ma perché lì ha ereditato una decina di anni fa un trilocale da una vecchia zia, vedova di un pescatore locale. Situato in un seminterrato e soggetto a infiltrazioni inimmaginabili, tipo palafitta in Bangladesh, l’immobile è stato subito messo in vendita ma dal 2006 ad oggi non è arrivata non si dice un’offerta ma anche una sola visita. Il trilocale ha perso, sulla carta, il 73% del suo valore: ormai vale 30.000 euro, circa 300 al metro quadrato, e Budrieri ci paga sopra una inspiegabile IMU di circa 28.000 euro l’anno, che probabilmente non pagherebbe nemmeno a Beverly Hills: colpa, gli hanno detto, della politica del comune di Goro, di cui Gorino è frazione, volta a penalizzare i non residenti. Perché, come ha detto un esponente del PD di Goro, “Il rischio è quello di diventare una nuova Forte dei Marmi, un paradiso per milanesi senza però strutture per i residenti”. Adesso ha paura che l’immobile si svaluti ulteriormente, anche se non gli dispiace averlo ancora fra i suoi asset. Quella casa gli ricorda le estati passate da bambino dalla zia, nella storia (nemmeno in quella del Sud Est asiatico) non esiste bambino che più del piccolo Budrieri sia stato massacrato dalle zanzare. Bozzi a parte, una delle più grandi emozioni della sua vita risale proprio alla fine degli anni Cinquanta, quando lo zio Oreste lo portò in un locale del ferrarese ad ascoltare tale Sabrina, che poi sarebbe diventata famosa con il nome di Milva. Proprio lei, la Pantera di Goro, che Budrieri ha amato segretamente per tutta la vita, sognando anche di possederla in una Alexander Platz pericolosamente simile a piazza Melozzo da Forlì, dove adesso troneggia un pizzaiolo-kebabbaro che espone la bandiera americana. L’astuto Budrieri ha fatto sparire il Rossini Hi-Fi e anche la sua vecchia radio Inno Hit, dicendo a D.J. John che sono in riparazione (e pazienza se non c’è più chi le sappia riparare). Però al Champions Pub ieri c’era anche il Corriere della Sera, colpa di Zhou che vuole leggere la cronaca milanese, ed essendo l’unico giornale libero l’artista tarantino lo ha sfogliato grattandosi i coglioni, trovandoci un’intervista a Linus, in cui il direttore di Radio Deejay esaltava Bruna, la sua labrador, spiegando che per lui è come un terzo figlio. Per una mezz’ora D.J. John si è tenuto tutto dentro, poi a casa è esploso: “La solita Italietta che pensa ai cani e non dà spazio ai giovani, di sicuro Linus pensa più alla sua cagna che ad Albertino e Alex Farolfi”. Essendo finite le brocche, ad essere frantumato è stato un piatto, quel ‘La dona ga più caprissi che rissi’ comprato in un autogrill del padovano, mentre l’Erminia flirtava con un ecoterrorista tedesco e Marilena staccava la testa alla sua Barbie Rio: tempi felici che non torneranno più.

Mentre Lifen spiega ai dipendenti della Tuboplast, ancora ignari del programma di mobbing ideato da Tosoni e Cogodi, che questo della carta degli scontrini sta diventando uno scandalo (almeno il Nino non li faceva e basta, senza troppe spiegazioni), fingendo anche indignazione per “Uno Stato che ci ha lasciato soli” (i Tong seguono Paragone e Del Debbio), Budrieri è costretto ad ascoltare l’analisi di Inter-Torino fatta dal Gianni, con il Walter, il Vito, il Roberto, il Luca e gli altri ad annuire, manco stesse parlando Hiddink. Ovviamente per il popolo, ma anche per il giornalista medio, il colpevole è l’allenatore. Le orecchie di Budrieri devono ascoltare considerazioni del tipo ‘Icardi ha salvato De Boer’, e ‘Adesso De Boer dovrebbe essere affiancato da uno che conosca il calcio italiano’. Qui Budrieri non ce la fa più e con un moto di stizza spazza via dal bancone Sammontana la Gazzetta di oggi con il titolo ‘Icardissimo sveglia l’Inter’. Lui che ha visto giocare Mazzantini e Angloma non può mettersi a parlare di calcio con chi crede che l’Inter l’abbia inventata Carrizo: “Non so che partita abbiate visto, ma questo allenatore è uno vuole far giocare a calcio la sua squadra: volte ci riesce, altre no. Ieri è stata una delle volte sì: ha protetto Santon, uno che gli piace, tenendolo fuori e spiegandogli che nelle sue condizioni due partite in tre giorni non le può fare, per il resto messo in campo la formazione che lui ritiene migliore, visto che ritiene Eder superiore a Perisic e il Brozovic, anche da cadavere come il Brozovic attuale, uno di qualità superiore. Il colpo di culo è stata la squalifica di Medel, quel tipo di sudamericano fintamente grintoso genere Cordoba-Zamorano, ma anche per certi versi Zanetti, che piace all’interista bue ma che non è da Inter. Ancora per due partite e stiamo tranquilli. Medel comunque non è da Inter e si vede sia quando c’è sia quando non c’è”.

NonèdaInter (Copertina eBook)‘Non è da Inter – Alla periferia della vita’ contiene le puntate pubblicate fino al giugno 2015 ed è disponibile per Kindle di AmazoniPad-iPhone-Mac , ma anche per tutti i gli altri tipi di eReader attraverso la piattaforma di Bookrepublic. Prodotto da Indiscreto, ma giusto perché non lo abbiamo voluto dare a Mondadori e Feltrinelli, costa 4,99 euro. Il cialtronismo della cifra non è nostro, in periferia sappiamo benissimo che si tratta di 5 euro, ma dei poteri forti dell’e-commerce che pretendono che un prezzo termini in questo modo. 

Avvertenza per i nuovi lettori: Non è da Inter trae ispirazione dalla realtà, ma non è la realtà. Chi lo ritiene volgare o si ritiene offeso può semplicemente non leggerlo. 

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