Otto centesimi di focaccia (Candreva non è da Inter)

11 Ottobre 2016 di Stefano Olivari

Tavola_Fredda_2014Quello prima di Inter-Cagliari è un martedì come tanti altri, per lo meno al Champions Pub. Se l’uragano Matthew avesse distrutto il Simply lì davanti, invece che Haiti, tutti avrebbero continuato a dividersi fra Ventura e Pellé. E se il base jumper russo si fosse schiantato sulla vetrina oscurata del centro Tuina invece che a Chamonix tutti avrebbero continuato ad analizzare il rigore di Gabigol con il Lugano. Sul Corriere della Sera si è letto che Milano per il terzo anno consecutivo ha superato Roma come numero di turisti arrivati in città e che sta diventando “un hub della conoscenza e della creatività”, ma nella periferia ovest tutto questo non arriva: metà dei negozi ha la saracinesca abbassata e il cartello VENDESI, le case costano il 20% in meno rispetto al 2011, in generale nessuno sta meglio rispetto a venti anni fa. Quanto alla conoscenza e alla creatività, risiedono evidentemente in altre zone.

crudeliSono le due del pomeriggio e Paolo-Wang sta servendo ai dipendenti della Tuboplast i soliti caffè atroci, frutto di cialde tarocche comprate da un grossista avellinese in zona Stadera. La splendida Cimbali del Nino, che era riuscito anche a farsi fare lo sconto da Tiziano Crudeli, è soltanto un ricordo… Il trader cinese, provvisoriamente barista retribuito in nero con stipendio consegnato al padre, sta deridendo il Walter che quei due euro che gli sono rimasti li ha investiti nei BTP cinquantennali, con rendimento al 2,85%. Mentre prepara altri caffè, senza nemmeno curarsi di lavare le tazzine già usate se non quelle con macchie di rossetto, Paolo-Wang spiega all’affittacamere per caso che il rialzo dei tassi è imminente è che le parole della Yellen vanno lette fra le righe. Lifen ignora chi sia la Yellen, come del resto qualsiasi cosa fuori dal mondo della musica: uno dei vecchi Tong, padre e nonno sono onestamente indistinguibili anche per lei, stamattina le dato una bastonata dopo aver visto sopra il suo letto a castello (sotto di lei dorme un cameriere di un ristorante cinese-giapponese-cucina italiana- pizzeria-forno a legna, che estinguerà il suo debito con i Tong nel 2047) il poster di Alvaro Soler. Quanto a Zhou, ha trovato il coraggio di dire a Mariella cosa in agosto le hanno tatuato sul polpaccio: 吃精子 secondo suo zio (lui non sa leggere il cinese, conosce giusto qualche parola a orecchio), che si pronuncia ‘Chi jingzji’, significa qualcosa che in italiano suona come ‘Mangiatrice di sperma’. Le spiega che però magari è un modo di dire di qualche provincia della Cina, che là non suona volgare e forse nella cultura contadina va considerato un’esaltazione della fertilità. Mariella però maledice quei due giorni a Forte dei Marmi, con il costruttore che poi se l’è cavata con un orologino di Morellato: proprio a lei doveva capitare l’unica cinese burlona su due miliardi?

tuboplastL’Istat dice che in agosto la produzione industriale è cresciuta dell’1,7% rispetto a luglio e addirittura del 4,1% rispetto all’agosto 2015, ma il merito non è di sicuro della Tuboplast, il cui indebitamento netto ha raggiunto i 213 milioni di euro e che ha ormai un unico cliente: una ditta di costruzioni di Bergamo, la Bortolo Orlandini & Figli, in ritardo sui pagamenti di circa 9 anni. La cordata cinese è scomparsa, Han Li ha spiegato a Tosoni che adesso devono concentrarsi sul closing per il Milan e sulla bandiera da affiancare a Fassone e Mirabelli (in via confidenziale, con Tosoni che subito lo ha raccontato al bar, gli hanno detto di essere in trattative con Mannari), ma è spuntato un fondo kuwaitiano interessato ad acquistare le proprietà immobiliari messe insieme in oltre sessant’anni dal cavalier Brambilla, fra cui molti terreni vicini alla nuova Fiera. In altre parole Tosoni, su mandato del vecchio Brambilla, sta studiando come conferire gli immobili a una nuova società, da cedere poi alla famiglia Sabah che scommette, non si sa in base a quali informazioni, sui Giochi Olimpici di Milano 2028. Nella bad company rimarrebbero le attività industriali, non proprio esclusive (tubi per l’edizilia), e tutti gli impiegati: Tosoni non salverà nemmeno gli juventini contiani che negli ultimi anni hanno riso ogni volta che insultava Allegri, non avrà pietà perché loro per primi sanno che conta soltanto vincere. Forse nella newco porterà Mariella, anche se ultimamente fa la preziosa.

hidegkutiVincenzo e Pier Luca hanno appena pagato a Max lo stipendio di aprile, facendoglielo anche pesare: “In un periodo di crisi bisogna investire su se stessi, ci hai un po’ deluso”. Inoltre continuano a rinfacciargli lo scarso impegno per il numero zero di Hidegkuti, quasi che non credesse nel giornalismo di qualità, mentre Ridge Bettazzi continua a mandare pezzi bellissimi, alla Buffa: storytelling, narrazione, divagazione colta, non le solite stronzate di calciomercato per analfabeti. L’ultimo di Ridge è 132.000 caratteri di Word: una immaginaria conversazione, in quattro lingue diverse, fra Ivic e Boskov, in cui i due defunti cercano di scegliere l’allenatore più forte di tutti tempi, trovando soltanto verso il carattere 131.400 l’accordo sul nome di Rumignani. Il finale è ispirato alle parole di un poeta bosniaco-cileno scoperto da Valdano e molto apprezzato anche da Vincenzo, secondo il quale “Il futbol è la carne del popolo, il vino degli sconfitti, il contorno dei sognatori”.

foto-22Il poco poetico Max nelle ultime 24 ore ha scritto 86 post dal contenuto più breve del titolo, di cui 55 contengono l’espressione ‘Parla l’agente’, post che comunque rappresentano un piccola parte del rullo news di SuperMegaInter, perché come dice Pier Luca “Siamo tutti aggregatori”. Salvatore da Locri (qualcuno inizia a sospettare che ‘da Locri’ sia il cognome) ha telefonato dicendo che la connessione di Jumpy è traballante (anche se forse la colpa è dell’ISDN) e che spedirà il pezzo riguardante la difesa sul pick and roll delle Minnesota Lynx grazie a un suo amico di Siderno che lavora in Comune. Max ha invitato Mariella a cena, ma non si può permettere più del Calafuria a Mariella ha subito accusato un forte mal di testa. Quando lui le ha raccontato di avere comprato al Simply una focaccia in scadenza pagandola 8 centesimi lei si è quasi impietosita, ma non al punto di dargliela. È così depresso che per la prima volta in vita sua ha copiato un articolo, rubandolo a Ultimo Uomo, un pezzo sul Gegenpressing, partendo dal Borussia Dortmund di Klopp. Budrieri direbbe che Gegenpressing altro non è che la pressione offensiva una volta perso il pallone, per ritardare il contropiede avversario o riconquistare subito l’iniziativa, ma Budrieri è un uomo (forse nemmeno un uomo) di altri tempi. Questo pezzo a Vincenzo e Pier Luca dovrebbe piacere, comunque.

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Samantha e Ylenia avrebbero voglia di ricontattare le milf bergamasche con cui passavano i sabato sera al Calafuria, da quando hanno scoperto Tinder e Gleeden sono scomparse. Quelle confidenze fra donne, divorando surimi, le hanno fatte crescere. A dire la verità Gleeden è usato anche dalla madre di Ylenia, che lo ha scoperto mentre il suo secondo marito (il padre di Danny, quindi) la costringeva a guardare Qui Studio a Voi Stadio. Il supplente di ginnastica vittima del turboliberismo che ogni mattina gli impone da fare Paullo-Milano affianca la passione per le allieve a quella politica: ce l’ha con Benigni ed è deciso a scendere in piazza per difendere la Costituzione, anche se non contiene alcun articolo che preveda il palpeggiamento delle allieve minorenni. Sul salvaschermo del vecchio Olidata di famiglia Danny ha messo la foto di Virginia Raggi al posto di quella di Franco Columbu, in più ha insultato la matrigna quando ha visto che usa il mocio Vileda e che in frigo ha i sofficini. La sola ipotesi di una candidatura olimpica di Milano lo turba, mentre Ylenia non ha perso la speranza in Roma 2024: sul web legge i titoli di grandi giornali in cui si dice che la speranza non è ancora persa e che anche il Papa vorrebbe i Giochi a Roma. Lei ci crede, Malagò merita questa vetrina mondiale, ma anche se dovesse andare male lei gli si concederebbe volentieri nello spogliatoio dell’Aniene.

linusCasa Budrieri è stata sconvolta dalla partecipazione di D.J. John alla Deejay Ten, domenica scorsa. A cui si era iscritto nonostante non facesse attività fisica dagli anni Settanta, cercando di entrare in condizione grazie a microdosi di Epo che il medico della famiglia Budrieri, consulente di una squadretta di ciclismo che fra i suoi mille sponsor ha anche la Tuboplast (in gioventù Brambilla è stato un discreto dilettante, racconta di avere una volta battuto Nencini in un Giro dell’Oltrepó), gli ha iniettato senza scrupoli e dietro pagamento in contanti, contanti dell’Erminia. Fidandosi dell’Epo, D.J. John si è allenato soltanto due volte al Parco delle Cave (in una è stato anche derubato del cellulare da un peruviano) e non ha certo fatto vita da atleta, anzi. La sera prima della gara era stato con suoi amici harleysti (lui se la tira da harleysta, pur avendo un Garelli 50) al Blues Bikers Pub, bevendo 15 Tennent’s e ingozzandosi di onion rings, ma alla fine la voglia di farla vedere a Linus ha prevalso e accompagnato dall’Erminia e dall’ormai ex suocero si è presentato al via in Piazza Duomo. Budrieri, che asseriva di avere visto dal vivo il record di Fiasconaro all’Arena e di possedere anche una sua canottiera, gli aveva stilato una tabella, ma forse aveva ancora in testa Fiasconaro perché agli 800 metri, poco prima di Piazza Meda, D.J. John è scoppiato. È andato avanti ancora per un po’, prima di vomitare di fronte al Sole di Pomodoro che si vede anche nelle ultime scene di Sotto il vestito niente. Si era fatto più di una sega pensando a Renée Simonsen, ai bei tempi in cui era il deejay più quotato di Taranto e nemmeno aveva bisogno di farsi le seghe, ma adesso la situazione era drammatica. Ritirarsi o no? No, a costo di arrivare camminando. Ed in effetti 8 minuti al chilometro significa camminare. Così D.J. John ha tagliato il traguardo dei 2 chilometri in via Verdi, quello dei 3 in Foro Bonaparte, quello dei 4 in via XX Settembre, seguendo la fiumana verso la zona Fiera e arrivando in stato di semincoscienza al chilometro 9, in via Melzi d’Eril, non lontano dagli studi di Radio Deejay. Vomitare aveva già vomitato, ma a quel punto ha dovuto gestire fitte assurde allo stomaco, mentre il gruppo diventava sempre meno numeroso. Forse gli onion rings e le birre, più probabilmente i 7 Buondì mangiati a colazione insieme al latte scaduto che per errore l’Erminia aveva dato a lui invece che a Budrieri. A 500 metri dal traguardo si è cagato addosso, mentre dal marciapiede Budrieri gli urlava che anche ad Abdon Pamich a Tokyo era successa la stessa cosa. Frasi molto motivanti, quasi come la voglia di tagliare il traguardo e di urlare in faccia a Linus tutto il suo disprezzo. A 100 metri dal traguardo D.J. John è svenuto, in vita sua gli era successo soltanto una volta, nel 1977, quando dalla zia Antonina aveva fatto indigestione di frittatine di lampascioni. A quel punto Budrieri è entrato in strada, lo ha fatto alzare e lo ha trascinato oltre il traguardo sudando come nemmeno Marino Basso sul Tourmalet. D.J. John ha chiuso in 1:29:54, 6 secondi sotto il tempo massimo. Il cronometro è il suo ultimo ricordo, prima del risveglio al pronto soccorso del San Carlo, unico non africano fra i 29 presenti. Marilena ha dovuto interrompere una scopata, peraltro modesta, con il family banker, per accompagnarlo lì con la Uno 45S di Budrieri. Quanto a Budrieri, deve ancora trovare il coraggio di dire a D.J. John che è stato squalificato e che quindi non risulta nell’ordine d’arrivo: praticamente Dorando Pietri. Per adesso è lì ancora che rantola in un letto del San Carlo, maledicendo le infermiere che ascoltano Deejay chiama Italia. È un paese così: il primario è Linus, il medico idealista Albertino, ma alla fine vince sempre il primario. Tornando alla corsa, molto bene si è comportato invece l’ingegnere-podologo senegalese, che ha chiuso sotto i 40 minuti e durante il percorso ha fatto amicizia con una 37enne consulente di marketing originaria della Val d’Ossola. Una curiosità: a Budrieri, proprio vicino al traguardo, è parso di vedere la zingara adesso Hogan-munita. A 200 metri di distanza non ha potuto essere certo né della faccia né delle scarpe, certo è che quando si è avvicinato lei non c’era più e un vecchio con l’husky impunturato urlava che gli avevano rubato il portafogli.

candrevaMentre Lifen spiega ai dipendenti della Tuboplast che la carta per gli scontrini è finita, Budrieri è costretto ad ascoltare l’analisi di Macedonia-Italia fatta dal Gianni, che per la prima volta in vita sua non è andato a puttane un sabato sera, perché  Ilaria è stata male: il ruolo di padre non è davvero il suo ma per tutta la sera le è stato vicino, sperando che il vomito non dipendesse dall’essere gravida di un negro comunista e musulmano o anche di una sola delle tre figure. Comunque le orecchie di Budrieri, pur tappate dal cerume, devono ascoltare che Verratti deve essere il perno dell’Italia del futuro, che Buffon non è bollito, che Romagnoli è meglio di Nesta, che Immobile si muove con intelligenza, che Sansone gioca fra le linee come pochi, che Candreva è la migliore ala del mondo. Qui Budrieri non ce la fa più e con un moto di stizza spazza via dal bancone Sammontana la Gazzetta. Lui che in azzurro ha visto giocare gente come Zecchini e Bettarini non può mettersi a discutere con chi pensa che l’Italia l’abbia inventata Ventura: “Candreva fa dei bei cross, ma se a 29 anni non è ancora pienamente esploso significa che c’è qualcosa che non va, forse non ha la testa. Può giocare in questa Nazionale depressa, ma di sicuro non è da Inter”.

NonèdaInter (Copertina eBook)‘Non è da Inter – Alla periferia della vita’ contiene le puntate pubblicate fino al giugno 2015 ed è disponibile per Kindle di AmazoniPad-iPhone-Mac , ma anche per tutti i gli altri tipi di eReader attraverso la piattaforma di Bookrepublic. Prodotto da Indiscreto, ma giusto perché non lo abbiamo voluto dare a Mondadori e Feltrinelli, costa 4,99 euro. Il cialtronismo della cifra non è nostro, in periferia sappiamo benissimo che si tratta di 5 euro, ma dei poteri forti dell’e-commerce che pretendono che un prezzo termini in questo modo. 

Avvertenza per i nuovi lettori: Non è da Inter trae ispirazione dalla realtà, ma non è la realtà. Chi lo ritiene volgare o si ritiene offeso può semplicemente non leggerlo. 

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