Navratilova o Evert?

18 Ottobre 2016 di Indiscreto

I sessant’anni di Martina Navratilova non sono soltanto l’occasione per riflettere sul nostro declino o su quanto fossero buone le merendine di una volta, ma anche il pretesto per un Di qua o di là di quelli non banali (ce lo diciamo da soli, ovviamente), dove non tutto è come appare, fra lei e la sua amica-rivale storica, quella Chris Evert incontrata davvero un’infinità di volte: 80, tenendo conto soltanto dei tornei e non delle esibizioni, che ai loro tempi erano spesso più importanti dei tornei di fascia medio-bassa. 43 a 37 il bilancio per la ex ceca, rimasta una delle poche nella storia a praticare un serve and volley quasi sistematico mentre la Evert è tuttora nell’immaginario degli ultraquarantenni la quintessenza del tennis ‘da donne’ (nel bene e nel male, detto senza allusioni sessuali). Il contrasto è stato di stili di gioco ma anche di personalità, con Martina che ha nella vita dovuto fare scelte radicali (la fuga dalla Cecoslovacchia comunista, il coming out nel momento più alto della carriera) e Chris che invece ha avuto addosso fin dall’infanzia (ancora minorenne sconfisse la Court, fresca di Grand Slam) la pressione che ha fatto andare fuori di testa molte fidanzate d’America prima e dopo di lei. Numero 1 e 2 del tennis per oltre un decennio, prima dell’arrivo del ciclone Graf, anche se in un tennis dove le seconde linee erano senz’altro di livello inferiore a quello odierno, nella loro vita le parti in commedia si sono spesso scambiate con la Evert che per molti aspetti è stata più trasgressiva della Navratilova. Le accomuna la classe immensa e il fatto che si tratti di donne padrone, così sembra dall’esterno, della propria esistenza. È quindi soltanto una questione di gusti: Navratilova o Evert?

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