L’Italia di Armani è la peggiore di sempre

22 Agosto 2016 di Stefano Olivari

I Giochi di Rio si sono chiusi per l’Italia con un buon bilancio quanto a medaglie: è vero che la maggior parte è stata vinta in sport praticati da quattro gatti, ma il discorso dovrebbe valere anche quando a vincerle sono cinesi o arabi. Questi sono i Giochi Olimpici, diversamente parleremmo soltanto di calcio e poco altro. Un primato che nessuno potrà togliere all’Italia e al CONI è però quello della peggiore divisa fra tutte le 207 nazioni presenti in Brasile, oltre che della peggiore divisa italiana di sempre: non per un fatto estetico, anche se quel mega ‘sette’ di Armani, che secondo alcuni siti di moda sarebbe stato ispirato dall’amicizia con Shevchenko, ci sembra orrendo, ma per tre motivi ideologici. Il primo è semplicemente che la divisa non è azzurra, il che per la squadra cosiddetta azzurra non dovrebbe essere un dettaglio. E non crediamo che quella degli stilisti di Re Giorgio fosse una velata critica ai Savoia… Inventarsi colori non ha nemmeno le cialtronissime giustificazioni da merchandising del calcio: nel paese di Tirzan nessuno compra la maglia di una spedizione olimpica (anche se il kit di Rio è in vendita) e sorprende che al CONI non lo abbiano fatto notare ad Armani. Il secondo motivo è che ai Giochi lo spazio sulle maglie per gli sponsor è per regolamento limitatissimo ed in ogni caso si parla di sponsor tecnici (Nike, Adidas, Puma, eccetera): essendo tutta la divisa italiana una immensa sponsorizzazione forse il caso era così grosso che nessuno ci ha fatto caso, ma di sicuro la nostra non era una divisa olimpica. Il terzo motivo è che gli atleti italiani sono stati trasformati in testimonial non dell’Italia e nemmeno di un marchio italiano, ma di una linea, al di là di come la si pensi su questa linea: EA7 la vediamo usata soprattutto da tamarri, con buona pace di chi nei comunicati stampa scrive ‘iconico’ ogni due parole.

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