L’ultimo vero Federer

7 Luglio 2016 di Stefano Olivari

Molto difficilmente Roger Federer vincerà il suo ottavo Wimbledon in carriera, visto che sia Raonic in semifinale che Murray nell’eventuale finale sembrano in questo momento fisicamente più attrezzati di lui, anche se con la sua classe nulla almeno sull’erba gli è precluso. Dopo il drammatico quarto di finale con Cilic, recuperato da due set sotto e pieno di punti e palle break ad altissima tensione, la considerazione da fare su Federer è che lui da campione sul viale del tramonto e quindi ‘condiviso’ (effetto Connors) è ormai entrato nella dimensione di chi è più grande del suo sport. E non perché sia il più forte, non lo è più da diversi anni (rimane comunque numero 3 del pianeta, il ranking ATP non mente) e con tutti al 100% del proprio potenziale forse è stato inferiore a Djokovic e Nadal, ma perché ha saputo intercettare il pubblico generalista e trasversale come nella storia era riuscito a fare soltanto Bjorn Borg. E tutto questo al di là di considerazioni tecniche dove spesso le simpatie personali e albi d’oro con l’asterisco (fino alla fine degli anni Ottanta gli Australian Open sono stati un torneino, disertato da molti campioni, lo stesso Roland Garros ha avuto anche nell’era Open molte alcune edizioni dimezzate) possono falsare le valutazioni. È profondamente ingiusto che i punti vincenti di Cilic fossero seguiti quasi dal silenzio e quelli di Federer, anche su steccate dell’avversario, da ovazioni calcistiche, ma il divismo è questo. Continua sul Guerin Sportivo

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