A Rio grande pallacanestro anche senza Curry e James

28 Luglio 2016 di Indiscreto

Il fallimento azzurro al preolimpico di Torino non deve farci dimenticare che a Rio il torneo di pallacanestro sarà di grandissimo interesse, nonostante una nazionale statunitense priva dei migliori giocatori NBA e una formula discutibile ma come al solito obbligata, almeno fino a quando le squadre da 12 non passeranno a 16 (poco probabile, anche se la lotta al gigantismo olimpico dovrebbe prima di tutto colpire sport semiclandestini). Due gironi da sei squadre, ai quarti le prime quattro di ogni girone, non si può dire sia complicato. Nel gruppo A dietro agli Stati Uniti di coach K dovrebbero finire, non sappiamo in che ordine, Francia e Serbia, ma siamo convinti che anche l’Australia possa fare un grande torneo al di là della scontata qualificazione ai quarti: la stella è chiaramente Andrew Bogut, ma Dellavedova, Mills, Ingles, Baynes e Bairstow formano una nazionale di primo livello, dove il grande vecchio è David Andersen, uno che Ettore Messina ha sempre non a caso tenuto nella massima considerazione. Nessuna speranza per Cina e Venezuela, quindi. Degli USA si sa tutto, inutile aggiungere altro su una squadra che pur lasciando in vacanza Curry, James, Westbrook, Paul e altri di livello non lontano vincerà l’oro in carrozza: squadra molto atletica e versatile, con l’unico problema di distribuire con il bilancino i minuti. Ha almeno sei uomini che, se cavalcati, potrebbero essere capocannonieri del torneo: Durant, Thompson, Irving, Anthony, George e Lowry… Francia e Serbia sono uscite tonificate dai rispettivi tornei preolimpici, la squadra di Collet potrebbe per l’ultima volta avere Tony Parker mentre quella di Djordjevic ha una leadership più distribuita (mancherà Bjelica, infortunato) e tutti giocatori tagliati su misura per il basket FIBA che però, per pubbliche relazioni (diciamo così), quando ci sono in campo gli Stati Uniti viene arbitrato diversamente.

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