Reddito di cittadinanza incondizionato?

6 Giugno 2016 di Biro

Come finirebbe in Italia un referendum sul reddito di cittadinanza, nei termini in cui la domanda è stata appena posta in Svizzera? Cioè un reddito di base per tutti, a prescindere dalle condizioni patrimoniali e lavorative, ma soprattutto dal doverle in qualche modo certificare. Il referendum bocciato dall’80% degli elettori era basato anche su una cifra, 2.500 franchi (2.270 euro) al mese, e visto che non tutti in Svizzera possono sputare su una somma del genere il motivo del no di massa è facilmente intuibile: la paura per la sostenibilità finanziaria del progetto, che in prima battuta avrebbe significato maggiori tasse sul reddito e quasi certamente un aumento dell’IVA (ora all’8%). Bisogna anche ricordare che la proposta prevedeva che questo reddito di Stato sostituisse tutti gli altri tipi di indennità ed in generale il welfare elvetico, che è uno dei migliori del mondo ed è anche (basta un’occhiata a una busta paga) molto costoso. Piccolo esempio: il sussidio attualmente percepito dai disoccupati, almeno da quelli che conosciamo noi, è sui 3.200 franchi al mese senza contare le indennità per i figli e la formazione. In ogni caso le stime sulla sostenibilità dell’operazione indicavano un costo totale dai 190 ai 200 miliardi di franchi e uno aggiuntivo per le casse dello Stato che sarebbe andato ‘soltanto’ dai 16 ai 30 miliardi all’anno, a seconda dell’orientamento degli ‘esperti’. Comunque una mazzata. Poi basta fare un metro oltre Chiasso per rendersi conto che in Svizzera con 2.270 euro si vive peggio che in Italia con la metà (per i miei croccantini la proporzione è quella), ma questo è già un altro discorso. La vera questione, posta anche dai Cinque Stelle in maniera molto più soft rispetto agli intellettuali (i partiti si sono defilati) elvetici promotori del referendum, riguarda il modello di società: è evidente che lo sviluppo tecnologico non restituisce in nuovi settori tutti i posti di lavoro che brucia nei vecchi, quindi l’enfasi quantitativa su sviluppo, PIL, eccetera, si scontra con la realtà delle segretarie rese inutili dal Blackberry che non tutte possono diventare programmatrici di videogiochi o pole dancer nel locale aperto dal fidanzato con la buonuscita da ex bancario messo alla porta dopo una fusione. I casi sono quindi due: o si ammazzano tutti gli esseri umani inutili o riciclabili in un lavoro inutile, di solito statale, oppure li si libera mettendoli però sullo stesso piano di quelli utili che prenderanno di base gli stessi soldi. Secondo i promotori del referendum le persone liberate dalla paura di non poter provvedere alle necessità primarie libererebbero anche la loro creatività imprenditoriale e culturale. Discorso anche condivisibile, fra l’altro in altra forma teorizzato da alcune icone del liberismo come Von Hayek, che però si scontra con l’indole dei popoli. Anche degli svizzeri. In altre parole i 2.270 euro nella maggior parte dei contesti non liberebbero creatività ma parcheggerebbero la gente nei bar, diventando così non un acceleratore ma semplicemente soldi finti, al di là del fatto che la totalità di quella somma sarebbe riciclata in consumi e quindi economia reale. La differenza fra la proposta svizzera e il reddito di cittadinanza alla Cinque Stelle (780 euro al mese, la soglia di povertà) è sostanziale: da una parte la liberazione degli esseri umani da vari tipi di ricatto, dall’altra un sostegno a chi è in difficoltà o finge di esserlo. Abbiamo banalizzato una questione non banale, perché il punto di partenza è che metà di noi, di voi, di loro, fra pochi anni sarà totalmente inutile. O forse lo è già. Il ‘Di qua o di là’ ci sta quindi tutto.

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