Tortu e i rimpianti di Pavoni

26 Maggio 2016 di Stefano Olivari

Dopo Gianmarco Tamberi un’altra luce ha illuminato l’atletica italiana 2016, mettendo in secondo piano le sceneggiature di redenzione per ex dopati e le campagne acquisti di passaporti nel terzo mondo. È la luce di Filippo Tortu, quasi diciottenne (raggiungerà la maggiore età fra tre settimane) brianzolo che nei 100 metri è diventato primatista italiano juniores con un bellissimo 10’’24, superando quindi il memorabile 10’’25 di Pierfrancesco Pavoni agli Europei del 1982. Diciamo memorabile perché quel tempo valse a Pavoni, talento non totalmente espresso, la medaglia d’argento dietro al 10”21 del tedesco est Frank Emmelmann in una manifestazione assoluta, mentre il tempo di Tortu è arrivato in un meeeting non certo di primo piano come quello di Savona, in cui un’altra prestazione notevole è arrivata da Marcell Jacobs: 10’’23 e quindi la vittoria su Tortu. Meeting nobilitato anche dal 20”50 olimpico di Davide Manenti nei 200. Pavoni ad Atene aveva 19 anni e mezzo ed era quindi ai limiti della categoria, mentre Tortu ha davanti a sé ancora molti mesi per crescere e fare meglio: un anno e mezzo a questa età è diverso da un anno quando si è sulla quarantina, banale ma doveroso ricordarlo. L’exploit di Tortu non è però giunto inatteso, perché da allievo aveva l’anno scorso superato un altro record storico (il 10”49 di Giovanni Grazioli) e solo qualche infortunio, unito al riposo consigliatogli dal padre allenatore per non compromettere il futuro, ha rimandato l’ottenimento di un tempo che, va detto senza mezzi termini, lo impone come minimo nel quartetto che dovrà conquistarsi la qualificazione per Rio. Sempre che non prevalga l’ideologia perversa e molto italiana di non ‘bruciare’ i giovani, tenendoli lontani dalle grandi competizioni anche quando avrebbero i minimi cronometrici per parteciparvi (mentre con i viaggi di dirigenti sessantenni non si va al risparmio). Continua sul Guerin Sportivo.

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