Tamberi o Schwazer?

2 Maggio 2016 di Indiscreto

Una risposta di Gianmarco Tamberi su Facebook ha fatto finalmente venire a galla tutti i cattivi pensieri che circondano il caso Schwazer. Il campione del mondo indoor di salto in alto non è stato certo diplomatico: “Vergogna d’Italia, squalificatelo a vita. La nostra forza è essere puliti, noi non lo vogliamo in nazionale”. E subito è diventato l’alfiere della maggioranza silenziosa degli atleti azzurri (fra i pochi ad esporsi la Straneo e Galvan, magari gli altri ci sono sfuggiti), rimasta alla ‘carta etica’ in cui la FIDAL sosteneva che non avrebbe più convocato in azzurro gli squalificati per oltre due anni (Schwazer lo è stato per 3 anni e 9 mesi). Fra pochi giorni l’altoatesino tornerà alle gare, non lontano dai riflettori ma con la Coppa del Mondo di Roma, nella 50 chilometri. La questione legale non si pone, infatti non la pone nemmeno Tamberi: chi ha scontato la propria pena, anche per doping, può tornare a gareggiare. Diversa è quella sportiva: una federazione non è obbligata a convocare atleti con un passato sporco, in particolare quella italiana ha sempre criticato questa politica quando a farla erano gli ‘altri’. Diversa è anche la questione etica: dopo avere annunciato la tolleranza zero la FIDAL ha fatto l’impossibile (organizzare la Coppa del Mondo costa almeno un milione di euro) per apparecchiare mediaticamente il grande ritorno di Schwazer con il bollino di qualità dato da Donati, con gli altri azzurri inevitabilmente messi in secondo piano. Operazione messa in anno con la connivenza di quei media che chiedono squalifiche a vita per tutti, non soltanto nello sport, tranne che per quei pochi ‘casi’ gestiti dalla persona giusta. Il ‘Di qua o di là’ è quindi etico-sportivo, se vogliamo dirla pomposamente: Tamberi o Schwazer?

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