Grazie di cuore, a Eros Ramazzotti basta una bella canzone

10 Maggio 2016 di Paolo Morati

Sorrideva poco, molto poco, Eros Ramazzotti nelle sue prime esibizioni sanremesi. Siamo andati a riguardarle dopo aver letto la sua autobiografia, Grazie di cuore, da poco pubblicata da Rizzoli. Un broncio costante, ma del resto lui stesso parla di sé come di un ragazzo (e uomo) schivo. E il suo collega Jovanotti, nella testimonianza contenuta nel libro, ne elenca tutta una lunga serie di caratteristiche (istintivo, simpatico, imprevedibile, leale, esigente, ombroso, malinconico, irascibile, tenero, intuitivo, onesto, vero, autentico, senza malizie, infantile in certi atteggiamenti, saggio in alcuni momenti, affettuoso, viziato, sensibile, generoso) che solo chi lo conosce può effettivamente confermare. Certo è che, oggi, Ramazzotti nelle apparizioni pubbliche ci sembra sorridere un po’ di più, dopo 30 anni di successo internazionale e decine di milioni di dischi venduti; anche se sempre con un contegno e piacere non troppo velato per la solitudine.

Il libro, arricchito da un buona serie di fotografie, parte dall’infanzia di Ramazzotti, come tutti ben sanno… ai bordi di periferia e a pochi passi da Cinecittà. Eros (anzi Eros Walter Luciano) era un predestinato, almeno ne era convinto il padre Rodolfo Carlo che lo spinse con tenacia a non mollare la strada della musica, passione che il ragazzino riccioluto con in braccio la chitarra e ai piedi il pallone (lui, juventino a Roma) aveva ben radicata, iscrivendolo a concorsi e spingendolo sul palco. Come spesso accade per le autobiografie, è questa la parte più coinvolgente da leggere di circa 400 pagine, in un mondo dove giravano pochi soldi e si giocava in strada, con delusioni (la bocciatura da parte di Franco Migliacci) e incontri decisivi con l’occasione della partecipazione al Festival di Castrocaro. Edizione 1981, vinta da Zucchero e Fiordaliso, e prima porta veramente apertasi, a sorpresa. Quella della piccola etichetta Drogueria di Drugolo (DDD) fondata dal barone Lando Lanni della Quara, e con la guida di Roberto Galanti che, dopo il rifiuto di Ivano Fossati, gli affiancò Roberto Brioschi.

È lì che in pratica sono stati piantati i semi dell’Eros Ramazzotti di successo che nel 1984 arrivò sul palco di Sanremo con Terra Promessa vincendo a sorpresa la sezione Nuove proposte davanti a Marco Armani e Flavia Fortunato. Un progetto che già allora vide grande attenzione anche all’immagine (taglio di capelli decisivo con gel e ciuffo, movimenti studiati delle braccia e del corpo), così come alle scelte professionali, a cominciare da un’attenta selezione nelle esibizioni (rifiutati ad esempio cento milioni di lire per il GiroMike). Il resto è storia, dal coinvolgimento di Piero Cassano e Adelio Cogliati, ai due Festival successivi (Una storia importante e il trionfo di Adesso tu), l’album Cuori agitati e il primo tour con l’idea di puntare a un pubblico globale e non semplicemente di emigrati italiani, fino al lancio internazionale (con gli accordi con i distributori locali) per uno dei nostri cantanti più noti al mondo, con successivo addio alla DDD e passaggio alle major. Tante le curiosità fotografiche – dalle immagini di infanzia alle prime fanzine cartacee, fino alle copertine estere, passando per gli appunti a penna delle canzoni – i nomi (come Claudio Guidetti, diventato suo collaboratore storico) e gli episodi on the road. Dal live a temperature rigidissime in Romania al diluvio in Paraguay con conseguente asciugatura del set di apparecchiature con decine di phon, a voli su aerei trabiccoli per arrivare in tempo sul palco.

In definitiva Grazie di cuore emerge come una biografia per e dedicata ai fan che racconta tanta storia artistica di Eros Ramazzotti, senza invece addentrarsi troppo in profondità nella sfera personale adulta, relazioni comprese, cosa che per quanto già detto della sua riservatezza non stupisce più di tanto. Nell’insieme traspare poi la grande professionalità e organizzazione che lo ha poi portato ad esibirsi in stadi e arene affollate sui quattro punti cardinali, con il contributo di canzoni che al di là dei gusti di ciascuno sono senza dubbio diventate dei veri e propri classici del pop. Ecco, il pop. Da scolpire nella pietra questa sua considerazione, per meditare: “Da noi se sei un cantante pop è come se valessi un po’ meno, almeno per qualcuno”. Se bastasse una bella canzone…

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