Ora e sempre Gene Hackman presidente

18 Aprile 2016 di Oscar Eleni

Oscar Eleni in gita premio a Parral, sud del Cile, per vedere dove è nato Ricardo Eliecer Neftali Reyes Basoalto, in arte Pablo Neruda, cercando di capire questa poesia che spiega così bene la sgradevole sensazione di chi vede il basket confuso davanti al governatore della Fiba che ci ricorda il Gene Hackman di Pronti a morire, un western crudele dove chi avrebbe dovuto stare dalla parte della legge, quindi, come dice Petrucci, il Baumann della situazione, organizzava duelli all’ultimo sangue per scoprire chi era il più veloce del reame. Alla fine non rimase nessuno, perché anche chi aveva vinto era morto dentro. Dunque la poesia per staccarci dalla piastra del campionato e dall’eccitazione dei soliti noti, uno dei quali ha cercato di spiegare così la vittoria di Milano in coppa Italia senza poter avere in campo il suo asso Alessandro Gentile: ”Be’, quella non fa testo perché l’Emporio aveva raggiunto la massima forma…” Boh. Allora vi dico in versi del poeta premio Nobel la sensazione che si prova ascoltando i reprobi di Reggio Emilia, Sassari e Trento che all’improvviso scoprono di essere protagoniste nella tela del ragno fibaiola, così importanti da mettere in pericolo il futuro internazionale della Nazionale, peggio, di mandare in crisi l’Olimpiade, anche se davvero ce la vorremmo fare questa risata a Rio se davvero dovessero restare escluse le nazionali minacciate da questi sceriffi di Nottingham. Ah, scusate, i versi.

Ed io, minimo essere,

ebbro del grande vuoto

costellato

a somiglianza, a immagine

del mistero,

mi sentii parte pura

dell’abisso,

ruotai con le stelle,

il mio cuore si sparpagliò nel vento.

Le abbiamo ricordate mentre un microfono balengo rubava le parole di Sandro Riminucci al Forum nella fiesta immobile dove la sua amata Pesaro ha toccato la riva degli Schiavoni incatenati alla lotta per non retrocedere e la sua amata Milano ha cercato di farsi perdonare le figuracce di Capo d’Orlando e Brindisi affidando all’orco Repesa il ruolo di dover difendere quello che una società seria avrebbe già fatto da tempo: un lavoro mirato. Sono parole che leggi piangendo quando senti certe cose, vedi certi giocatori dalla “stagione incredibile”, alzi la mano chi non ha goduto di simili “critiche feroci”, perché non c’è partita, a questo piano, a quello di sopra, a quello di sotto, dove non ci venga venduto dal piazzista qualcosa che non prenderebbero in considerazione neppure alle partite di cricket fra i birrai e gli agricoltori gestiti dall’ispettore Barnaby.

Scriviamo senza sapere come Gianni Petrucci otterrà dal nuovo “presidente” ad interim della Lega, il liquidatore di Siena Egidio Bianchi, l’abiura di Trento, Sassari e Reggio Emilia che, parole del nostro numero uno all’Orianone gazzettaro, pensavano di passare ancora con il rosso come succede, per la verità senza danni per nessuno, tantomeno incidenti e morti, da 15 anni quando un manipolo di gente coraggiosa, per noi c’era Porelli, decise che lo spettacolo pagato dalle società doveva dividere, fra le società, anche le entrate, cosa che, in passato veniva considerata sacrilega dalla stessa Fiba che oggi pretende di passare da sola alla cassa. Genialmente il Michelini che è stato anche allenatore di qualità teme che questo scisma farà vivere il basket del futuro sotto troppi papi e papesse. Insomma il rischio che ha svuotato la boxe annegata fra troppe sigle, anche se per gli incontri davvero mondiali, fra i migliori, le borse sono molto ricche.

Ora siamo all’anatema e al rogo da Nome della rosa. Spaventati tutti. Malagò per Roma olimpica che certo sarà giudicata per le sue buche perenni piuttosto che per il “tradimento” del povero basket. Il basket nostrano che teme di perdere la faccia con Torino (speriamo non i due milioni e mezzo di euro governativi girati alla Fiba per organizzare il preolimpico), dove Petrucci ha ricevuto abbracci sinceri di una città che ora freme anche per la sua squadra di basket arrivata a prendere per la coda le gloriose Virtus Bologna, Caserta e Libertas Pesaro. Siamo al delirio di onnipotenza e ci ha davvero annoiato questa storia del diritto sportivo in pieni bagordi di sport professionistico dove l’eguaglianza competitiva, come prima della rivoluzione francese, non può esistere se al via vanno squadre con bilanci che vanno dai 20 al milioncino scarso.

Per questo esistono organizzazioni incaricate di tutelare bene lo sport di base, ma viene un momento in cui giocare gratis non è più possibile. Ora questi dell’ULEB, né santi né peccatori, hanno garantito, grazie all’IMG, qualcosa che le società sacrileghe non avranno mai dal nostro sistema dove ancora si celebra il matrimonio morganatico RAI-SKY che ad ogni società ha fruttato non certo più di 80 mila euro, soldini per pagare due trasferte. Certo fare i finti tonti, non immaginavamo, non ci avevano spiegato, la dice lunga sullo spessore di certi personaggi, ma questo tiro alla fune sta condannando il basket ad una guerra che servirà poi ad altri, il calcio in testa, per prendere a pedate chi finge di avere come primo scopo nella vita la difesa degli umili, diseredati, salvo poi perdersi nel saccheggio, perché alla base questo basket nazionale ne ha di storie da raccontare e di tasse esagerate da pagare ai comitati regionali dove i voti, soltanto i voti, contano.

Scappare dal saloon di Sharon Stone e Russell Crowe inseguiti dal feroce Hackman per scoprire che qualcosa si può ancora raccontare. Lo ha fatto benissimo Fuochi su Repubblica adesso che Siena è nei play off, ma rischia di perdere i titoli vinti sul campo e, forse, anche il futuro se non nascerà un consorzio. Ce lo ha raccontato con emozione Wertherone Pedrazzi sul Curierun intervistando Paolino Moretti che ha combattuto tanto nella sua vita di campione sfortunato, di grande allenatore e che oggi si presenta all’Europa nella coppa FIBA, la terza per valore, quella che i nemici e gli invidiosi della stagione di Varese chiamano coppa porta ombrelli. Per arrivare alla finale dovrebbe battere lo Chalon che organizza. Altro che ostacolo alto per una squadra nata per soffrire, che ha sofferto, ma adesso è addirittura vicina ai play off. In questa Varese contestata da molti, con Bruno Arrigoni scelto come capro espiatorio, non aveva fatto i miracoli con quattro spiccioli, hanno scoperto che se esiste un muro e la società lo sostiene si può anche inventare il gioco delle farfalle avendo perso per cannabis l’unico centro.

Dicevamo dell’Arrigoni che non sembra confermato e, a sentire Moretti, che augura al suo amico Sacchetti di prendersi la Varese che tanto ama e che tanto lo ha amato, neppure l’allenatore è sicuro del domani, insomma andando al ricercatore nei peggiori campetti del pianeta per avere gente brava e affamata, bisognerebbe fare qualche conto: a Cantù, prima che cambiassero le lune per eccessiva autostima, si può dire che abbia fatto bene come ricercatore; a Bologna, ramo Virtus, non ci sembra che da quando hanno mandato via lui e poi Villalta, se la siano cavata tanto meglio. La stessa cosa a Varese. La cosa buona è che nelle prossime settimane se ne andrà ancora in America, a sue spese, lo avrebbe fatto con Faina che ha deciso di non poter resistere senza basket sofferenza e adesso cerca di salvare Omegna anche se vittorie come quella di Biella non basteranno.

Siamo felici per il premio europeo a Buscaglia che ha portato Trento dove doveva essere una Milano meno livida, slegata, frizionata. Trento da scomunicare? Sarebbe da imitare e speriamo lo facciano in tanti. Siamo in sofferenza per due allenatori come Paolini e Dell’Agnello che arrivano nei finali senza benzina, che meriterebbero la salvezza ad honorem, ma dobbiamo riconoscere a Vitucci che il secondo ripescaggio di Torino è stato ancora più notevole del primo. Per quanto riguarda la Virtus Bologna è disperazione vera, ma nella prossima domenica della verità contro Torino siamo sicuri che andrà in campo un popolo e se davanti ci sarà anche Masaniello Bucci allora si può sperare che non ci siano lavativi da convincere, finti eroi da caricare, falsi fenomeni da tenere al guinzaglio.

Le pagelle ascoltando Neruda e l’ode del carciofo o quella del limone. Vanno bene tutte e due per capire il basket così come lo abbiamo vissuto, così come ce lo vorrebbero proporre: a noi piacciono le spine, ma se prima le togli e le fai diventare infuso, a noi inebria il profumo, ma ci stimola anche il succo.

10 Al PASQUINI che ha ridato vita alla Sassari dei sogni quando Sacchetti comandava la legione dei liberi e belli. Lui che ha costruito la squadra sapeva cosa serviva. Ora ci si chiede se valeva la pena prendere a calci un compagno di viaggio che aveva ottenuto così tanto. Certo sbancare Reggio Emilia ancora una volta è un segnale per chi, fra i naviganti, aveva cancellato Sassari che difende la sua non difesa dicendo che un 102-98 nasce dalla dedizione in copertura. Uhm.

9 A MILANO che per onorare il RIMINUCCI troppo schivo della terza età, senza lo splendore che lo rendeva davvero angelo sul campo, ha voluto sul campo due uomini che sono stati fondamentali per la sua vita di campione e di uomo: il professor Gianfranco PIERI e Spartacus GAMBA. Due con quella testa e quello spirito oggi farebbero le fortune del Repesa che ancora deve capire se Batista è davvero il suo centro di gravità

8 A LAMONICA e SAHIN utilizzati nei play off di eurolega perché ci hanno dimostrato, in mezzo a tanti colleghi stranieri, che la tradizione italiana aveva davvero due di qualità da presentare. Strano che il Petrucci indignato con gli eretici non abbia mai avuto il tempo per chiedere a Baumann e al suo responsabile degli arbitri il motivo per cui alle Olimpiadi non avremo direttori di gara italiani. Sempre paura di perdere un voto per Roma 2024?

7 A GERASIMENKO che dopo la salvezza acquisita potrà pensare al nuovo Pianella, ma anche alla squadra da rilanciare e, avendo i soldi, c’è speranza che la faccia buona, meglio ancora se dovesse richiamare in Brianza il Custer TRINCHIERI che ha lasciato grandi ricordi.

6 A BASILE che ha scoperto l’aria magica di Capo d’Orlando e probabilmente andrà avanti un’altra stagione, adesso che la salvezza è sicura e non rischia di fare la fine di Totti, anche perché lui non gioca a carte fino alle due di notte.

5 Al BUCCHI che avevamo elogiato per aver reso meno amara la pillola del presidente che si è sempre dichiarato pentito dopo averlo cacciato da Milano, perché nel pediluvio dei troppi complimenti reciproci ha perso il filo con una Brindisi che dovrebbe finire il 4 maggio il suo viaggio. Anche molte sue avversarie hanno avuto una stagione piena di contrattempi

4 A SASSARI, REGGIO EMILIA e TRENTO se prima del pentimento pubblico, del ritiro di una firma su un contratto, della abiura davanti al PETRUCCI pontifex non faranno una conferenza congiunta per spiegare cosa perderanno con questo passo indietro, cosa offre davvero la Fiba, cosa avrebbero fatto se la scomunica le avesse estromesse dal campionato, bufala da terra dei fuochi.

3 A BOLOGNA se non troverà una strada per ridarci, nei prossimi due anni, un basket degno della città che meriterebbe di avere la Casa della gloria come sede fissa, magari in Sala Borsa. Per ora dovrà accontentarsi di applaudire quelli che sabato 25 giugno saranno accolti nel nostro Pantheon, da Tanjevic a Bisson, a Bianca Rossi e alla IGNIS dei Borghi. L’organizzazione per il torneo dell’Italia è al lavoro. Forse loro sanno che non ci sarà scomunica e tutte le minacce di questi giorni sono state fatte alla nuora perché suocera intenda.

2 A BAUMANN, segretario generale della FIBA che poteva davvero graduare questo ritorno a cavallo dell’ippogrifo delle coppe europee. Non può essere vero che un grande dirigente gestisca il suo potere sulle minacce. Non ci vengano a dire che la legge e le regole sportive sono tutelate soltanto da una società, un voto, un diritto inalienabile ad esserci, pazienza se a vedere la campionessa del Lussemburgo e Real a Madrid andranno soltanto i parenti dei giocatori.

1 Ad Ettore MESSINA che non può pensare soltanto al bene di San Antonio e dovrebbe chiedere aiuto ai suoi santi protettori per avere una indulgenza plenaria e la salute di troppi giocatori che adesso guardano dalla tribuna, dal calduccio della palestra con preparatore personale, quella dove ti terrai anche in forma fisica, ma ricorderai con fastidio che sul campo bisogna metterci la faccia e i fatti.

0 Ai Maturi baskettari che il 7 maggio si raduneranno nel tempio della Misercordia di Venezia. Una festa per ricordare, farsi ricordare. Peccato che gli organizzatori non tengano mai presente che esiste anche il basket di oggi, lo capiamo, spesso inguardabile anche se ci sono giocatori televisivamente incredibili. Insomma fare la festa il giorno in cui si iniziano i play off è crudele, a meno che non sia un sadico piacere per far capire che con questi di oggi quelli di ieri non hanno niente a che vedere.

Share this article