La maschera di Gelsomino

11 Aprile 2016 di Oscar Eleni

Oscar Eleni nella sala dell’invidia con il cercopiteco nasobianco, l’ursone, una rana volante cinese e l’ara giacinto, tutti animali in via di estinzione, come vorrebbero che succedesse a gente che sa bene cosa sia il tradimento e la tradizione anche se hanno la stessa radice. Ci vorrebbe il talento di un grande fotografo come Joel Sartore, proiettato sullo porte di San Pietro all’apertura del Giubileo, per chiedere ai padroncini di oggi (lo sport che vediamo e seguiamo è fatto proprio a loro immagine e somiglianza) di girarsi dall’altra parte se qualcuno decidesse che i poeti estinti dell’ultima legione potessero essere salvati come il passero locustella. Perché tanta amarezza dopo aver visto gli smile di chi, fregandosi le manine, ci ha annunciato che stiamo entrando a cavallo del galletto di roccia in un finale di stagione piena di brividi, per lorsignorini che trovano incredibile persino un tiro da sotto, mentre per chi sa di essere nell’elenco da fotografare per l’artista americano questo finale ricorda l’adagio di un sapiente contadino che, lo giuriamo, non è Repesa: ci vuole la pioggia per sapere se il tetto tiene.

Cosa c’è stato di così sorprendente in questa dodicesima giornata se all’ufficio facce dei PRONOSTICI INDISCRETI, scritti non al sabato, ma prima della nona giornata, persino noi abbiamo sbagliato un solo risultato? Be’, ma loro, sì certo brave persone, appassionati del verba volant, si riferivano all’andamento delle gare ed erano sotto choc, come tanti, per l’allagamento dell’Emporio Armani sul mare di Brindisi dopo aver spiato il pasticcio Bazarevich, colpevole soltanto di essersi fidato, nella bella Trento. Dove non fanno miracoli, come dice l’incolto, ma raggiungono quello che hanno inseguito dal primo giorno, anche adesso che l’eurocup li ha beffati perché sono andati in battaglia senza due titolari di peso come Sanders e il Baldi Rossi che, per un certo periodo pensavamo potesse davvero servire anche a questa Nazionale che ogni settimana perde un pezzo se è vero che Cusin andrà in bacino di carenaggio precauzionale a Cremona. Certo Cantù è un caso, ma soltanto per chi crede davvero che una squadra si possa mettere insieme firmando, a casaccio, con tizio e caio, senza indagare davvero su quelli che prendi, su chi sta intorno a quelli che vorresti a bordo. Quando chiedi cosa costa, ma non hai la saggezza, l’intuito, i consiglieri giusti, di un Giovanni Borghi che parlava spesso anche con i “nemici di Milano” contenti e non spaventati di avere un rivale all’altezza, allora ti capita di far salire a bordo gente che non vede l’ora di ritirare il primo stipendio per andare a bere nel peggior bar della città e se non c’è, magari a far casino in quella vicina.

Ci viene in mente il periodo milanese quando a comandare era Rubini sul campo, in spogliatoio, ma Bogoncelli a decidere dopo averlo ascoltato, ma non prima di avere intervistato personalmente il candidato. Capitava che un grande come Flaborea facesse subito capire che Milano non era il suo ambiente, lui che non aveva paura di niente, lui, appassionato di pittura e buoni vini, abbonato giornaliero sicuro per tutte le mostre e per i bistrot di Brera. Certo anche il Bogos cominciò a cedere quando i “rivoluzionari del papavero verde” mandarono a discutere l’ingaggio il fratello che era il primo succedaneo di quello che poi sarebbe stato il demiurgo di oggi, l’agente che fa e disfa. Purtroppo e subdolamente fuori da spogliatoi dove società belline, ma con gente disabituata a pregare nel fragore delle vere battaglie dove, se non sei squadra, ti fai spesso molto male.

Ora l’osservatorio dice che anche questa pessima Cantù che sperpera 16 punti a Trento potrebbe finire con 3 vittorie anche se Pesaro e Varese si rivelassero più velenose di Bologna. Eh sì perché, bisogna confessarlo, pur amando lo stile Paolini, il suo modo di allenare nella tumultuosa Pesaro che, da ricca e da povera è sempre la stessa, bella, ma spesso impossibile, non pensavamo che oggi avrebbe sofferto di più la russificazione canturina della normalizzazione pesarese. Perché, bisogna riconfessarlo, non pensavamo che Paolino Moretti fosse così bravo da poter fare un armata con gente che sembrava di terracotta nella Varese dove si si misura tutto con il grande passato.

In questa confusione che ha rimesso Venezia ai piombi sembra finito anche Gelsomino Repesa mentre chi non ha avuto il coraggio di criticare una squadra costruita intorno al grande solista adesso finge di essere fra gli scemi del villaggio. Scusate, bella gente, perché si dovrebbe discutere Milano con e senza Gentile? Ci hanno ridetto (lo sapevamo e sarà sempre così quando andrà in campo) che in eurolega, fino all’infortunio, con Armani a pochi punti in classifica, sull’orlo dell’eliminazione poi avvenuta, era il miglior realizzatore del torneone che manda in acido la Fiba. Sapeste quanti capocannonieri non hanno mai vinto. Chiedere a Bologna a chi considerava Dado Lombardi il figlio che l’America ci poteva invidiare già nel 1960. Il problema non è certo questo, anche se i pignoli sanno far di conto. Non è in discussione il talento: secondo voi perché è il meglio pagato della brigata in occhiali scuri? Ma leggetevi l’ultimo Noah intervistato dall’Audisio su Repubblica e allora capirete perché si fa così fatica a vivere giurando fedeltà a chi ti sta vicino. Troppo facile scaricare tutto sugli altri. C’è già la testa di Banchi nel paniere.

Ora perché far rotolare anche quella del Repesa che esagera davvero nel mascherare una squadra sicura di essere padrona del campo nei play off, non spaventata, almeno a parole, dall’imbattibilità dell’antro di Reggio Emilia dove il tetto è basso e le righe per terra confondono più di Della Valle. Lasciare fuori l’unico centro che ha, l’uruguaiano Batista, pesantone con mani buone, è stato davvero provocatorio, soprattutto per non aver capito che i clan interni, due mondi, due culture, ma, purtroppo anche stessi pericolosi informatori e interlocutori, avrebbero potuto fare la figuraccia del “solo 50punti” contro Brindisi reduce da tante sconfitte e non certo costruita, in mezzo a tanti infortuni e cessioni, con gente che ha scelto la difesa come scudo per vivere. Il Belushi poliziotto americano che non capiva la battaglia di Danko col suo nemico gli urlava sempre: ”troppo russi, una mossa per coprire altre mosse”. Ora, caro Repesa, uno che sa come è avvenuto l’ingaggio, che conosce la storia recente appena ereditata dal maremmano mandato a cinghiali dal giocatore più pagato della franchigia, perché prendersi tanti rischi per poter avere ai play off una squadra quadrata come la legione che ha vinto in coppa Italia senza Gentile e senza Batista? Non esageriamo. Milano ha tutto e di più. Certo il di più è spesso di valore da cineseria, quindi basterebbe essere squadra, essere normali, lavorando il giusto per tenere tutti lontano. Per noi restano i favoriti senza se e senza ma. Giocando ogni due giorni possono avere soltanto vantaggi.

Non accettiamo discussione anche se è vero che questa sembra la stagione dove gli astri scherzano. Le pallavoliste di Casalmaggiore che sbaragliano milionarie di Russia e Turchia. Le volpi di Leicester che con Ranieri stanno beffando emiri e magnati. Il trentottenne australiano che vince la Roubaix. Restiamo in attesa di “vederne delle belle” nelle ultime tre giornate. Ce lo promettono, arrampicandosi sull’iperbole, i figli dell’incredibile signora Longari che ci cade sull’uccello, i venditori del prodotto già venduto. Vogliamo credere dando però la nostra classifica INDISCRETA a 3 turni dal gong: 1 Milano 46, 2 Reggio Emilia 46, 3 Avellino 42 , 3 Cremona 40, 5 Trento 34, 6 Pistoia 30, 7 Venezia 30, 8 Sassari 28, 9 Brindisi 28, 10 Cantù 26, 11 Orlandina 24, 12 Pesaro 24, 13 Varese 24, 14 Caserta 22, 15 Bologna 22, 16 Torino 20.

Certo ci vuole orecchio per non sentire chi stona così tanto come Venezia, per non capire che a Bologna si fanno male più spesso di quanto non ti facciano godere, comunque sia l’osservatorio è blindato. I reclami al direttore e intanto pagelle.

10 A TRENTO per queste sue due settimane da aquila leone, altro animale in via d’estinzione. Bellissimi contro Strasburgo, come contro Milano. Belli anche in campionato dove giocano, caro Repesa, con 2 giocatori di peso in meno ed erano 3 pedine importanti in coppa. Buscaglia e Trainotti a voi le orecchie del primo toro che vi passa vicino.

9 A Piero BUCCHI perché con una certa perfidia riesce sempre a far soffrire il suo vecchio datore di lavoro Proli che in ogni intervista ammette di aver commesso l’errore più grande quando lo mandò via, anche se poi afferma che la trovata più geniale è stata recuperare Peterson che nella classifica della gratitudine ha sempre parole sublimi per il manager più importante di casa Armani. Certo Brindisi che tiene a 50 punti l’Emporio potrebbe anche far cambiare idea al Marino che tiene in fibrillazione la Lega e Petrucci.

8 Al marchese GREEN che sa tenere in ordine la casa degli spiriti ribelli costruita ad Avellino dalla coppia in sintonia allenatore manager, avendo dietro una vera società. La verità? Pensavamo non ce la facesse più. Bravo lui.

7 A VARESE che ha raggiunto la semifinale della terza coppa sbattendosene dell’ironia di chi chiama questo trofeo un portaombrelli. Adesso è facile fingere che non sia accaduto niente, ma chi avrebbe considerato la squadra di Moretti, anche dopo il caso doping, in grado di stare al passo con chi era nato senza nessun tarlo nel bastone di comando?

6 Al BASCIANO che deve farsi sempre una doccia gelata con la Virtus Bologna quando tutti lo applaudono per lo splendido lavoro della LNP che non deve chiedere permesso o idee al piano di sopra. Si può avere tanto da questa zona libera, ammesso che non arrivino anche qui falchi predatori. Speriamo che FARAONI difenda il territorio come faceva a Livorno.

5 A CERVI e CUSIN perché prima di essere protagonisti nella bella sfida Avellino-Cremona ci avevano fatto venire l’angoscia. Come il povero Pietro abbiamo negato più di tre volte che quella fosse la coppa di centri per Azzurra, poi ci siamo pentiti, anche perché loro due ci hanno fatto pentire.

4 A DE RAFFAELE che non doveva mai farla passare liscia a quella Reyer che già aveva bruciato il suo mentore Recalcati quando si è accorto che tornava a battere in testa, non avendo la testa. Rischia col fuoco della rimonta brindisina.

3 Alla NUOVA CANTÙ che sarà più talentuosa e più ricca di quella costruita in economia per la salvezza dalla Cremascoli e da Corbani, ma sul campo non ha davvero niente che ricordi la grande storia che almeno i poveretti di prima conoscevano meglio della presunzione di Fesenko o di un Ignerski, per non parlare di Hodge.

2 Ai MALFIDENTI che pensavano di veder tormentate dagli arbitri le tre ribelli che hanno scelto l’ULEB e non la FIBA visto il furore federale. Per ora tutto bene e al primo che urla in piazza peste lo colga.

1 A FENERBAHCE e REAL MADRID che si troveranno di fronte nei quarti della splendida eurolega dove l’Olimpiacos è andato a casa e la Stella Rossa ha fatto fuori l’Efes. Per una delle due soffriremo perché Obradovic ha Datome e Pablo Laso ha la storia e la coppa dell’anno scorso.

0 A Jasmin REPESA e ai suoi supercarichi in una primavera dove il mercenario moderno sogna scampagnate e capanne sugli alberi del benessere. Se voleva fare un carico di critiche e veleno per arrivare affamato al giudizio finale ci è riuscito perfettamente. Attento ai lupi, però, direbbero ad Avellino e Reggio Emilia più che a Cremona o Sassari che sembra rigenerata dall’elisir del “costruttore”.

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