Via Mennea e via Sacchetti

24 Novembre 2015 di Oscar Eleni

Oscar Eleni dal centro di aromaterapia in Val di Non dove assite alla confessione pubblica di Luigi Longhi, presidente emerito dell’Aquila Trento che a Reggio sembrava un’anatra zoppa, pentito per aver tirato in ballo telecronisti Sky, arbitri e persino gli Arzan indiavolati. Restare con lui che a fine anno lascerà l’incarico rimpiangendo di non aver potuto seguire il corteo di Malagò, presidente del CONI, a Formia dove hanno inaugrato la via Pietro Mennea, una cosa ben diversa dalla crudele velina dove si annunciava la neobasket di lorsignori il via Sacchetti. Fra gli aurunci era storia, vita nostra, c’era il grande professor Vittori che borbottando diceva la verità, come sempre: bella scuola, troppi sport. A Sassari una balbettante ricerca della spiegazione girando intorno al ciclo concluso, uhm, alla commozione generale con il cianuro del finto rimpianto se Sardara davanti agli applausi e agli striscioni del pubblico per Meo, solo Meo, si augurava di vedere il vecchio a prenderseli di persona al pala Serradimigni. Neanche Mosè lo ha fatto per il faraone che pure sembrava suo fratello.

Al centro di aromaterapia abbiamo anche chiesto di fare una gigantografia dello stupendo pezzo di Paolo Rumiz per la Repubblica del 24 novembre su questa terza guerra mondiale combattuta coi droni invece di viverla a piedi, davvero fra la gente. Siamo sicuri che a pagare le spese per la gigantografia sarà Boscia Tanjevic che del grande scrittore triestino è voce narrante, oltre che amico.

Cercando il profumo giusto che ci tolga di dosso quello della discarica che ammorba il Forum di Assago abbiamo anche aperto un canale per far arrivare la nave ribelle della nuova casa editrice La Nave di Teseo che combatterà, con Eco ed Elisabetta Sgarbi in testa, chi è ancora convinto, nell’editoria Mondazzola, come nello sport, che le squadre, non i giocatori singoli, gli scrittori, non i loro sponsor arroganti, vanno coccolati soprattutto quando sbagliano.

La Milano del basket, per non cadere nel solito ridicolo, rifacendo tutto, comprando nuovi soldatini, ha resistito all’impulso Sardara, e anche a quello che, invece, piace ai soliti agenti, quelli capaci di sguazzare nel mercato di polpastrelli educati, quelli che titillano le “telecraniche” di oggi, sempre all ricerca dello scambio fra due patate e dieci pere. Resistendo fra sbuffi principeschi, occhioni che cercano il consenso, voi vedete, capite, colpa loro, non mia, al desiderio di cambiare i banderilleros per l’espada di famiglia, l’Emporio ha scoperto che anche sbagliando tanto, perdendo persino a Torino, si può governare questo basket italiano dove hanno portato di tutto, dove, per fortunate combinazioni, vedi anche qualche italiano che sembra interessante tipo il Raphael Gaspardo, duezerosette di Bressanone presentato da Pancotto per la Cremona che, senza due colpi negativi della sorte all’avvio, oggi sarebbe al posto della Pistoia con gomme davvero sgonfie vista al Palaradi.

La Milano senza talento, non è proprio così, ma dobbiamo riconoscere che in molte partite, non soltanto al livello più alto dell’eurolega, si è notata questa voglia di scaricare tutto su altri, insomma questa squadra, che ha mandato Lawal in D-League dove serve saltare e non saper giocare, lui è davvero all’ABC e purtroppo non glielo hanno mai detto, sono andati addirittura a riprenderlo, quando entrerà pure Sanders, non dovrebbe avere ostacoli, soprattutto se giocherà sempre con il fattore campo a favore e l’interruttore accesso sul concetto che pure questo basket da piccolo rollaggio resta uno sport di squadra, diverso dal tennis.

Le nemiche? Be’, non parlateci di Sassari anche adesso che Calvani potrebbe rimettere a posto l’orologio sintonizzato sull’ora del corri e tira, anche se i nuovi arrivati sanno al massimo correre perché a tirare bene fanno una gran fatica. Certo lo si diceva anche l’anno scorso, ma le vittorie di Meo, Supercoppa, coppa Italia, scudetto, così non usiamo il termine triplete che fa storcere il naso ai conti e ai marchesi, quelli che accreditano questo titulo soltanto per chi si guadagna eurolega e i veri trofei nazionali, lasciando fuori la supercoppa dei nonni, quella fuga per la vittoria che stordì il Forum, imbattuto in campionato, ma caduto nel giorno più importante del play off, non ci sembra possibile anche con l’orologio sistemato dal maresciallo Calvani che nella sua vita professionale ne ha viste di situazioni come quelle che oggi vive Sacchetti. A Roma lo mandarono via dopo una finale scudetto.

Reggio Emilia? Be’, è stato lo stesso Menetti a dirci che non vedeva lo spirito che ha reso differente da ogni altra società questo gruppo armonizzato dalle scelte del Dalla Salda che sa essere ascetico nelle sue strade di campagna. Poi c’è l’evidente lusso di non poter sperare in recuperi facili per play off serrati dovendo stare sulle spalle di grandi giocatori, ma anche avanti nel tempo, come Kaukenas e Lavrinovic.

Venezia? Continuano a sperare in una fusione chimica quasi impossibile fra la golosità di Goss e quella di Green. Certo hanno sistemato tante cose, ma poi quando vedi la loro difesa come al Forum allora pensi che non potranno andare molto più avanti dell’anno scorso. Certo Milano è più pesante, aveva paura e quindi giocava più insieme, ma quella Reyer leziosa, sparacchiona, va bene tutto, ma pensare che sia il tiro da tre a fare nascere una squadra è come non capire cosa e come sta giocando Stephen Curry per e con Golden State. Insomma anche recuperando Ress gli orogranata del Brugnaro restano squadra lagunare, non da mare mosso.

Oltre questa siepe nessun altro ostacolo evidente: sì Trento ha qualcosa di speciale, poi la vedi a Reggio Emilia e capisci che il povero ed eccellente Buscaglia farà imprese, ma saranno battaaglie vinte, mai guerre. Vero che Cremona è forse quella che fa più paura ora che ha ritrovato Vitali, ma pure lei quando ha lasciato certe partite dava l’impressione di essere brigantino più che incrociatore. Su Brindisi niente da aggiungere oltre a questa classifica al limite dei play off, certo determinata da infortuni, ma nella sostanza siamo sul livello di chi adesso sogna oltre il valore del suo gruppo come il Moretti che sta dando a Varese quello che faceva di Pistoia qualcosa di bello: aveva fede, organizzazione, pazienza se non c’erano tanti soldi. A Varese vale l’ultima voce, per le prime due aspettare almeno la fine del girone d’andata cercando di capire.

Ora, se gli avversari sono questi perché allarmarsi? Basterà un altro soldatino e per Milano birra e pesce crudo, la solita festa spiegando all’inclita, per il colto serve qualcosa di più degli aeroplanini e del fuoco al Forum, come sono riusciti a dominare, aggiungendo un secondo scudetto ai 25 arrivati prima, ricreando (ricreando cosa?), avendo una chiave per tutto, soprattutto per ottenere consenso a prescindere. Basta la pubblicità per essere in sintonia. Andiamo con le pagelle per una giornata che forse ha detto tutto anche per la retrocessione che coinvolgerà tanta storia, perché Bologna e Pesaro lo sono e perché Torino dovrebbe esserlo.

10 A Brian SACCHETTI perché non era facile sedersi in spogliatoio con compagni che hanno certo contribuito con le loro debolezze, gelosie, invidiuzze, a far saltare la panca di papà Meo. Forse in certe partite anche per lui valeva la frase cesariana tu quoque, ma in generale si è battuto sempre, ieri con e da lunedì sera senza. Notevole, come direbbe l’amico Sani che lo vedrebbe addirittura in nazionale.

9 Al Luca VITALI che ha dato completa armonia a Cremona e persino al Cusin che magari si carica in fretta di falli, ma per adesso sta viaggiando forte davvero, basta che impari a tacere. Dunque Vitali per Azzurra? Be’, ci penserà Messina, certo lui ha tutto per farsi voler bene anche da chi avrebbe comunque da dire sul sacrificio difensivo.

8 A Sandro DELL’AGNELLO perché la vita da allenatore gli sta rubando tutto quello che gli ha dato come giocatore, la tigre che serviva ad ogni squadra, perché deve resistere all’impulso di mandare tutti al diavolo adesso che tenta di salvare Caserta e ancora si domanda cosa cerca davvero un Amoroso dagli altri, nello sport che lo fa vivere.

7 A Marco CALVANI, dicendogli che si merita questa grande occasione e ha fatto bene se è tornato a nuoto dall’America, come diceva scherzando in Dai e Vai il suo collega Michelini, ma che non può illudersi di trovare subito una soluzione ai problemi che rendevano infernale la notte di Ramon Sacchetti e allora avrà bisogno della saggezza che magari aveva abbandonato l’allenatore campione.

6 Ai TIRI LIBERI che sono la vera cartina di tornasole per giocatori tremebondi, per gente con la testa altrove, per chi presta ascolto alle sirene televisive e pensa alla sfortuna quando spara mattonate dove al primo contatto col ferro il pallone schizza via. Se una squadra sbaglia dalla linea della libertà, non della carità, allora vuol dire che sta male.

5 Alla TORINO vagotonica che può battere Milano e poi butta via una partita chiave per la salvezza. Non ci eravamo ingannati vedendo certe debolezze mentali dei soliti noti, speravamo che qualcosa fosse cambiato dopo aver scoperto tutti i mali nel vaso di Pandora della Milano soffocata.

4 A Paolo MORETTI, che sta davvero facendo nozze con fichi che sembrano molto più che secchi, se oltre a saltellare con il pubblico anche se per la sua ex Virtus ha fatto più o meno come il calciatore Destro del Bologna con la ex Roma, se, dicevamo, oltre a questi salti di gioa da Poz, non terrà alla larga chi parla già di play off. Strada lunga, faticosa e se Ukic non resta…

3 A Boban MARJANOVIC il lungo delle meraviglie che l’anno scorso faceva impazzire Belgrado e le avversarie di eurolega perché da quando è a San Antonio da Pop, da Messina, si ritaglia spazi minimi. Possibile che tutti qui abbiano sbagliato valutazione? Colpa sua? NBA difficile da cavalcare anche in uno squadrone multietnico. Ci pensino tutti quelli che parlano di viaggio nella NBA senza aver letto un libro come quello del direttore Olivari su Drazen Petrovic. Caro Abass sta qui dabbasso e fai un passo alla volta.

2 Al REAL MADRID che ha scelto una strada ben diversa da quella per cui era considerata davvero la nobil casa dello sport, del basket. Adesso anche i suoi giocatori recitano la parte delle vittime, il loro annunciatore è peggio dalle coppia che al Forum ha già fatto saltare tanti pace-maker.

1 A RUZZIER e TONUT perché appena ne abbiamo parlato bene hanno pensato di tornare al repertorio più facile, tirare in fretta, passaggi dietro la schiena, difesa col piumino come i loro colleghi più ricchi. Avevano fatto un bel passo avanti, non si vestano da gamberi anche se presto a Venezia sarà carnevale.

0 Al supercreativo SARDARA se spera di essere assolto sparando a viva voce la teoria sulla fine di un ciclo. Meglio essere sinceri. Lui Sacchetti lo avrebbe cacciato anche l’anno scorso, lui che lo aveva ingaggiato fino al 2018, ben sette anni fa. Allora dite la verità, non fate i calcio-presidenti della situazione. Ci mancava che non foste riconoscenti, ma quella squadra l’avete rifatta insieme… Pazientare insieme, ammettere di aver sbagliato. Si poteva anche fare, a meno che Sacchetti non avesse presentato lui le dimissioni rendendosi conto di avere davanti dei sordi che non vedevano il compagno più libero.

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