Milan, da Bee al piano B

24 Novembre 2015 di Stefano Olivari

Chi si ricorda del closing di Mister Bee? Il millesimo slittamento aveva portato a fine novembre il termine per formalizzare il passaggio del 48% del Milan a una cordata avvolta nel mistero e con due banche garanti (ADS e soprattutto Citic) che appaiono e scompaiono. Il problema è che adesso siamo a fine novembre e nemmeno vengono fatte scrivere quelle formule penose del tipo ‘un pool di professionisti sta mettendo a punto gli ultimi dettagli’, quindi è verosimile non soltanto che il termine per il closing (si chiamava firma, nell’Italia in cui siamo cresciuti) slitti ancora ma che presto su vari media parta un nuovo tipo di ‘narrazione’: da Mister Bee che triplica il fatturato da merchandising a Mister Bee che sta deludendo Berlusconi, che a questo punto comincia a guardarsi intorno. Visto che il mondo è pieno di gente disposta a pagare 480 milioni la quota di minoranza di un club che tutto intero forse non vale questa cifra… Su numeri più realistici, secondo Milano Finanza, si sta muovendo un fondo americano, ma il punto della questione è che nemmeno il più stupido dei ricchi (e chi è ricco di solito non è stupido) può investire in un club calcistico in perdita costante senza poter comandare. Realistico è anche pensare che l’indagine della Procura di Milano sui consulenti svizzeri di Bee, dai potenziali mille sviluppi nel cassetto (le elezioni sono lontane), abbia consigliato a Berlusconi di tirare una riga e organizzare una exit strategy anche mediatica: da Mister Bee al piano B, insomma. Del resto il problema del Milan non è certo Berlusconi, ma il fatto che Berlusconi non ci sia più. Continua sul Guerin Sportivo.

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