Lavorando gratis, alla Messina

9 Novembre 2015 di Oscar Eleni

Oscar Eleni in barca sul Tamigi per arrivare all’università di Kingston che, purtroppo, non è Giamaica bondiana, per trovare i ricercatori che hanno spaventato il mondo con una bella scoperta: rifare i letti al mattino fa malissimo. Scoperta da paragonare a quella straordinaria del Messina che, al contrario dei suoi colleghi, dice che quindici giorni bastano ed avanzano per creare una squadra e un gioco. Gli scienziati dicono che il tepore del corpo nella notte porta al ballo di San Vito milioni di acari, rimettere subito a posto coperte e lenzuola è un danno, un pericolo. Meglio esporre il tutto all’aria. Be’, gli abbiamo tirato un remo. Lo facevamo prima che si mettessero al microscopio e spendessero i denari della fondazione.

La stessa cosa dovrebbero fare i presidenti di società, quelli che risparmiano sul viavaio, sugli stipendi per gli allenatori delle giovanili, ma poi sbracano se le squadre rifatte, vecchi trucchi che si sfaldano al calore delle partite vere, danno l’impressione di portare tutti su uno speciale abisso. Quello del fallimento. Cara gente delle società languide e palliducce, dove chi paga vuole essere visibile, giustamente, anche senza essere autorevole, ma soltanto autoreferenziale e questo i giocatori, i brocchi e i buoni, lo capiscono in fretta, il presidente federale Petrucci vi ha servito su un piattino da sputacchiera per un dollaro d’onore la soluzione ai problemi che voi stessi vi siete creati giocando sempre più tardi e spendendo sempre di più in trasferte. Cosa ha fatto il divin imperatore di via Vitorchiano? Accidenti, vi ha detto che se con l’allenatore non ci sono le scintille per accendere il cero di ogni speranza, anche non tecnica, bisogna cambiare subito. Eh sì, bravo. Ma cosa costa?

Niente, accidenti. Ettore Messina il più titolato degli allenatori italiani verrà “gratuitamente” in soccorso di Azzurra Tenera sul fiume del torneo preolimpico che si spera possa essere il Po. Ce lo dicono i cantori di Ettorre e allora dobbiamo credere. Lui è cresciuto bene in casa Virtus. Conosce l’arte e sa cosa vuol dire volontariato per la causa comune, come gli diceva ogni giorno l’avvocato Porelli: dimostrare con i fatti che non si fa niente per se stessi, ma per la comunità. In questo caso quella tecnica. Ora è vero che Petrucci deve comunque pagare fino in fondo il Pianigiani che avrebbe colpito volentieri con una scopa quando si è appeso al solito albero delle cento scuse, ma è pur sempre una buona notizia che ha fatto diventare verde Dan Peterson. No, gratuitamente non si fa nulla. Pagate, amici sportivi. E allora ballerò, parlerò, spiegherò come siete belli, bravi e generosi.

Poi il nostro Ettorre è andato anche oltre, dandoci finalmente una soddisfazione: come non sopportiamo il riscaldamento senza palla, tutto contorsioni ed estensioni, eravamo scettici sui raduni troppo lunghi. Certo si fa gruppo, ma poi se scopri che qualcuno in famiglia la fa fuori ecco scattare la tensione, non parliamo delle battaglie navali con le carte o, peggio, con i nuovi strumenti dell’imbecillità scambiata per passatempo a voci spente e orecchie tappate dalle cuffie. Poi è meglio risparmiare sui raduni, i conti d’albergo, le mille bolle blu del precampionato dove, ad esempio, Cantù, Pesaro, Torino e Bologna, le ultime quattro della classifica attuale, vi avevano sicuramente promesso meravigliosi voli sulle bianche spiagge dove si risvegliano principi per dodicesime notti di pura fantasia, al di là della realtà tecnica.

Messina ci ha detto, lo ha spiegato al Curierun e al suo cerchio magico, quello dove le palle, se raccontate bene, non vengono mai sputate, che in quindici giorni si fa tutto. Bastano e avanzano. Ne siamo certi. In America, dice lui, fanno così. Quando Ettorre stava in Europa sembrava pensarla diversamente e anche nel primo viaggio sull’astronave di Petrucci con Azzurra finita come una salsiccia rancida nei crauti cotti male. Capitan Solo senza poteri coercitivi, disse allora guardando in cagnesco metà squadra. Tanto per tranquillizzare il nostro salvatore che dovrebbe portarci a Rio diciamo che siamo d’accordo, anche se nella convocazione dei giocatori bisognerà fare attenzione, facendosi magari prestare dalle società il dossier che viene consegnato a tutti i giocatori al momento del congedo e poi appena ritornano in attività. Variazioni di peso? Esagerate. Ore spese per il miglioramento tecnico, dei difetti? Una, due, poi l’aperitivo chiamava tutti a raccolta, meglio se nei raduni figottosi, cominciando dal regno di Formentera. Insomma viva la revolucion di Zapata Messina, ma attenti alle matriciane nascoste. Per il resto ha ragione: se hanno voglia di capire lo fanno in fretta, altrimenti saranno tutti trucchi concordati con chi li vuole belli, teneri, generosi in modo che se uno sponsor abbocca ci possa essere da mangiare per tutti, anche per gli addetti all’immagine che ti fanno penare soltanto per andare a fare due chiacchiere con gente che al massimo ti può raccontare di aver incontrato nella vita tanti inventori di acqua calda, venditori di gelati in Alaska. Siamo moderatamente euforici per questa defenestrazione del lupetto senese che parlava agli specchi e il ritorno di Ettore il feroce che ha messo d’accordo tutti, come da verbale degli ultimi esegeti della parola federale, dimostrando di essere davvero il migliore. Cosa messa in discussione magari a Madrid, ma quelli avevano urlato dimission anche a Scariolo salvo poi metterlo nel nuovo presepio insieme Lorenzo, Marquez e Pedrosa.

Andiamo sulla giornata che ci evita di parlarvi ancora dei gravi problemi della Sassari contestata e pessima in Europa da due anni. Fino a prova contraria, con un triplete da sbattere su musetto dei troppo ansiosi, dovremo aspettare la coppa Italia di febbraio e i play off. Per adesso prendere quello che passa un convento dove si sono infilati personaggi che starebbero bene nel giallo della Bartlett, quelli con il commissario Pedra Delicado che scopre il veleno sotto il silenzio dei chiostri. Pagelle e via col vento.

10 A Gianni PETRUCCI per quel sorriso mefistifelico che aveva mentre spiegava, in esclusiva, accidenti urlacchiavano dalla RAI, ma guarda un po’, la sua variante di Luneburg per mandare Pianigiani ad insegnare a Barbiana e portare Messina al nuovo pontificato. Se la gode, gli piace questa evventura. Allora il massimo della comprensione oggi, liberi di attaccarlo domani se dovesse andare come nella prima campagna germanica di Ettorre il texano.

9 Agli AZZURRI che hanno fatto sapere a Pianigiani che non lo dimenticheranno mai. Bel gesto, una medaglia per l’allenatore che prima di entrare nella famiglia Azzurra, anche part time, veniva considerato un Fener al servizio oscuro della forza societaria espressa da Siena.

8 A MESSINA che torna gratuitamente per l’avventura del luglio 2016, per il brindisi con Popovich alla tavolata degli Spurs, per averci fatto sapere che porterà l’ex agente Gregg anche a Torino come se già sapesse che il preolimpico si farà in Sabaudia corte. Ora godiamoci l’attesa, certo se Bargnani è quello di Brooklin ci sarebbe da tremare un po’. Ci dicono, lo dicono quelli che hanno una moltiplica per tutto il loro sapere che Cervi sarà il lungo della provvidenza. Lo sarebbe certo per la Reggio di oggi, per la Nazionale di domani facciamo fatica a crederlo perché in questa Azzurra la palla, in attacco, si può giocare per tre, quattro secondi se i nati per non chiedere mai lasceranno l’oggetto della loro megalomane certezza di fare del basket uno sport individuale.

7 A Giorgio GANDOLA, collega geniale che ora sverna alla direzione dell’Eco di Bergamo, per il tocco magico che ha usato congedandosi dagli anni in cui Anna Cremascoli ha cercato davvero di riportare il Cantuki dove merita. C’è tenerezza, competenza, passione. Gli siamo grati di aver dato ancora un occhio al suo amato basket scoperto e vissuto in Brianza.

6 Al POPOLO che tifa ancora per Varese, anche nella crisi, per il moto popolare di Masnago nel tentativo di convincere Ukic a fare un po’ il Messina, insomma rimanere col saio al Sacromonte e non accettare offerte più ricche da chi come Milano, Sassari, magari Venezia, ha scoperto di avere sbagliato nella scelta del pilota .

5 Al PIANIGIANI che si è seduto sulla riva del fiume consegnando le insegne del comando al Messina amato e venerato al quale, sulla carta, essendo lui reponsabile del settore tecnico della federazione, potrebbe anche dare degli ordini. No. Doveva davvero reagire e spiegare alla gente perché non ha mai trovato sintonia con il presidente e padre federale.

4 Al VALLI che per tanto tempo è stato nella squadra tecnica di Messina perché se ci dice che la Virtus vista a Milano ha dato il 102 per cento allora i tifosi della Vu Nera devono davvero preoccuparsi. Li avrà visti anche lui certi tiracci, quei passaggi in salto da matita rossa, quelle ciondolate di testa dello straniero che si sente incompreso in terra infedele.

3 Ad Attilio CAJA che speravamo di trovare felice con la prima vittoria anche se ha perso di un punto in trasferta contro la prima in classifica, la rivelazione Agropoli. Il voto resta basso perché si è avventurato nella foresta del lunghi coltelli, a meno che non sia l’esploratore per ridare a Roma una squadra e una società forte, con la fusione di quelle che adesso vivono separate, in piccoli mondi.

2 Alla VENEZIA delle grandi illusioni che si era convinta troppo presto di aver fatto chiarezza dopo una campagna acquisti sbagliata, ma che si poteva curare legandosi insieme più di Zambrotta sul Monte Bianco. Gli scorpioni, come potrebbero dirvi a Milano i delusi dell’ultima stagione con zero tituli e tanti baiocchi al vento, hanno una loro natura. Avvelenano anche senza volerlo.

1 Al MONDO BASKET e alla sua spocchia: le televisioni al comando, dettando leggi, orari, sovrapponendosi a tutto e tutti. Dispiace che passino in cavalleria avvenimenti come quello trasmesso da Siena per la partita contro Reggio Calabria quando abbiamo riascoltato commossi il canto della Verbena. C’è vita sul pianeta della A2, sarebbe bello che avesse spazi autonomi e una ribalta diversa. In A2 puoi vedere chi lavora sugli italiani. In A1 quando vanno in campo certi ragazzi vengono i brividi e lo spavento preso ai Lignano vedendo gli azzurrini di Sacripanti ci costringe a girare in occhiali scuri pur ammirando la fede della GIBA e dei farisei che chiedono italica gente nell’italico basket.

0 A Gianni PETRUCCI che giustamente ha aperto queste pagelle e logicamente deve chiuderle prendendosi la critica per questo divorzio da Sacra Rota, come per un matrimonio non consumato. L’unica consolazione per Pianigiani è che il suo presidente di oggi trattò molto peggio di lui il Sandro Gamba che al basket italiano ha dato un argento olimpico, oro , argento e bronzo europei. Caro presidentissimo, come dicono i serbiss della corte, in quella intervista al sor Fanelli non abbiamo capito in cosa consiste la famosa scintilla. Con Pianigiani basta bere una cedrata per capire che a lui piace il re sole e spesso crede di esserlo.

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