Limite all’utilizzo del contante: meglio mille euro o tremila?

30 Ottobre 2015 di Redazione

L’innalzamento del limite di uso del contante, previsto dalla legge di stabilità, ha scatenato una battaglia ideologica e quindi per sua natura interessante. Non è che tremila euro aprano mondi che a mille sono preclusi, parlando di economia legale, quindi le posizioni dei due schieramenti riflettono qualcosa che va al di là della lotta all’evasione fiscale, che sarebbe impossibile in caso di tracciabilità di ogni pagamento. Lo diciamo perché molti studi (il Fatto quotidiano ha citato quello fatto per l’ABI da Daniele Di Giulio e Carlo Milani, mentre il grafico pubblicato in homepage, sul cambiamento del limite nel tempo, è tratto da Repubblica) evidenziano una correlazione inversa fra possesso di carte di credito e tasso di lavoro irregolare, con la conclusione che al Sud si evada più che al Nord, ma come già aveva osservato Biro correlazione statistica è diverso da rapporto causa-effetto. Il ‘Di qua o di là’ formulato con ‘Contante o carta?’, sparato su Indiscreto quasi un anno e mezzo fa, aveva prodotto una vittoria della carta con il 64%. Quello di oggi è molto più centrato sull’attualità, perché vista l’esiguità della cifra è evidente la questione politica sul tavolo: un segnale in direzione della ripresa dell’economia attraverso anche un aumento di microspese private (tipo un’otturazione rimandata da anni), ma anche un segnale del genere non colpevolizzante nei confronti di intere categorie. Allora: meglio il limite di uso del contante a mille euro o a tremila?

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