L’anno buono della Roma, forse

1 Ottobre 2015 di Stefano Olivari

La partita della Roma a Borisov, già analizzata dal Guerino, è stata troppo assurda per ripetersi, ma questo non toglie che la squadra di Garcia si stia giocando malissimo il suo fin troppo annunciato ‘anno buono’. Quello con le tre grandi tradizionali in fase di rifondazione e con le altre tre pericolose (Napoli, Lazio, Fiorentina) con una rosa sulla carta inferiore a quella giallorossa, anche al netto della vicenda della lista UEFA mutilata (massimo 22 giocatori, causa sanzioni, ma il club ha fatto ‘meglio’ presentando un elenco di 21). Siccome Garcia non può essersi dimenticato come si guida una squadra, dopo il suo folgorante approccio con la capitale, è evidente che dal punto di vista umano dopo due anni e mezzo non ha più in mano la situazione e non sarà certo il contratto prolungato (all’americana, viene da dire) fino al 2018, a quasi 6 milioni lordi a stagione, a difenderlo dalla cottura a fuoco vivo dell’ambiente, con tre favoriti per la sua successione morbida o traumatica: Ancelotti, Ancelotti, Ancelotti. Ad insaputa dell’interessato, a quanto ne sappiamo, ma lo scenario ha comunque una sua logica. Siccome non mancheranno le occasioni per parlare del futuro di Garcia, andiamo diritti su quelle dei dirigenti. Che poi sarebbe meglio usare dirigente, al singolare, visto il potere quasi totale di Walter Sabatini su ogni minimo aspetto della vita romanista, con tutto il rispetto per Zanzi e Baldissoni. Colpe? Dire che la Roma ha fatto un cattivo mercato significa avere una memoria che non va più indietro di un mese, visto che questa estate dalla solita girandola di compravendite sabatiniane con le formule più strane è uscito uno squadrone e lo ribadiamo anche in questo momento. Continua sul Guerin Sportivo. 

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