I giardini di Messina

24 Ottobre 2015 di Oscar Eleni

Oscar Eleni nel padovano, alla ricerca del buon retiro per i pettirossi del basket, stregato dal foliage nel castello San Pelagio a Due Carrare, impegnato a tranqullizzare chi si è spaventato per la stangata del CSKA contro Sassari, per il crollo di Milano davanti a mago Ivkovic sul legno del vecchio eremo di Istanbul dove gioca l’Efes. Per farlo siamo andati a lezione nella villa Bolognesi Scalabrin di Vescovana dove ti insegnano, fra bulbi di papaveri, fiordalisi, ninfee rustiche da mettere a dimora, aspettando che venga la loro stagione come dicono a Giarditaly, a difendere la natura dalle mani piene di pece e cemento, giardini dove potrebbe tornare presto Ettore Messina sganciato da San Antonio, con un chiostro del silenzio a disposizione per far pregare Azzurra.

Sassari ci ha già abituato ad uscire dalle tempeste. L’anno scorso in eurolega non trovò mai sollievo, un successo tanto per non andare dietro la lavagna dei mai vissuti, ma quest’anno ha qualcosa di più e di meglio. Ma come, il CSKA si è mangiato Sacchetti come un pesciolino? Certo. I russi di Itoudis anche l’anno scorso partirono così, poi sapete come sono arrivati. Dipende dal Teodosic splendido nelle accademie, difficile da gestire quando il balun pesa tanto, sullo specifico chiedere ai menestrelli televisivi dove ha fatto un ingresso interessante il Soragna che sa e sa anche porgertelo con quel poco di ironia che manca agli urlatori e ragazzi dell’acqua calda, acqua cheta. Comunque, perché fare paragoni quando ad un certo punto la panchina di Mosca aveva dato oltre 30 punti contro le miserie di quella che può presentare la squadra campione d’Italia che al quarantenne Marconato può chiedere ogni tipo di sacrificio, ma non certo a questi livelli atletici? Lo sapevano prima di prenderlo. Queste scelte sono utili per equilibrare gli allenamenti. Ammesso che poi si possano fare questi benedetti allenamenti.

Lo spieghiamo così il crollo nei 6 minuti finali dell’Emporio Armani contro l’Efes. Certo nella fatica vedi subito di che pasta sono fatti certi giocatori, capisci bene la loro natura. Meglio accorgersi adesso che nei giorni in cui ci sarà da giudicare davvero. Le stagioni, come per le piante e i fiori, cambiano spesso l’ambiente interno alla serra società e quello esterno alla squadra se ne stai costruendo una. Nesuno obbligava Sassari a cambiare così tanto, soltanto la legge di mercato. Nessuno pretendeva da Milano una pulizia quasi totale della rosa che portando a fondo il destino di Banchi nascondeva, sembrava nascondere, tanti parassiti, anche se poi chi è andato via avrebbe piccole storie da raccontare, ma senza mettere la faccia. Allora se le tengano queste storielle. Si intuiva che fra gli scorpioni ci fosse la volontà di affogare con la rana trasportatrice. Natura.

A proposito di panchine corte e lunghe avevamo consigliato a Reggio Emilia di cautelarsi prima di arrivare ai giorni in cui se perdi vai fuori davvero. Loro, il bravissimo Dalla Salda, ti rispondono che con quel palazzo dove chiudono con i catenacci anche le porte di sicurezza, dove sembra di essere nel famoso inferno italiano delle barzellette, è già tanto poter difendere il progetto che l’anno scorso ha dato una finale scudetto persa per pochi sospiri sbagliati. Allora se non ci sono possibilità per andare a puntellare la squadra sotto canestro inutile fare altri discorsi. Vediamo cosa si inventerà il Menetti che, lombardianamente, studia gli affreschi del Veronese Kaukenas azzoppato, prepara agnolotti imperiali per non far mai perdere peso e luce negli occhi a Lavrinovic l’artista, sperando di convincere De Nicolao, ma, soprattutto Stefano Gentile, che non basta avere sostegni esterni ad ogni livello se poi in campo chi dipende dalle tue scelte si accorge che stai giocando per qualcosa che non è il bene comune: distrazioni, falle difensive, palle perdute, forzature. Rimpiazzare il Cinciarini che stenta così tanto a Milano come gli succedeva a Cantù (strana questa cosa perché nel Cantuki era Trinchieri a non vederlo, il Custer che è grande estimatore ed amico di Gelsomino Repesa), insomma prenderne due per avere lo stesso sugo poteva essere una scelta giudiziosa, ma senza protezione a rimbalzo, senza travi portanti si rischia di mandare tutto nel brodo primordiale. Oh che esagerazioni per la sconfitta di Reggio in eurocup a Berlino. Non è per quello. Diciamo che nella proiezione verso primavera questi bulbi potrebbero anche scoppiare invece di fiorire.

Non ci direte, voi che girate per giardini, che avete capito bene cosa accade dove hanno almeno vinto, cioè Trento e Venezia. Sulla Reyer è stata alzata la bandiera gialla. Andare avanti come nella supercoppa avrebbe portato al disastro. Se ne sono accorti tutti e, insieme, stanno venendo fuori. Per Trento era evidente che tutto questo tipo di emozioni, esperienze, viaggi, miscele, avrebbe creato confusione. Si fa presto a far diventare isola esposta alle tempeste quella che sembrava un paradiso. Bastano due o tre tipi di giocatore sbagliato, due o tre peccati di vanità e di gola. Meglio che succeda adesso. In questa Trento crediamo davvero.

Allora cosa dite di Brindisi che, in pratica, ha dato a Sassari una legnata come il CSKA e poi si è fatta infilzare a casa propria, quella mezza vuota per l’angoscia del presidente Marino multivideo, dal Le Mans nella grande settimana dei francesi perché se l’Italia piagnucola non dovrebbero sorridere tanto neppure i ricconi del Fenerbahce dell’Obradovic stravolti, strapazzato a Strasburgo dal viperino Collet, e riflettere bene in casa Cedevita dove c’è Pozzecco, per il raid del Limoges a cui nessuno dava una lira di speranza, ma lo si diceva anche del Vitoria visto nella terra nera di Assago, prima della rimonta, perché adesso la squadra basca ha sistemato l’Olympiakos tenendo aperte tutte le porte nel girone di Milano.

Cercando di capire bene cosa tengono nella testa i reggitori del “nuovo basket” ultratelevisivo, ci si domanda perché in Italia le partite serali devono iniziare alle 20.45: per i commercianti? Certo loro hanno il denaro che manca, ad esempio, a studenti, impiegati, gente che il mattino dopo deve alzarsi presto. Qui sono così geniali che nella serata di Inter-Juventus, il mondo collegato, hanno offerto il basket alla stessa ora. Sfalsando si potrebbe garantire la doppia visione, ma non ci penseranno mai. D’altronde la stesa SKY mette regolarmente il basket del lunedì contro Montalbano, tanto per far capire che loro sono loro e gli altri si fottano.

Questa ULEB che difenderemo sempre dai tentacoli FIBA, sperando che non tante società tradiscano come stanno facendo quasi tutte le italiane, questa organizzazione che studia tutto e ha terremotato i calendari cercando di non entrare in collisione con le coppe di calcio si sarà accorta che il giovedì è ugualmente pieno di eurocalcio. Forse sarebbe meglio rivedere qualcosa. Non saranno le italiane a segnalarlo. Qui la sfida è aperta, come direbbero i vongolari televisivi.

Cara gente disperata per Milano e Sassari vi diciamo che non è ancora il momento per piangere se in questa giornata l’MVP è stato il Bourousis che al Forum sembrava davvero un pensionato ai giardini.

Finale da pettirossi che girano lasciano cadere bombe. A primavera inoltrata Ettore Messina tornerà in Italia. Certo, lo fa sempre. Quando finirà la stagione di San Antonio lui emigrerà. Ha legami forti con il suo mondo, le sue città italiane. Niente di nuovo. Vero. A meno che non ritorni per restare a lavorare qui. Dove? Ve lo diremo dopo le scelte fibaiole sui tornei preolimpici, aspettando che qualcosa succeda, anche se pare certo che le Filippine saranno la sede del’altro mondo, mentre qui Germania e Turchia hanno più talleri di noi, anche se il Governo appoggerà Torino che, a dirla tutta, in luglio, non ci sembra davvero un posto dove contare sul sesto uomo per andare a Rio.

Quando finiremo di ridere ci occuperemo della vicenda di Roma non certo capitale del basket per quello che è accaduto al povero Saibene, denunciato per aver  “trattato male” un giocatorino che, pur essendo ino ino, sembra avere protezioni là dove conta. Ecco, su questo argomento sarà bene fare un dibattito e gli allenatori che amano lavorare a porte chiuse sappiano che non esistono pareti per gli agenti-padroni, gli amici degli amici, e questa armada ricchissima, come succede in politica, dove tutti pensano che conti soltanto la politica, mentre comandano le grandi lobby, può davvero fare la fortuna di un allenatore o, magari, mandarlo in rovina. Certo molti si fanno del male da soli, lavorando poco e male, ma anche i giocatori hanno questa malattia come testimoniano tante interviste farlocche di bravi ragazzi soltanto perché dietro al sederino hanno l’addetto all’immagine che pizzica il pigiama e sanno bene che prima di far pagare loro taglieranno la testa ad altri, l’allenatore, tanto per non far cambiare mai niente.

Come vanno gli italiani in eurolega? Non benissimo se pensiamo all’ultimo Datome sfigurato a Strasburgo, non bene se Hackett gioca 16 minuti, discretamente pensando al Melli che con Trinchieri fa sempre il lavoro pesante, ma almeno sta in campo oltre 30 minuti dando sempre i suoi punticini. Niente di nuovo.

Per salutarci vi diciamo che abbiamo chiesto a Giarditaly di dare ad un fiore che non appassisce mai il nome di Gianluca Basile che in campionato giochgerà la 500esima partita, lui che ha fatto davvero tante grandi cose per la pallacanestro italiana, tenendone alto il nome anche quando è andato a Barcellona.

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