Fate ignoranti

5 Ottobre 2015 di Oscar Eleni

Oscar Eleni dal bosco delle fate ignoranti dove la Circe del sistema prepapara bevande meravigliose, succo di cetriolo, mirtillo, tutta roba che serve per curare, guarire, disintossicare, in guerra con ogni veleno capace di ossidarti le ossa e il cervello. Strano che serva tutto questo alla prima giornata di un campionato che per il basket sarà la scoperta di una dolcissima acqua calda: l’avversaria da battere è sicuramente Milano. Da cosa lo abbiamo capito? Be’, intanto sappiamo chi è e cosa ha fatto nella sua carriera Jasmin Repesa, anche se non gli perdoneremo mai di essersi lasciato alle spalle un paese senza amici se nessuno gli ha segnalato che a Capljina, Bosnia, 20 chilometri dal mare croato, c’era in giro Dragan Bender, un 2.13 del 1997 che sembra Kukoc e finito nella cantera del Maccabi che già lo manda nelle battaglie della grande Europa mentre la NBA si lecca i baffi.

Poi abbiamo seguito Milano nei giorni delle sue sconfitte, in supercoppa e a Chicago. Il cantiere era aperto, chi ci lavorava lo faceva sapendo cosa serviva per fare un passo alla volta, crescere come gruppo. Certo nelle condizioni peggiori. Viaggi più che allenamenti. Emozioni più che riflessioni. Piacerà questo Emporio anche se dovesse perdere ancora, magari all’esordio sul campo di Trento, ma per la prima in casa contro Varese e poi la partenza al Forum contro i baschi di Vitoria la gente scoprirà molto più di quello che voleva, anche se nel mezzo ci sarà lo straniamento della notte contro i Celtics. Esagerazioni? Lo saranno se la società non farà di tutto per tenere il manovratore libero di scegliersi il tragitto. Esiste il pericolo di trovarsi in braghette rosse di tela se il re sole Gentile, intorno a cui è stata costruita la Versailles di Assago, dovesse andare in corto per troppo lavoro, esposizione ai violinisti che scivolano sui tetti? Esiste se Danesi e Repesa non gli daranno il respiro necessario, se medici e fisioterapisti non monitoreranno ogni giorno quelle fibre da toro scatenato. Certo se dovesse avere dolori che lo fermano come l’anno scorso servirà un piano B, ma siamo sicuri che esiste dopo aver visto Simon e la banda dei lunghi a New York, aspettando sempre l’ultimo o il penultimo innesto.

Comunque sia, avendo ascoltato i violinisti sul tetto delle ultime esibizioni milanesi, tutti spaventati per il superlavoro di Mega Alexandros, ci è venuto in mente il famoso incubo nella vita del nostro grande Dino Meneghin ora ministro degli esteri con fucile puntato alla schiena dal Petrucci che vuole, fortissimamente vuole, il preolimpico a Torino. Dicevamo dell’incubo. Quando Meneghin tornava dalla durissima estate passata in nazionale sognava almeno due giorni, anche tre, di riposo, testa libera. Purtroppo in piazza , a Varese, c’era sempre il professor Nikolic ad aspettarlo. Fra i due un dialogo ormai registrato. Come va Dino? Eh, prof, sono stanco, devo riposare. Nooo, Dino, tu oggi vieni palestra, riposerai sudando, buttando fuori veleni….”. Più o meno andava così. Sapete come è e cosa è diventato Meneghin nella storia del nostro basket. Magari avessero trovato tutti sulla loro strada allenatori capaci di convincere un atleta stanco che non è il riposo, la pantofola, l’abbuffata, il metodo per uscire dalle trappole emotive, dove la testa sballa. Il campo come miniera, ma per tirare fuori il meglio. Milano sarà la favorita se le sue avversarie perderanno ancora tempo a cercarsi e capirsi saltando la fase che unisce, cementa.

Le fate ignoranti che ci servono bevande magiche pensano che ci stiamo vantando di aver visto anche troppo lontano quando non eravamo stati convinti dalla nuova Reyer, nel sabato torinese dove i campioni di Sassari, soprattutto quelli che c’erano nei giorni dell’impresa, magari allenatore e dirigenti compresi, stentavano a capire che i vecchi filtri, le antiche formule dovevano assolutamente essere rivedute, corrette, partendo, molto più che in passato, dalla difesa. Contro Cremona se ne saranno resi conto. Certo la Vanoli si è presentata con il vestito giusto per uccidere la superficialità dei critici, ha dentro molto e se Vitali è quello dell’anno scorso allora non è eresia pensare che il veterano Pancotto potrebbe e avrebbe il diritto di danzare con le migliori fino alla fine. Nella griglia che avevamo fatto, ascoltando, leggendo, vedendo poco, neppure il Lombardia criminalmente messo in concomitanza con la supercoppa, disertato dai federalotti locali che neppèure vanno a vedere la mostra NBA di Finazzer dove ci sono tantissimi giovani da reclutare, questa Cremona , dicevamo, era da seconda fila. Adesso consiglieremmo a Recalcati di fare attenzione. Già i suoi voraci uomini di centrocampo gli hanno mangiato la candelina della novecentesima partita. Se non risolve, non purifica, si troverà nei guai. Certo quei due, la strana e sbagliata coppia Green-Goss potrà anche far vincere alcune partite, ma è dei finali come a Bologna che dovrà preoccuparsi. Adesso. Domani potrebbe essere tardi. Tagliare già oggi? Scambiare, magari. Un Green serve sempre. Così come l’Haynes di Sassari che non ha davvero capito perché a Milano faceva fatica a farsi seguire.

Di quella famosa griglia scritta prima di cominciare non ci pentiamo oggi, anche se Caserta e Pistoia ci hanno quasi smentito. Brave loro. Per Brindisi accettiamo il Bucchi pensiero: qualcosa di buono lo ha visto. Su Varese ripetiamo quello che dicemmo a Moretti nella villa sui colli bolognesi alla presentazione del campionato: città appassionata, con tante aspettative, un peso per squadre da costruire. Così è stato e il tigre Dell’Agnello ha piantato il suo artiglio. Così come ha fatto Griccioli con questa Cantù che deve sistemare ancora troppe cose per sentirsi almeno da terza fila, perché se Capo d’Orlando, Caserta, Pistoia e Pesaro erano le candidate a battersi per non retrocedere ci sarà qualcosa da rivedere nel piano di viaggio.

Come siamo andati in questa giornata d’apertura? Discretamente. Bologna, addirittura, ci fa sapere che oltre ad aver messo in palude la Reyer, ha incassato il 14% in più dell’anno scorso e in tribuna non c’erano più di 6.000 persone. Televisivamente parlando? La Rai ha messo in campo la sua idea per vestire meglio un prodotto condiviso con SKY: si sono inventati il Dai e Vai, rubrica che precede e completa la telecronaca domenicale facendo vedere tutte le altre partite. Insomma quello che aveva fatto, senza santi nel paradiso legaiolo, Sportitalia che ora sembra perduta, lontana. Una Rai da valutare giorno per giorno, anche se temiamo chi finge di portare doni e poi ascolta i ser Biss del sistema, allargando il pericolo di contagio.

Non sappiamo come Petrucci abbia letto quello che si dice in giro sulle smanie federali, su questa ossessione per il preolimpico da organizzare a tutti i costi a Torino, mettendo sul tavolo 2 milioni di euro. Loro, i federalfuhrer, fanno sapere che tagliando un po’ qui, meglio un Capobianco già in libro paga di apostoli inascoltati del settore, un po’ là, magari l’impegno televisivo con SKY a fine dicembre, quei soldi si recuperano. Ne siamo contenti. Qualcuno no. Basta che alla fine, se dovesse essere scelta un’altra nazione, i turchi hanno molto di più, i russi potrebbero purificarsi, la Serbia conta sempre tanto, non ci si vendichi su Dinone perché sappiamo come vanno certe cose nelle corti centrali.

Le pagelle della giornata sminuzzata.

10 A don Mario LUNGO il prete dimissionario di via Giusti, Chinatown a Milano, la strada dove è nato Carlo Recalcati, la vie en rose dove il Pavoniano di fratel Brambilla e Taurisano ha dato al basket italiano più giocatori dei colossi che ora ronzano in città. Non ce la fa da solo. Gli hanno negato lo stipendio per un coadiuvatore, per far funzionare l’oratorio della Santa Trinità. Ecco è a lui, cara Federazione, che dovete dare una mano, a Milano, in tutte le città, facendo vivere quel campetto di basket. Potrebbe pensarci anche l’Armani con il suo progetto Junior Program. Insomma qualcuno si muova. Magari lo stesso Recalcati.

9 Alla coppia tricolore DELL’AGNELLO (Caserta oggi e ieri) ESPOSITO (Pistoia oggi e Caserta ieri) per questo squillante esordio in campionato. Dura la vita sulla panca, ma è meglio che stare davanti allo specchio rimpiangendo tempi dorati.

8 Al VALLI che è riuscito a mantenere la prima promessa, fatta ancora quando parlava con VILLALTA e il suo tutor CROVETTI: siamo una squadra migliore dell’anno scorso, ma adesso lasciateci lavorare in pace. Certo con Pittman è più facile che con tanti presunti giganti che rompevano in dirittura o rompevano a prescindere.

7 Al GRICCIOLI che non chiede tanto, salvo il rispetto, perché a Capo d’Orlando resiste anche se non è così facile. Una rosa alla prima giornata non fa primavera, ma è già una coperta e la parte dura viene proprio d’inverno.

6 Ad Arturo KENNEY per come si è battuto, lo ha sempre fatto, per rendere indimenticabile la trasferta americana della sua OLIMPIA. Ha fatto di tutto e di più. Vedendo certi legami, certi personaggi, ci si rende conto che i seminatori, vale anche per altre società storiche, hanno fatto bene il loro lavoro. Pazienza se adesso siamo sul digitale purpureo.

5 Ai GIOCATORI con contrtatto se non daranno un parte dei loro stipendi alla GIBA impegnata in un lavoro straordinario per avere il sussidio da versare ai giocatori disoccupati del momento, ma, speriamo anche a quelli del passato che hanno speso tutto e adesso se la cavano davvero male. Dovrebbe essere un impegno ideologico anche per i Maturi baskettari che dovrebbero radunarsi a Venezia fra qualche mese.

4 A PISTOIA per i guai tecnici che hanno fatto iniziare in ritardo la partita contro Brindisi. Per adesso soltanto una nota, ma una Lega giusta dovrebbe tenere allertati i diriegnti per far funzionare la macchina nel migliore dei modi.

3 A Luca CORSOLINI, bravo nel commentare Armani-Maccabi da New York con Andrea Meneghin, perché, sentendo altre telecronache SKY, non è ancora riuscito a spiegare a colleghi più paludati come si ottiene verità, spontaneità dalla spalla tecnica del momento, liberandone presino l’umorismo.

2 Ai GUFI di Azzurra Tenera che ora temono persino le eliminate dal torneo asiatico vinto dalla Cina sulle Filippine. Non esageriamo cara gente, poi se dovesse accadere ci spiegherà meglio come vanno le cose nel mondo.

1 Alla REYER che ha rovinato la novecentesima in serie A del tricampeon Carlo RECALCATI. Certo è anche colpa sua. Non ha scelto bene i timonieri e il Bucintoro sbanda. Non costringete il sindaco a mettersi la maschera del presidente.

0 Al MIAN di Cremona, fra i migliori nella sfida ai campioni d’Italia, perché se dovesse ripetersi ci farà sentire ancora più in colpa per non aver creduto che questo basket italiano, invaso da troppi stranieri mediocri, sia ancora capce di trovare giocatori di talento e con personalità.

Share this article