Il bilancio che torna a Mancini

1 Settembre 2015 di Stefano Olivari

Tutti grandissimi conoscitori di Alex Telles, così come di altri cinquecento nuovi arrivi (per non scrivere sbarchi) in Italia. La cosa più divertente del calciomercato è come addetti ai lavori e tifosi discutano animatamente di giocatori mai visti giocare fino al giorno prima, se non come avversari di squadre italiane. Poi ovviamente ci scriveranno centinaia di lettori, interisti e non, abbonati a Galatasaray Channel, ma la cosa che conta è che il laterale sinistro brasiliano sia bene conosciuto dal direttore sportivo Ausilio e da Roberto Mancini, che lo ha avuto alle sue dipendenze due stagioni fa e quindi può valutare se a sinistra sia meglio dei vari Santon, Nagatomo, D’Ambrosio, Dodò, Dimarco (tutti rimasti, fra l’altro). Di sicuro lo apprezza, perché quando Telles arrivò a gennaio del 2014 dal Gremio lui lo fece giocare sempre, nei pochi mesi di convivenza. Il giocatore, per quello che conta, piaceva anche a Prandelli. E adesso, ingaggiato nell’ultimo giorno di mercato, è diventato il simbolo della campagna acquisti nerazzurra in quanto preso per una zona dove certo non c’era un buco se non per la scelta ‘dimostrativa’ dell’allenatore che da quella parte ha finora messo Juan Jesus. Non c’è ironia, perché quando le cose vanno male il tecnico è il primo colpevole per media che non possono criticare i dirigenti e Mancini lo sa bene: per questo la pretesa di un buon mercato, ai confini del budget di un club impossibilitato a ricapitalizzare per le note vicende (in sintesi: per non diluire la quota di Moratti, in attesa dell’operazione Borsa o di novità nell’azienda di famiglia), è stata giustissima. Continua sul Guerin Sportivo.

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