Milan, Berlusconi e la trasparenza di serie Bee

3 Agosto 2015 di Stefano Olivari

Nessuno, tranne Silvio Berlusconi e pochi altri, sa davvero chi ci sia dietro a Bee Taechaubol. Per questo troviamo incredibile, anche senza tirare in ballo la solita Inghilterra che prova almeno a stoppare i Cellino di turno (poi l’ex presidente del Cagliari è comunque riuscito a gestire il Leeds a pieno titolo), che nessun dirigente del calcio italiano e meno che mai il presidente della Lega Maurizio Beretta si sia fatto una domanda sulla provenienza dei capitali di Bee. Andrea Agnelli ha fatto una fondata battuta sull’assurdità del prezzo, quasi 500 milioni di euro per il 48% di una società che fuori dall’Europa viene valutata il triplo della Juventus finalista di Champions League, con meno debiti, più tifosi e lo stadio di proprietà, ma per il resto un silenzio assordante da Tavecchio in giù. Il Thai Prime Fund gestito da Bee è il veicolo che formalmente fra due mesi, se tutto andrà bene (o male…) diventerà azionista di minoranza del Milan, e di questo fondo si sa chi siano le banche garanti (in primo luogo la China Citic Bank, che di fatto è dello stato cinese) ma non di chi siano in ultima analisi i capitali. Sorvolando sul dettaglio, giusto un dettaglio, che a sorpresa non sono state previste penali nel caso che a settembre tutto andasse a monte. Continua sul Guerin Sportivo.

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