Due pezzi o costume intero?

14 Agosto 2015 di Indiscreto

Il ‘Di qua o di là’ ferragostano non poteva che rappresentare la summa di secoli di cazzeggio colto, quindi proponiamo di scegliere e di schierarsi, motivando le proprie opinioni, rispetto ai due tipi di costume femminile più diffusi, il due pezzi e il costume intero. Per due pezzi intendiamo tutti costumi a due pezzi, quindi con una storia anche antica, non soltanto il bikini in senso stretto che nacque circa nel 1946 in Francia, per opera dello stilista (ma all’epoca si chiamavano sarti) Louis Réard, che diede alla sua creazione il nome dell’isola del Pacifico in cui gli Stati Uniti conducevano esperimenti nucleari… Insomma, una bomba. Al di là dell’idiozia del dare a un costume il nome di una tragedia ecologica, è probabile che Réard nemmeno fosse originale visto che già negli anni Trenta un altro francese, Jacques Heim, aveva disegnato costumi a due pezzi. La storia del costume intero per le donne parte invece all’inizio del Novecento in Australia, per poi esplodere negli anni Venti negli Stati Uniti e in Europa con l’inizio delle vacanze di massa e del nuoto agonistico praticato anche dalla parte femminile della popolazione. Finiamola qui con il nozionismo copincollatore e veniamo al punto: ci dà più piacere vedere una donna in due pezzi o in costume intero? La domanda vale per i lettori uomini ma anche per le altrettanto numerose lettrici donne di Indiscreto, perché non ha significati sessuali ma soltanto estetici. E anche in spiagge affollate, mentre la signora a fianco tira fuori la pasta al forno e la mette su un traballante tavolinetto, con la figlia che ascolta in cuffia Salmo e il marito che legge di Draxler che si vuole autoridurre l’ingaggio per venire alla Juve, si può ancora distinguere fra il bello e il brutto. Due pezzi o costume intero?

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