San Siro o Portello?

8 Luglio 2015 di Stefano Olivari

Sulla costruzione dei nuovi stadi calcistici vige sui media una sorta di pensiero unico, come su tanti altri temi, salvo poi scoprire fuori tempo massimo (come con l’euro) che forse ci eravamo sbagliati e meritavano spazio anche posizioni più articolate. Per questo la scelta da parte di Fondazione Fiera del progetto del Milan per il suo stadio di proprietà (con asterisco: il diritto di superficie è di 50 anni) al Portello sta generando un entusiasmo giornalistico che non trova la stessa unanimità nei tifosi milanisti e meno che mai in chi dovrebbe avere l’ultima parola, cioè il Comune di Milano (i residenti nimby non li consideriamo, quelli sono contro ogni novità a prescindere). Insomma, che dalla stagione 2019-20 il Milan giochi in uno stadio soltanto suo è una pura ipotesi che però viene spacciata per certezza. Un nuovo giocattolo per Barbara? Una delle condizioni poste da Mister Bee, peraltro ancora lontano dalla firma? Un osso da gettare in pasto ai tifosi, rimandando la riscossa a un vaghissimo futuro? Ma delle questioni tecniche ci sarà tempo per occuparci, il nostro ‘Di qua o di là’ è come al solito di pelle e si rivolge non soltanto ai milanisti di Indiscreto ma anche a chi abbia un minimo senso della storia calcistica (anche per superarla e andare avanti, non solo per conservarla). Rimanere in un San Siro-Meazza, che oltretutto fu costruito come stadio del Milan, che ha un canone di affitto ridicolo (quasi uguale a quanto il Milan pagherà annualmente soltanto per l’area, poco meno di 5 milioni l’anno), dove è appena arrivata la metropolitana, dove possono stare 80mila spettatori e dove entro qualche anno dovrebbe scomparire il criminale terzo anello? Oppure emigrare in uno stadio modernissimo, totalmente proprio, con mille situazioni commerciali possibili, con minore capienza (48mila nella versione più ambiziosa) e quindi, come il caso Juventus insegna, più caldo rispetto a un San Siro semivuoto? San Siro o Portello?

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