Attualità della Grande Guerra

27 Luglio 2015 di Paolo Morati

Assalto dei granatieri - Giovanni Battista Crema

La Prima Guerra Mondiale è per alcuni versi più sconvolgente della Seconda, non essendo possibile individuare con ragionevoli certezze la parte ‘giusta’ e nemmeno le reali (per quanto folli) motivazioni del conflitto, se non la fine di un’epoca e tante situazioni che si incrociarono nel momento sbagliato. A chi si trova a Milano suggeriamo di fare un salto alle Gallerie d’Italia in Piazza della Scala per visitare la mostra La Grande Guerra, Arte e artisti al fronte, aperta fino al fino al 27 agosto. Emozionante e per certi versi inquietante, se pensiamo al confronto con l’epoca in cui viviamo, si presenta come un viaggio in tre atti. Il primo, intitolato Luci e ombre della Belle Époque, è quello che ci ha lasciato il segno maggiore perché se sono passati anche cento anni, lo scenario è quanto di più simile a quello odierno con i dovuti distinguo legato al trascorrere del tempo, mentre la società accende le divisioni e oggi la classe di mezzo soffre e rischia di non reggere più l’urto.

C’è quell’aria di sofferenza e tragedia imminente in opere come I Viandanti, di Felice Carena, dove i personaggi camminano verso la propria meta con aria affaticata. Una meta che potrebbe essere L’abisso dell’omonima scultura di Pietro Canonica, emozionante nell’abbraccio tra uomo e donna. Siamo rimasti diversi minuti a osservarla, prima di passare ad altre opere esposte come la più che mai attuale Riflessioni di un affamato di Emilio Longoni: un giovane (tra l’altro personaggio reale) in strada fissa la vetrina di un caffè dove due eleganti avventori si saziano al tavolo. Gioventù ma anche vecchiaia, con le contraddizioni del titolo Giorno di festa al Pio Albergo Trivulzio di Angelo Morbelli, mentre anziani stazionano solitari e stancamente su delle panche. Un mondo che spaventa e non si vuole vedere soprattutto quando si sta bene. Ma per quanto? Se lo saranno probabilmente chiesto le Donne al Monte di Pietà di Marius Pictor, ancora una volta drammaticamente attuali nell’era dei moderni ‘Compro oro’. E poi il tema della ribellione sociale nei quadri di Domenico Buratti e ancora Felice Carena.

La mostra prosegue con il messaggio di esponenti del movimento futurista e cantori dell’intervento eroico come ad esempio Giacomo Balla (Dimostrazione Interventista), Carlo Carrà (Cavallo e cavaliere) e Ottone Rosai (Zang-tumb-tumb + bottiglia + bicchiere), per poi passare agli scenari di guerra e alla civiltà europea che vacilla e crolla (vi ricorda qualcosa?). Un esordio affidato a Julius van Biesbroeck (Delenda Messana) e alla preveggenza di Adolf Hirémy Hirschl (Sic transit), fino a tre opere di Plinio Nomellini che paiono richiamare parole oggi così presenti nel gergo della nostra fase storica: Orda, Migrazione d’uomini, Invasione… E poi infine c’è la Guerra vera e propria, raccontata dai pittori soldato, come Lodovico Pogliaghi, Giovanni Battista Crema e Baccio Maria Bacci. Una cronaca di quanto succede al fronte evitando però i dettagli di sconforto. Che ritroviamo inevitabilmente dopo, tra glorificazione della vittoria (monumentale l’opera esposta di Galileo Chini) ma anche dolore come nei Rifiuti della società di Aroldo Bonzagni o Le vedove di Chini. C’è questo e tanto altro nella mostra La Grande Guerra, Arte e artisti al fronte. Un bel percorso che lascia il segno e fa pensare, non soltanto a un secolo fa.

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