Recoba, l’addio di un grande

19 Giugno 2015 di Paolo Morati

Alvaro Recoba

Dunque Alvaro Recoba starebbe (noi non ci vogliamo ancora credere, ma il direttore ci ha chiesto con tono imperativo di scrivere qualcosa…) per annunciare il suo ritiro dal calcio giocato a 39 anni, dopo aver conquistato l’ennesimo trofeo in Uruguay nelle fila del Nacional di Montevideo, dove invocano già una partita di addio contro l’Inter. Su Indiscreto, che a sua insaputa gli deve molto, lo abbiamo più volte celebrato scatenando discussioni interminabili e non potevamo esimerci di scriverne anche in questa occasione. Facendo felici i suoi sostenitori, così come i detrattori. Di fatto, chi non conosceva il calcio sudamericano di Alvaro Recoba sentì probabilmente parlare la prima volta in occasione della trattativa che l’Inter di Massimo Moratti stava imbastendo nel 1997 per portarlo dall’Uruguay in Italia, rilevandolo proprio dal Nacional. Se la memoria non ci inganna, da parte nostra si trattava di una trasmissione serale su Telenova con Maurizio Mosca che commentava la famigerata videocassetta che, la leggenda narra, stregò il presidente convincendolo al suo acquisto. Gli stessi giornalisti e commentatori sapevano poco di un ragazzo di 21 anni dai lineamenti curiosamente asiatici (da lì il soprannome El Chino), che sembrava avere grandi numeri, ma poco altro per poter dire qualcosa in più. Anche perché Internet era ancora sostanzialmente email e, agli albori del Web, Youtube e la partite in streaming non esistevano e sulla rete non si potevano reperire grandi informazioni. Insomma, gli esperti erano veramente esperti oppure non lo erano ma potevano far credere di esserlo, tanto i mezzi per verificare e confutarli erano pochi.

Ma torniamo a Recoba. L’esordio in nerazzurro contro il Brescia il 31 agosto 1997 fu una folgorazione. La doppietta con due siluri che oscurarono l’attesissimo Ronaldo (giocatore inarrivabile), ed entrò nel cuore di molti che al rientro delle vacanze estive erano convinti che il fenomeno brasiliano avrebbe lasciato subito il segno. E invece zitto zitto il segno lo lasciò quel ragazzino mancino e sorridente, entrato in corsa e destinato a diventare un giocatore speciale, un vero e proprio idolo per tanti, e non solo interisti, nonché oggetto di discussione infinite. Difficile infatti ricordare in quegli anni qualcuno capace di esaltare, stizzire, deludere e risorgere come il Chino. Una raccolta di gol, assist e giocate mai banali tra le quali è dura selezionare la più bella. Specialista dei calci di punizione (potenti e precisi), dei gol a giro nel set fino agli impossibili da calcio d’angolo, di rasoterra fulminanti e di azioni in velocità, nei suoi anni all’Inter ha fatto il massimo che poteva in quel momento, ma su di lui sono stati costruiti anche tanti miti. Se l’Inter in quegli anni non ha vinto scudetti non si può certo imputarlo a Recoba, considerati i fior di giocatori in rosa che potevano essere altrettanto decisivi. Piuttosto è stato il parafulmine per gli sfoghi dei tanti insoddisfatti dei risultati della squadra e che gli rinfacciavano di non rendere come il suo stipendio avrebbe meritato.

Nella realtà, considerato il suo ruolo (per noi una mezzala avanzata alla quale era assurdo chiedere di coprire), Recoba ha in rapporto ai minuti giocati siglato tanti gol, servito innumerevoli assist, tirate fuori le castagne dal fuoco più volte e nel calcio italiano di oggi sarebbe un giocatore capace di decidere da solo il campionato, di livello medio molto più basso rispetto a quelli dei suoi tempi. Un giocatore oltre che di talento e dal tiro potente e preciso anche estremamente rapido nella corsa quando era al massimo della forma, caratteristica sulla quale si sentono ancora commenti sarcastici. I commentatori poi impazzivano quando inventava e risolveva. Poi ci sono state le partite sbagliate, prima fra tutte le semifinali di Champions con il Milan nel 2003, mentre ingiusto citare il famigerato rigore nei preliminari contro l’Helsingborg nel 2000: all’epoca Recoba si prese la responsabilità di tirare e sbagliò.

Ma Recoba è anche legato a un fenomeno che ci piace definire ‘scendicarrismo’. Chi lo aveva idolatrato per anni poi improvvisamente lo abbandonò… Definizione che non ci sentiamo però di affiancare al ‘nostro’ Franco Rossi che dopo averlo invocato e beatificato iniziò a cambiare atteggiamento in concomitanza con l’arrivo di Mancini in panchina (ma su questo punto il Direttore potrebbe dire di più), un atteggiamento in linea con il suo personaggio di pirotecnico bastian contrario. Altri invece lo presero di mira come simbolo del cosiddetto ‘morattismo’ e la nostra impressione è che questo avvenne in modo esagerato per sfogare le frustrazioni per risultati di cui non era responsabile dimenticandosi che le partite si vincono anche non prendendo gol. Poi lo stesso Recoba ha di recente ammesso (magari anche perché esasperato dalla solita domanda) che avrebbe potuto fare di più, ma questo vale per tutti nella vita.

Lasciando a biografi e wikipedie varie dati e statistiche, Recoba è stato in definitiva capace di avere tifosi come se fosse stato una squadra intera (‘recobiano’ è un neologismo che andrebbe inserito nel dizionario), tanto che si poteva arrivare a tifarlo al punto di perdere interesse per la partita quando veniva sostituito o di essere soddisfatti di una sconfitta perché comunque aveva segnato. Certamente lo stesso, al contrario, poteva accadere per chi non lo poteva soffrire. Un grandissimo personaggio, insomma, un giocatore magico che doveva essere lasciato libero di inventare senza essere ingabbiato nelle regole del calcio modernissimo e che non abbiamo mai abbandonato. I terzi posti che ai tempi di Recoba erano considerati deludenti adesso per l’Inter sono un miraggio, ma non è questo il punto perché il ‘conta soltanto vincere’ alla fine non ti lascia dentro niente (nemmeno quando vinci). La nostra idea di calcio in campo resta la sua, forse romantica ma fatta di genio e talento. E di un sorriso, senza retorica guerresca per tifosi da divano. L’idea del numero 20.

Paolo Morati, in esclusiva per Indiscreto

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