Milano riparte dai campetti e dai Gentile

22 Giugno 2015 di Oscar Eleni

Caro Direttore, è Oscar Eleni che si fa vivo in piena finale scudetto. Bella anche senza le metropoli, bella anche se gli orari ci impediscono di scriverne in maniera seria, bellissima perché dentro ci sono anime diverse, mondi inesplorati da chi cerca uomini e trova, spesso, ominicchi. Devo farlo perché al Comune di Milano, con l’assessora Bisconti tesa il giusto, impegnata in maniera seria, è stata presentata, davanti al sindaco Pisapia e, purtroppo, a nessuno del basket, a parte il corazziere Curioni duca di Casalpusterlengo, dove è in pratica nato Gallinari Danilo, nato da una vera scarpetta rosa come Vittorio, una stupenda iniziativa per far arrivare in rete con la app Playground Milano gli oltre 120 campetti di basket che ci sono in città. Mondi. Uno, dove i brasiliani giocavano in piena notte, chiuso temporaneamente per disperazione di chi abitava nella zona.

L’idea è venuta ad un giornalista romano, Riccardo Sabbatini, che lavorava al Sole 24 Ore prima di scegliere orizzonti diversi , fino a Cuba dove è nata sua moglie. Li ha visitati quasi tutti. Ci ha pensato, ha sognato e poi insieme all’associazione Playground Milano si è inventato questa meraviglia dando all’assesora il modo di far capire che, se aiutata da gente per bene, appassionata, le cose si possono fare. ”Milano è sempre più una palestra a cielo aperto alla portata di tutti – ha dichiarato la Bisconti che sperava di avere al suo fianco almeno il presdidente del comitato regionale, magari Meneghin bloccato nel percorso di arrrivo in piazza della Scala – e con questa nuova applicazione ( www.playground-milano.it) aggiungeremo un altro tassello. Oggi è possibile prenotare online un campo da calcio e organizzare una partita di basket direttamente dal proprio smarthphone. Vogliamo rendere più semplice la vita delle persone e promuovere l’attività di base (ndr: Cari federalotti, voi cosa fate?) per fare di Milano una città sempre più bella, anche nello sport (ndr: lei ha detto smart, ma noi siamo nati sull’Alzaia Naviglio Grande della Canottieri). Milano (ndr: questo è verissimo) è la capitale europea dei playground, oltre 120 gestiti e mantenuti (ndr: con questa app si potrà avvisare il comune dove mancano retine e i canestri traballano) che non ha eguali nelle altre città del continente (ndr: che magari hanno palazzi dello sport veri e non fuori porta, cara assessora, aspettando che il nuovo Lido Armani sia pronto per 7000 e non per 5000)”.

Playground Milano è un servizio gratuito che permette di individuare nello schermo di un telefonino i campetti più vicini. Esiste una funzionalità “ I-check” che permette agli iscritti di preannunciare l’intenzione di recarsi in un determinato campetto, magari quello dei filippini o dei cinesi. Insomma ci sarà sempre una fotografia aggiornata sull’utilizzo di questi campi all’aperto che sono la storia, la vita, la passione, il futuro di uno sport caro presidente Petrucci, nella speranza che poi lo faccia sapere ai dirigenti periferici di bocca larga. L’associazione playground Milano è senza fini di lucro. Novità assoluta. Una bella cosa, magari estendibile anche ad altre cose della città, tipo le farmacie, come ha detto Sabbatini. Poca gente. Ma abbastanza per capire. Grazie dell’iniziativa al Comune, all’assessora e, naturalmente, al sciur sindaco.

Tanto per tenervi informati, il masochistico basket delle 20.45 ci ha ostacolato anche in questa bella finale. Certo bastava vedere come hanno presentato gli spagnoli la loro finale classica fra Real e Barcellona per capire che noi stiamo nel villaggio mediatico, loro nellla vera Europa. Strani davvero questi iberici. Hanno organizzato le finali su 5 partite mettendo 3 partite alle 19 e due, quelle domenicali, alle 12.30. Hanno fatto il pieno. Si vede che i loro commercianti sono diversi dai nostri e hanno una televisione che appoggia, non costringe. Qui si sprecano le domeniche, ci si vanta di avere avuto un milione di contatti nella sera del demenziale confronto con Italia-Croazia di calcio. Roba da piccolo borgho antico, da clan.

Mentre si assegna lo scudetto perduto dalla Milano che non poteva davvero perdere si attende l’ennesima rivoluzione in casa dell’Emporio Armani. Dove congedando Daniel Hackett, uomo di troppe notti, come ha scritto argutamente Massimo Pisa su Repubblica, nel comunicato di fine rapporto mancava una cosa che è in sintonia con certe mentaltà, il distinti saluti alla fine dell’annuncio. Dieci a Pisa. A Milano l’onere di pensare al domani che è già in casa: Gentile come capitano, padrone della rivoluzione, ma allora perché non dare la presidenza a suo padre Nando che ha visto tutti gli allenamenti e sa come stanno le cose, perché sognare Andrea Cinciarini come regista quando c’è disponibile lo Stefano Gentile che non viene mai nominato nella ricostruzione della Cantù affidata a Corbani?

Oscar Eleni, in esclusiva per Indiscreto

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