Accogliere i clandestini o respingerli?

9 Giugno 2015 di Stefano Olivari

Alfano o Maroni? Il ‘Di qua o di là’ di oggi poteva anche essere rappresentato da personaggi, come spesso avviene, ma l’attenzione alla stretta attualità non deve secondo noi far perdere di vista il vero punto nella vicenda dell’immigrazione clandestina. Insomma, i famosi sbarchi (ma non solo quelli), ormai rubrica fissa di giornali e telegiornali. Tema ridotto a una guerra di cifre e di percentuali basate su previsioni aggiustate per far prevalere la propria visione. Non che noi siamo super partes, nessuno lo è, per questo tendiamo a credere più ai 500mila sbarchi entro fine anno di cui parla il Guardian (fonte: un ufficiale della Marina  britannica di stanza nel Mediterraneo) che ai 130mila previsti dal governo italiano per tutto il 2015 (finora siamo sotto i 60mila arrivi, nel 2014 sono stati in totale 170.000 contro i 43.000 del 2013), ma è soltanto per chiarire. La cosa che ci fa impazzire è ridurre la questione a un fatto quantitativo, come se ci fosse una soglia ‘giusta’ entro cui accettare o rifiutare l’immigrazione e non fosse invece la scelta sempre frutto di una nostra visione del mondo, o più modestamente dell’Italia. 130mila clandestini vanno bene e il numero 130.001 lo lasciamo morire in mare? Insomma, la vicenda delle quote di immigrati che le singole regioni dovrebbero accollarsi non è una questione di numeri (lo sarebbe nel breve periodo, ma fra sei mesi?) bensì di sensibilità della popolazione. Il vero ‘Di qua o di là’ è quindi molto ideologico, perché non riguarda gli immigrati regolari né i veri profughi politici ma i disperati del mondo (sorvolando sui terroristi infiltrati): dobbiamo farci carico di tutte le disgrazie del pianeta, senza limiti (perché un limite non c’è ed è ingenuo pensarlo con 800 milioni di persone sotto la soglia di povertà: meno male che non sono tutte ammassate in Libia…), oppure pensare prima di tutto a difendere noi stessi e la nostra identità? Queste si chiamano sinistra e destra, a casa nostra. Non c’è nessuna UE, nessun ONU, nessuna entità suprema a cui scaricare il problema. Accoglienza o chiusura?

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