Shaqiri non è da Inter

4 Maggio 2015 di Stefano Olivari

Il giorno dopo Inter-Chievo al nostro solito bar è un lunedì come tanti altri, nonostante lo zero a zero renda più difficile la qualificazione per l’Europa League. A qualcuno frega dell’Europa League? A qualcuno frega di qualcosa? Sono le due e dieci, Paolo-Wang sta facendo scontrini a velocità supersonica mentre pensa alla proposta che ha ricevuto dal padre che forse è lo zio o forse nessuna delle due cose: andare a ‘dare una mano’ (detto in mandarino, ma il senso è questo) al padiglione cinese dell’Expo. Ovviamente senza mollare la gestione del bar. Il padre-zio-nessuno è stato sollecitato a fornire manodopera a basso costo, così Paolo-Wang ha già deciso che questo onore toccherà a Zhou, compatibilmente con gli impegni al locale. Vorrà dire che per sei mesi rinuncerà al suo hobby della fotografia, con la fissazione per luoghi della vecchia e della nuova Milano. Del resto non si è mai visto un cinese con un hobby, gli ha detto Paolo-Wang dimenticando però che Zhou è cinese per modo di dire. I due nei giorni scorsi hanno pensato di cambiare l’insegna, un ‘Tavola fredda’ che intristirebbe chiunque, e le vecchie sedie rosse dell’Algida, ma poi hanno soprasseduto. Tanto nessuno in quella merda di posto ci viene per scelta, ma soltanto perché gli viene comodo.

Max sta scrivendo un pezzo di mercato per SuperMegaInter.com, dal titolo ‘Perché Yaya Touré si autoridurrà l’ingaggio’, con tanto di frecciate agli scettici che non capiscono il progetto Thohir, poi dovrà sentire l’agente di D’Ambrosio. La sua icona da bagno Mariella è abbronzatissima, le notizie sul conto della TuboPlast sembrano averla resa ancora più simile alla Demi Moore versione Ghost. E in fondo sull’asse del cesso tutti possono essere Patrick Swayze. Al solito le notizie sul conto della TuboPlast non sono buone: Tosoni, che del cavalier Brambilla è anche genero avendo sposato la di lui figlia Michaela, starebbe per chiudere la cessione del ramo d’azienda riguardante l’immobiliare a un misterioso fondo di investimento con sede a Lugano, anche se non è ancora chiaro in quale forma. Dopo di che la TuboPlast rimarrà un’azienda piena di funzionari amministrativi inutili, con produzione delocalizzata in Moldavia e in ogni caso un prodotto senza alcuna caratteristica vincente. Tosoni è fra l’altro furioso, perché abita in via Carducci e il primo maggio i black-bloc gli hanno bruciato la BMW X6M nera, 130mila euro scaricati sulla TuboPlast, parcheggiata sotto casa. Non che lui fosse lì, era a Venezia con Michaela in una delle case del cavaliere, in zona Rialto.

Vincenzo giovedì sera ha speso al Jazz Café tutto il suo stipendio mensile a SuperMegaInter, cioè 100 euro, avendo offerto due giri di aperitivo a Pier Luca, all’Antropiovra, ad Andrea, a Chicco, a Vito (il padre Ernesto gli alla fine prestato i 20mila per l’imprenditoria web) e fighe loro conoscenti, fra cui Erika che è amica di Samantha ma soprattutto hostess a congressi, eventi, eccetera e quindi nell’immaginario dei frequentatori del Jazz può portare altre hostess e le hostess, si sa, alla fine te la danno. Si è parlato molto della app sull’abbinamento dei vestiti, alla fine si è stabilito che a scrivere il business plan sarà Andrea, più centrato degli altri sulla comunicazione.

Purtroppo al Jazz mancava l’atteso Erminio Ottone, impegnato in una cena con i suoceri in cui ha dovuto inventare un complimento diverso per ogni portata, facendo anche il bis di pasta al forno. In sua assenza l’Antropiovra ha rievocato i bei tempi in cui facevano l’alba al Gattopardo, guardando Ronaldo e Adriano mentre pisciavano caipirinha sul marciapiede e incrociando il grande Franco Rossi mentre andava a prendere il caffè. Già, Franco Rossi: tutti si ricordano di quando i giornalisti del genere ‘ci aspettano dieci finali’ lo prendevano in giro quando nel 2007 aveva scritto di un interessamento di Li-Ka Shing per l’Inter. Ah ah ah, sghignazzavano, come potrà mai un cinese comprare una squadra italiana? Come la paga, in involtini primavera e wanton fritti? È già tanto se ha i soldi per un bar… Forse gli sghignazzatori non sapevano che il miliardario di Hong Kong, con interessi soprattutto nella telefonia (H3G), era secondo Forbes il nono uomo più ricco del mondo. Poi la realtà ha superato la fantasia e l’Inter è andata qualche anno dopo a un indonesiano di cilindrata molto inferiore, per non parlare del Milan che Berlusconi potrebbe ormai trattare anche con Paolo-Wang. Venendolo a trovare al bar, è chiaro, in fondo quella via San Gimignano dove ha vissuto (MM Bande Nere) e dove ha vissuto sua madre fino all’ultimo è lontana soltanto poche centinaia di metri.

Stando ai telegiornali sembra che a Milano si parli soltanto dell’Expo, ma Carlos ed Hector non pensano certo al padiglione dell’Ecuador, ‘Discover our evolution’ (come slogan poteva andare bene anche per la Nuova Zelanda o l’Etiopia). Vorrebbero soprattutto fare a pezzi e dare in pasto ai pitbull Dennis, un loro conoscente filippino, cugino di un amico d’infanzia di Manny Pacquiao, che asseriva di essere in possesso di notizie di prima mano dal clan del pugile. Secondo queste presunte notizie Mayweather sarebbe stato mezzo infortunato a una spalla, ma non poteva tirarsi indietro per via dei contratti con la pay-per-view. I due ecuadoregni si sono quindi fatti prestare 500 euro a testa da un connazionale, tale Oscarito, un nano (non un uomo basso, proprio un nano) residente in via Millelire specializzato in piccoli prestiti. Li hanno giocati su Pacquiao a 3,50. Con i 1.250 euro netti di guadagno avrebbero sistemato buona parte di loro casini ed il piano avrebbe anche funzionato, se Mayweather non avesse vinto ai punti. Anche perché quello ad avere una spalla messa male era Pacquiao.

Non hanno nemmeno i soldi per il Calafuria, dove le milf orobiche si sono presentate venerdì dopo avere partecipato al corteo del primo maggio. Non tutte, per la verità, visto che Cate il pomeriggio l’ha passato all’Hotel Emmy con il sessantenne della Uno 45S. Imbottito di Viagra e Levitra, anche lui aveva detto alla moglie che sarebbe andato a manifestare. Maria Antonietta l’ha già dimenticato, ha deciso che non vuole più avere a che fare con vecchi ed è diventata su Facebook amica di Matteo, che le manda sempre foto di gattini e di tramonti. Alla manifestazione l’ha accompagnata Deborah, più per sfuggire al marito che per voglia di partecipazione: le iniezioni di testosterone lo hanno fatto sbroccare in direzione del Cosplay, adesso la vuole chiavare ogni sera nella tavernetta, con lei vestita da Sailor Moon. Dopo il Calafuria andrà anche lei all’Hotel Emmy, ma soltanto per leggere: sta finendo il saggio della Kristeva su Melanie Klein. Ma poi a Grumello è dovuta tornarci.

Nessuno sembra interessato a rientrare al lavoro. Il Roberto ha dedicato la mattinata al guardonismo in zona Figino, fino a quando un camionista bulgaro lo ha guardato storto. Nabil sta raccontando al Lele che lui di eredità è esperto e che in Italia è già stato sposato due volte, destando la curiosità dell’ormai ex autotrasportatore in attesa del patrimonio della zia. Hossam è andato sabato sera a Torino per festeggiare lo scudetto della Juve insieme ad altri egiziani, tutti curiosamente con la maglia di Padoin: l’esaltazione calcistica gli ha fatto dimenticare tre preghiere sulle cinque quotidiane, in fondo per migliorare la sua vita ha fatto di più Tevez che l’imam di viale Jenner.

Per fortuna di Franco a Torino sono rimasti i fratelli forestali, che però gli hanno preannunciato il loro ritorno per martedì. Il pensiero di guardare insieme a loro la partita con il Real Madrid già lo fa star male. Il sardo di Andria ha ormai rinunciato a farsi chiamare con il suo vero nome, Nicola, e senza che nessuno glielo avesse chiesto ha rivelato la sua vera fede calcistica: è milanista e a Milan-Cavese 1-2 lui c’era, in quel San Siro gremito in ogni ordine di posti, 231.546 fra paganti e abbonati, lui si trovava ovviamente in quelli che all’epoca si chiamavano parterre. Posti in piedi, allo stesso livello del campo, come ormai potevano ricordare soltanto Budrieri e pochi altri.

Il Gianni è andato a prendere Samantha e Ylenia a scuola con la Maserati-Vuitton, ma non ha onestamente mire nei loro confronti. Tutto è nato come una sfida, perché lui sosteneva che le due a scuola non ci fossero mai andate e che non le avrebbero prese nemmeno come apprendiste estetiste. Così loro gli hanno detto di venirle a prendere davanti al Vittorio Veneto, lo scientifico vicino a piazzale Lotto dove entrambe asseriscono di frequentare la terza. Detto fatto. Per evitare tentazioni al confine della pedofilia il Gianni si è presentato debitamente spompinato, la nigeriana che c’è dopo la cascina Ghisolfa è in clima partita già dal mattino presto. Con Samantha e Ylenia si parla soltanto del più e del meno, tipo la nuova campagna abbonamenti. Le ragazze sono abbonate al secondo anello rosso, ma per la stagione 2015-16 hanno deciso di fare il salto di qualità con grazie allo sconto riservato a donne, under 18 o over 65: primo anello arancio a 450 euro. Il Gianni invece rinnoverà il suo secondo rosso a 350 euro, come i suoi vicini di posto Walter, Roberto, Vito, Lele, Franco e Budrieri.

Il Walter ha problemi anche con il nuovo inquilino e ha in programma un’altra spedizione punitiva, ma questo non gli impedisce di analizzare nel dettaglio la partita dell’Inter: “Il buon momento di Hernanes si è già esaurito, senza la sua ispirazione si è andati a sbattere contro il 4-4-2 del Chievo, che stranamente si è anche impegnato nonostante la salvezza già ottenuta e il derby domenica prossima. Se a sinistra accompagna l’azione un cane come Juan Jesus, è chiaro che ci si aspetta qualcosa di più dalla fascia destra: ma l’asse D’Ambrosio-Guarin ha prodotto soltanto palloni buttati in mezzo in qualche modo. La cosa che fa pensare è che quattro dei cinque acquisti di gennaio siano partiti dalla panchina e che il quinto, Brozovic, sarebbe stato da panchina anche lui. Prima di dire che Mancini ha sbagliato formazione guardate le alternative, tipo chi è subentrato: Podolski gioca da ex, Kovacic non rischia niente e sbaglia tutto, ma la vera delusione è Shaqiri. Gli si chiedeva un guizzo, un cross decente, una giocata di fantasia, ma in mezz’ora non è arrivato nulla. Rispetto a quando è arrivato sembra un altro”.

Budrieri nemmeno sfiora la Gazzetta sul bancone della Sammontana, è sicuro di non trovarci un solo articolo più interessante delle considerazioni di quel bar. Ieri nel celebrare lo scudetto della Juve il giornale un tempo glorioso è riuscito a non mettere in prima pagina il numero degli scudetti totali vinti: poteva mettere 31, come da albo d’oro della FIGC, oppure mettere 33 come Tuttosport. Ma niente, per non scontentare né il padrone Elkann né i lettori non juventini, è stata una scelta ridicola. Altra cosa la Gazzetta di Gualtiero Zanetti… Vent’anni di Cannavò hanno reso illeggibili anche i necrologi.

La settimana di Budrieri è stata infernale, ma non certo per motivi giornalistici. Venerdì pomeriggio la sua casa è stata l’unica non del centro ad essere colpita toccata dalla violenza dei black bloc. Anzi, di un black bloc. Uno dei pochi che non ha mollato a Pagano felpe e caschi e che ha continuato a tirare sassi ed altro. Questo coglione ha chiuso la sua giornata di gloria tirando una molotov sul balcone dei Budrieri, uno squallido secondo piano in via Novara con vista nemmeno sul Simply, ma su un cortile interno dove ha il magazzino un materassaio (l’ultimo materassaio esistente nell’emisfero boreale). Probabile che lo abbia fatto stizzire la bandiera italiana esposta dalla signora Minghetti del terzo piano (che non ce l’aveva con la manifestazione, ma con i maghrebini della zona) e che abbia sbagliato mira: fatto sta che la scolorita e sfilacciata tenda da sole dei Budrieri è andata a fuoco.

La domenica di Budrieri è invece iniziata alle cinque, avendo puntato la sveglia per vedere Mayweather-Pacquiao. Quando è suonata l’Erminia ha emesso un grugnito, poi si è girata sull’altro fianco tirando una scureggia. Proprio mentre si è messo davanti al televisiore sono tornati a casa Marilena e D.J. John: lui aveva, a suo dire, una serata in una discoteca in provincia di Alessandria e lei gli ha in sostanza fatto da autista, perché a lui a guidare viene l’ansia. Marilena ha detto solo “Che puzza di merda in questa casa”, poi è andata in camera sua, mentre D.J. John non avendo né sonno né tanto meno voglia di trombare Marilena (il sabato pomeriggio al centro massaggi Mey-Lin l’ha lasciato spompato) è rimasto accanto a Budrieri, nonostante della boxe non gli importi niente. Nessuna parola fra i due per almeno mezz’ora, fino a quando in un raro momento di concentrazione D.J. John ha sentito che fra i commentatori di Dee Jay Tv c’era anche Linus, che ancora non gli ha risposto. Si è messo ad urlargli di tutto, al punto che l’Erminia si è svegliata ed è venduta in salotto, inciampando anche in una copia di Gente, quella con Kate Middleton in copertina (copertina macchiata, fra l’altro), che non si sa come era finita sul pavimento. La vestaglia azzurra di panno sarebbe stata troppo pesante anche per un inverno siberiano, ma lei non ci ha badato e ha chiesto civettuola a D.J. John se avesse bisogno di qualcosa. “Un caffè, mamma, grazie, se possibile con una fetta di quel buonissimo ciambellone allo yogurt che hai fatto ieri”. Lei ha raccolto Gente da terra ed è andata in cucina a preparare, senza nemmeno chiedere a Budrieri se volesse qualcosa. Budrieri ha deciso che leggerà le sue lettere segrete, costi quel che costi. Poi se ne andrà lontano, portando con sé soltanto le tre cose che gli sono più care al mondo: la ciabatta della zingara, la pompa di Marino Basso e il libro di Danilo Sarugia autografato dall’autore. Se il calcio gli interessasse come una volta Budrieri sopporterebbe tutto, ma lui che ha visto giocare Ciccolo e Canuti non può mettersi a discutere con chi crede che l’Inter l’abbia inventata Bolingbroke: “Caro Walter, per voialtri uno fa un dribbling ed è subito forte come il Corso. Ma per essere davvero decisivi dalla tre quarti in avanti bisogna fare qualcosa di concreto: un assist, un cross dopo essere andati sul fondo, un dribbling ma solo quando sei uno contro uno. Per fare la diffferenza non basta avere qualche colpo e provarlo in maniera frenetica, per questo Shaqiri non è da Inter”.

(12 – continua dopo Lazio-Inter)

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