Per chi cantava Mia Martini

12 Maggio 2015 di Paolo Morati

Mia Martini

Toi, toi qui connais les motsTrop pleins pour être ditsTrop beaux pour être écrits, Toi musique de mon coeur…

Perché scegliere Je ne connais que toi, una grande canzone di Charles Aznavour, per introdurre il nostro ricordo di Mia Martini nel ventennale della sua scomparsa? Perché calzava a pennello sulla grande artista calabrese tanto che insieme ne diedero una intensa interpretazione dal vivo nel 1977, anno arrivato dopo una serie di successi ma anche di vergognose dicerie sul suo conto (maldestramente riparate anni dopo). Mia Martini, dunque, nata Domenica Berté, detta Mimì, e sorella della ben più esuberante ma parallelamente talentuosa Loredana Berté, mentre lei appariva più discreta nel mostrare la sua bellezza così come nel porsi davanti a un microfono, entrambe per anni inseparabili compagne di viaggio di Renato Zero.

Per pure ragioni anagrafiche noi in realtà Mia Martini l’abbiamo artisticamente conosciuta solo nel 1982, quando la musica stavamo cominciando a scegliercela da soli. Anno di grazia per il Festival di Sanremo, arrivò sul palco dell’Ariston con E non finisce mica il cielo, preziose parole e musica di Ivano Fossati con il quale ebbe anche una storia sofferta e che segnò l’esordio del premio della critica per la manifestazione, ma anche preludio a quel lungo ritiro che ruppe nel 1989 ritornando in modo clamoroso con Almeno tu nell’universo, un gioiello firmato Bruno Lauzi e Maurizio Fabrizio (già autori di Per amarti) entrato di diritto nei classici italiani.

Ecco gli autori. Tanti hanno scritto per Mia Martini, canzoni che hanno fatto storia. Abbiamo detto di Lauzi, di Fossati (splendido l’intero album Danza che contiene La costruzione di un amore), ma grande importanza ebbe senz’altro Franco Califano che scrisse il testo di Minuetto su una incredibile musica di Dario Baldan Bembo (sulla quale altri parolieri avevano faticato a trovare il giusto metro), maestro dell’Hammond e compositore anche di Piccolo Uomo, questa volta con testo ancora di Lauzi e Michelangelo La Bionda, e di tanti altri suoi brani compreso Donna sola. E poi Enzo Gragnaniello che le cucì addosso Donna, perfettamente, e Mango che ai suoi inizi le diede Se mi sfiori. Ma Mia Martini era anche autrice sensibile, impossibile non citare la splendida Quante volte su musica di Shel Shapiro, Agapimu (in greco) e la così personale E ancora canto.

C’è da chiedersi se tutte queste canzoni (e le tante altre che abbiamo lasciato fuori, a partire da Padre davvero) avrebbero avuto lo stesso effetto dirompente nelle corde di un’altra interprete. Mia Martini è stata infatti (anzi lo è ancora) un’artista che faceva proprie le note e le parole, le viveva pienamente, in modo disperato e intenso, sia prima che dopo gli interventi che ne mutarono l’espressività della voce rendendola più nera e drammatica. Così ci appariva in definitiva: assoluta, senza discussione, grande.

Qui, di nuovo qui io contro il tempo son qui e ancora canto per chi? Canto per chi? Chi mi ha tradita e poi ripresa chi mi ha lasciata troppe volte chi mi ha offesa…

Paolo Morati, in esclusiva per Indiscreto

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