Annarita Sidoti, una donna d’oro

21 Maggio 2015 di Stefano Olivari

La buona notizia è che Annarita Sidoti sia riuscita a sopravvivere per sei anni al cancro e quindi a vedere i primi sei anni di vita del suo terzo figlio, quella cattiva è che è morta a 46 anni dopo una serie di operazioni che provoca dolore fisico anche soltanto ricordare (lei stessa di recente lo aveva fatto in pubblico, con notevole spirito). Una delle ultime medaglie d’oro dell’atletica italiana in una manifestazione planetaria (l’ultima è stata quella di Alex Schwazer a Pechino 2008), ai Mondiali 1997 di Atene, la marciatrice siciliana ha avuto una carriera lunga e mai segnata dal doping nemmeno a livello ‘si dice’. Le è mancata la gloria eterna dei Giochi Olimpici che hanno avuto Ondina Valla e Gabriella Dorio, nonostante tre partecipazioni (Barcellona, Atlanta e Sydney), ma per quantità e qualità delle medaglie (ci sono anche due ori, Spalato 1990 e Budapest 1998, e un argento europei, oltre a tante altre cose) non è sbagliato considerarla la seconda atleta italiana di sempre dopo Sara Simeoni, senza considerare Fiona May che è diventata Fiona May con la Gran Bretagna. Poi il peso specifico della marcia nel mondo dell’atletica è quello che è, minore rispetto ai tempi della Sidoti (Salvador, Perrone, Alfridi…) e destinato a diminuire ulteriormente non soltanto per il doping ma anche perché è una delle specialità maggiormente a rischio di taglio olimpico. Questo non toglie che Annarita Sidoti abbia onorato l’atletica e la vita.

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