Solitario alla Darsena

27 Aprile 2015 di Oscar Eleni

Oscar Eleni dalla Darsena sui Navigli di Milano, finalmente bonificata ed affollata, un colpo di remo e sei alla Canottieri dell’Alzaia Grande dove è passata tanta storia del nostro basket, partendo da Borella, Gamba, lo zio Reina per finire ad Faina, Arrigoni, Casalini, e vedi già la tenda affollata da nuove idee del Cincinnato Brunetto scaricato dalla Virtus Bologna che torna nella bufera un po’ per il lodo Bottai, quando le cose vengono aggiustate c’è sempre qualcuno che soffre, ma soprattutto per il lattemiele sul campo dell’Emporio rivisitato dalla dea decenza, anche se tiene a sedere l’avvilito James e fa vedere, fortunatamente per poco, il Kleiza che la sua rabbia la scarica come chi prende quel prodotto amazzonico.

Il ritorno al successo dei campioni d’Italia viene trattato come un prodigio in sala parrucchieri: capelli tagliati, mani agitate, canestri a catena contro i fanciulli del Valli che sa di vivere in un mondo tre livelli sotto quello del Banchi a cui farà piacere sapere che sta tornando in auge il solitario, questa smania di giocare contro se stessi che rendeva meno cupe le notti di Napoleone e persino quelle di Stan Ulam, il matematico a capo del progetto Manhattan che durante la seconda guerra mondiale portò a produrre le prime bombe atomiche. Il nostro Mantegna grossetano, il cinghiale Banchi che assomiglia davvero a quel meraviglioso pittore incapace di ritrarre i ricchi che lo pagavano, dai Gonzaga al Papa, con belle facce e sorrisi finti, gobbe nascoste. Lui era ruvido, rispettato, ma poco amato, un po’ come l’uomo che troverà negli allenamenti solitari la strada per arrivare al terzo scudetto consecutivo in carriera, il secondo per Milano che secono il principe degli allocchi è squadra costruita nel carmelo della povertà, cominciando da Kleiza e dal suo stipendione.

Non avrà tanti ostacoli. Temeva Sassari e guardate come sta scivolando sulla sua stessa sabbia del basket eolico ed angelico. Caro Sacchetti basta stupirsi, provate a fare il contrario. Adesso dovrà guardarsi da Reggio Emilia che ha davvero una bella squadra, l’hanno costruita miscelando il meglio della cantera con l’usato sicuro sul mercato. Hanno trovato in Cinciarini il Colleoni per qualsiasi battaglia, lo stesso giocatore che Cantù scaricò perché non andava bene a chi aveva altre visioni ora non evidenti neppure nella nuova Germania dei canestri. Nel faccia a faccia contro la squadra di Artest, costretto a fare il diesel perché intorno palleggiano, o se palleggiano, si è visto davvero cosa manca al povero Pino Sacripanti ora difeso con artigli dagli stessi che erano pronti a metterlo sulla collina. Curiosità del basket in movimento. A Reggio Emilia, dove non mancano, ovviamente, contestatori di Menetti, roba da matti, si sussurra che il candidato per nuove avventure potrebbe essere proprio il Pino di Cucciago. Comunque sia, Menetti sarà cliente rognoso per tutti. Cominciando da Venezia che ora è seduta a fianco del trono, regina designata per i campioni.

Piccola riflessione nello sconforto. Vi sembrano campi decenti, da grandi finali, quelli di Reggio Emilia, Mestre e Sassari? Checcefrega degli impianti, noantri ciavemo, già ciavete, la visibilità televisiva. A voi viene il magone se nella stessa gioirnata confrontate la diretta spagnola da Saragozza e quella italiana da Cremona? Disonesti. Cara gente, questo basket novo che si è inventato anche una santa patrona, vede oltre le vostre vecchie ossa di viandanti senza meta. Dispiace soltanto che Trento, la società che ha fatto cose stupende, e ha un progetto vero da sviluppare dopo aver completato la prima parte del lavoro, sia prigioniera di un palazzo orizzontale che non potrà mai dare l’immagine giusta di queste Aquile che fanno saltar fuori dalle vigne del Teroldego il nostro caro Grigoletti che, di sicuro, starà discutendo con Porelli sulla differenza fra il realismo trentino e il difficile ritorno della sua Virtus alla vita grama scontrandosi con l’assurdo. Tipo? Be’, una squadra che ne prende a vagonate e in spogliatoio al Forum, come denunciato dal Ray non privo di peccati, passeggia come dopo una vittoria. Oppure? Fontecchio che si dichira disponibile per il draft NBA. Non è pronto? Non scherziamo. Magari il consiglio superiore dell’agente fidato che sempre domina le lune di questi campioncini in embrione ha trovato una strada per farlo entrare nel giro che conta. Se lo dite voi, certo lui ha intorno solo gente che ha vissuto alla grande lo sport per cui ci fidiamo, anche sorridendo e mandando a quel paese chi dice che bisogna obbligare le società a far giocare i giovani dell’italica scuola. Salvo salutarli quando, dopo avergli cambiato i pannolini, gli allenatori, passato inferni con tifosi inferociti che volevano vittorie e non rose da coltivare, loro ti salutano e guai disturbarli se sono finalmente all’estero dove non si sputa e si insulta in maniera gentile.

Siamo a meno due cara gente. Il tabellone è pronto. Ballano in poche. Aspettiamo il CONI per sapere se la rimonta straordinaria di Esposito con Caserta è da considerarsi compiuta, anche se su questi ricorsi, queste penalizzazioni ci sarebbe da discutere non avendo ancora saputo bene chi ha avuto tanta fretta per confermare il castigo contro la Virtus Bologna che ora, forse, conoscerà la verità se davvero dovesse andare in tribunale con l’ex Bottai si era stato traghettato verso il calcio. Dispiace per quelli che a Pesaro avevano cercato di salvare la barca dallo tsunami della crisi e del mancato sostegno del Valter Scavolini a cui non farà certo piacere sapere che vedendo passare per Milano un taxi sponsorizzato dalla cucina pù amata dagli italiani, lo diceva lo slogan, ci siamo seduti a meditare: un tempo quel taxi lo aveva preso il grande basket e Pesaro era andata nei sette cieli: scudetti, ribalta internazionale. Adesso è vicina al baratro e l’astronave diventerà davvero solo un ricordo, come i processi senza senso al tigre Dell’Agnello che non aveva davvero in mano una squadra migliore dei casertani e neppure della Capo d’Orlando che si è salvata così bene. Di certo non di Varese che ora Caja ha portato verso l’isola dove non serve il brillantante dei famosi, ma dove il sudore fa ancora differenza, oltre alla competenza, ovviamente.

Pagelle dalla Darsena rivisitata da migliaia di milanesi che adesso se la godono, ma domani saranno pronti a riempirla di nuovo con immondizie perché nella movida, proprio sui Navigli, di questi tempi vedi il peggio e non soltanto perché nell’ultima retata hanno fermato centinaia di persone per droga, violenza, schiamazzi, insulti ai poveracci che trovando casa nel pittoresco si sono trovati il pennello dell’inciviltà nelle orecchie.

10 A RECALCATI E ZORZI che sottobraccio vanno verso il museo mai costruito del nostro basket, ospiti d’onore il prossimo 15 maggio nella festa che i maturi baskettari organizzeranno a Bologna, sotto la regia Magnoni, alla Sala Borsa. Certo micione Charlie, 70 anni, non ci sarà perché impegnato nei play off da cui vuole uscire soltanto dopo aver sentito il fuoco dell’alito dell’Armani che potrebbe diventare, il corridioio è pieno di spifferi e certe voci che escoino proprio adesso sanno dio ostriche andate a male, anche la sua nuova casa. Speriamo che Zorzi, 80 anni, stia bene. Perché loro ci chiedono dalle sedie gestatorie i nuovi caporioni? Be’, Recalcati ha raggiunto a Cremona le 525 vittorie in serie A come il paron Zorzi. Con meno partite giocate, questo va detto, e inoltre il paron che ha fatto grandissime cose ammetterà anche che il ragazzo di via Giusti ha qualcosa da mostrare ai re magi: tre scudetti in tre città diverse, il primo per Siena, il primo per la Fortitudo di Seragnoli, il decimo per Varese, l’argento olimpico, il bronzo europeo. Come giocatori? Tutti e due nella casa della gloria.

9 A Sergio SCARIOLO che passando nella bufera di Milano si è ritrovato un cielo a Malaga dopo aver sofferto anche i canestri sputazzanti della nobità iberica: dicono che possa essere ancora lui il conducator dela nazionale spagnola all’Europeo inseguendo la vendetta sul Pianigiani mai digerito, ma i suoi molti estimatori, l’esercito con la pizarra electronica, dicono che potrebbe anche sedere su ua panchina NBA come capo allenatore. Prima di Messina? Non chiedetelo a noi mentre dite che non c’è religione e poi il Tancredi che fa un master da Popovich potrebbe davvero interessare Oklahoma dove certo preferirebbe Durant e Westbrook.

8 A Rick CARLISLE allenatore di Dallas sulla rampa di lancio per uscire dai playoff per due cose importanti: dopo aver conosciuto il “geniale” Rondo gli ha detto chiaro che in Texas non lo vedranno più; ci voleva una lezione per questi che giocano in sport di squadra convinti che sia il tennis e non hanno mai conosciuto il padre di Agassi. L’altra cosa importante è stata la reazione ai 25 mila dollari di multa inflittigli dall’NBA per critiche agli arbitri: davanti ai giornalisti si è presentato con nastro isolante appiccicato sulla bocca. Mitico. Dai, italianuzzi con la feluca, fatelo anche voi, certo prima dovreste essere multati, cacciati, ma ci vuole tempo, i nostri arbitri, al momento, vivono nell’ossessione di non poter presentare lo scalpo di Metta Artest alla prossima riunione nella famiglia di chi fischia e spesso spacca tanti fiaschi.

7 Al SARATOV che ha battuto los millionarios del CSKA Mosca 107-104. In Italia credono alle cifre dei bilanci soltanto quando fa comodo. Ora il CSKA da 41 milioni di euro è anni luce da tutte le altre nella lega baltica, ma neppure i salumieri della nuova critica possono negare che il budget di Milano è, più o meno, quello delle greche, appena sotto quello delle grandi spagnole, e Novgorod è a molte slitte da Mosca, ma anche dall’Emporio.

6 Al GHERARDINI che in Italia non abbiamo voluto mettere alla guida delle società, ne sapeva troppo, perché anche da Istanbul, dove passa le notti a parlare di basket con Obradovic, riesce a dirci cose interessanti, utili per fare almeno un paio di passi avanti. Sarà inascoltato e, cosa peggiore, vedrete fare spallucce a ragazzotti che sognano la NBA senza rendersi conto che nel vero professionismo non esistono scorciatoie, come potrebbe giurare il Datome appena eliminato con Boston dopo essersi trovato nella sala degli specchi deformanti con un allenatore che ne decantava le doti e, intanto, lo teneva sul campo per pochissimi minuti.

5 Al feroce FACCHINI se non torna immediatamente in cattedra. Si aviccinano e partite vere e all’ufficio facce arriva di tutto. Un fischio, una recita. Non esiste chiamata arbitrale accettata da fuori, conoscendo l’educazione sportiva del paese delle bombe carta perché stupirsi, ma, purtroppo, anche da dentro dove le belle gioie che vanno nelle trappole difensive devono pur giustificare il loro egoismo. Tornare al rigore interpretativo mollando un po’ sulle rotazioni e i movimenti del perno, i contatti senza danno nel confronto ormai troppo frequente fra alti e bassi nella ruota delle modeste soluzioni offensive di un basket dove non serve il fondamentale del passaggio. Non passa quasi più nessuno e se lo fa allora vuole le orercchie del toro: cara gente io so farlo, ma vedete che asini ci sono intorno.

4 Al Simone FONTECCHIO considerato da molti un talento che presto diventerà protagonista nel nostro basket, nel nostro per adesso, sia chiaro, che si è dichiarato disponibile per le scelte NBA. Se lo sentiva anche Silins che, per fortuna, ha ritrovato la strada della palestra a Reggio Emilia dove ha molte, troppe cose da imparare. Non è voglia di frenare i trasvolatori arditi, ma non ha senso scendere in pista con Bolt se fai soltanto 10 secondi e qualche centesimo, nel caso diciamo anche qualche decimo.

3 Al MASOBASKET che ti piazza l’ARMANI in diretta televisiva la sera del derby a San Siro, sì, era poca cosa, ma pur sempre Inter-Milan, che mette la penultima giornata rigorosamente alle 20.30 di domenica 3 maggio. Fateci un piacere, comprate nel quartiere cinese doveva viveva Recalcati un calendario elettronico universale e scoprite quali potrebbero essere le soluzioni per non finire sempre sotto scopa.

2 Alle ragazze di SCHIO che vivono più o meno nel piccolo paradiso della ricchezza come l’Emporio Armani perché dopo aver vinto gara uno di tanto si sono fatte mettere nel sacco da Ragusa, bella spregiudicata, coraggiosa, in gara due davanti al loro pubblico. Certo si rifaranno, ma è anche un segnale per mettere in angoscia Banchi che non la smette mai di avvisare i suoi naviganti dell’Armani: attenti alle sirene del tutto facile.

1 A SPANGHERO che con una partita stupenda ha messo nel sacco la Roma coraggiosa di Dalmonte perché ci obbliga ad esplorare la panchina di Trento quando pensavamo che bastassero gli elogi per società, allenatore e anche per le resistenze davanti alle crisi di supereroi che ogni tanto fanno i discoli, certo Mitchell non è Sosa.

0 Ad ESPOSITO, straordinario con la Caserta presa senza vittorie, e PAOLINI, bravo con una Pesaro fragile e stressata, se alla fine nella loro crudele battaglia per la salvezza verrà fuori che cambiare allenatore serve. Certo uno dei due sarà in salvo, però si renderanno conto che convivere con certi dirigenti, certa gente che , pagando, si rietiene immediatamente competente, non ha senso. Bisognerebbe ribellarsi e mai accettare stipendi al ribasso da questa gentaglia che ti applaude alla presentazione, ma poi ti gira subito le spalle, gli stessi che affamano gli allenatori del giovanili e poi si chiedono perché non abbiamo giocatori italiani.

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