Schwazer-Donati, marcia verso la fiction

2 Aprile 2015 di Stefano Olivari

Marciatore ex dopato e tuttora squalificato più allenatore di terza fila e totalmente digiuno di marcia. Il matrimonio sportivo fra Alex Schwazer e Sandro Donati è la bella favola italiana in cui tutti dovremmo credere, con il lieto fine già scritto nel caso l’atleta torni in condizioni decenti: Giochi di Rio, complice una ambiguità nei parametri chiesti dalla FIDAL che di fatto rende possibile in assenza di tre azzurri sicuri per la 50 chilometri (e al momento sono due, De Luca e Giupponi) una convocazione in extremis della medaglia d’oro di Pechino. Sbagliato criminalizzare Schwazer per la vicenda doping in senso stretto, se la seconda occasione (e a maggior ragione nella marcia, piena di ex squalificati) è stata data a Gatlin e a mille altri. Certo non si capisce in cosa sia consistita questa sua grande collaborazione con la Procura di Bolzano e con gli organismi sportivi, visto che non ha fatto mezzo nome e ha anzi difeso la sua immagine di improvvisato e solitario autodopatore. In questa vicenda ci sembra molto più triste la figura di Donati, ex allenatore senza fortuna di velocisti e mezzofondisti, importante voce contro certi metodi dell’era Nebiolo (la misurazione del salto di Evangelisti ai Mondiali di Roma fu la summa di una mentalità deteriore), ma senza competenze specifiche nella marcia (per questo si avvarrà della collaborazione di Marco De Benedictis, fratello del Giovanni bronzo ai Giochi di Barcellona) e ormai santino-santone dell’antidoping mediatico-giudiziario: consulente della WADA e di varie procure, sarà più un’assicurazione di buona stampa che una guida tecnica. Sempre però con quell’aria afflitta del perseguitato dai vertici dello sport italiano, un perseguitato che dopo la ‘carriera’ da allenatore ha diretto per quasi due decenni il settore Ricerca e Sperimentazione del… CONI! Che cosa c’entri poi l’associazione Libera di Don Ciotti con l’atletica ci sfugge, non è che chi si inietta l’EPO o altre sostanze sia un mafioso (a maggior ragione Schwazer, che asserisce di avere fatto tutto da solo e senza far parte di un sistema: posizione che ha pagato dividendi…), anche se tutto fa mediaticamente brodo. Perché il marciatore altoatesino ha avuto più titoli di giornale per questo suo ritorno e per le varie vicende con Carolina Kostner (l’unica vera danneggiata, in proporzione alle sue colpe) di quante ne avrebbe avuti, da atleta pulito, in preparazione di una normale stagione. Il dubbio è chi potrà interpretare Donati (Terence Hill?), Schwazer (Beppe Fiorello?) e la Kostner (Kasia Smutniak? L’importante nel casting è che non ci sia la minima somiglianza…) nella fiction RAI che fra un paio d’anni celebrerà questa operazione di marketing. Di sicuro sarà programmata prima che arrivino le denunce di Donati e dei suoi giornalisti nei confronti di calciatori che magari frequentano le stesse farmacie di atleti senza tifoserie dementi al seguito.

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